Come gli Hüsker Dü sono diventati gli Hüsker Dü

Gli Husker Dü ora non esistono più, ma sono stati una grande band. Greg Norton al basso, Grant Hart (mancato nel 2017) alla batteria e il cantante e chitarrista Bob Mould, che oggi compie 64 anni, sposarono mirabilmente le loro inclinazioni hardcore punk con il pop prima di dissolversi nel 1987, all'apice del successo, a causa dei continui litigi tra i due leader del gruppo, Hart e Mould. Nel 2017 venne pubblicato il cofanetto "Savage Young Dü" che faceva il punto sul primo periodo della band di Saint Paul (Minnesota), quello compreso tra il 1979 e il 1982. Questa è la nostra recensione di quel box.
Al netto delle implicazioni emotive - "Riesci a farlo uscire prima che me ne vada?", chiese Grant Hart qualche mese fa, poco prima di lasciarci, a Ken Shipley, capo dell'etichetta Numero Group e curatore del progetto - "Savage Young Dü" è senz'altro un documento prezioso, che ricostruisce con la precisione e l'attenzione propria di chi è abituato a scartabellare negli archivi l'adolescenza di una band che qualche anno dopo avrebbe cambiato, a suo modo, il corso della storia: nelle sessantanove tracce incluse nel cofanetto - quarantasette registrazioni inedite più le rimasterizzazioni dei 7 pollici "Statues"/"Amusement" e "In a Free Land", e dell'album di debutto "Everything Falls Apart", in pratica tutta la produzione non marchiata SST - c'è tutto quello che c'è da sapere per capire come gli Hüsker Dü siano diventati gli Hüsker Dü.
Dalle acerbe "Do The Bee" e "Nuclear Nightmare" alla più definita "Sore Eyes", dove forse per la prima volta Mould e soci riescono nell'impresa - che poi diventerà il loro marchio di fabbrica e passaporto per la gloria - di fare convivere melodia e dissonanza, il merito di "Savage Young Dü" è quello di scavare nel periodo più artisticamente vivido ed eccitante che possa mai vivere una band: quello degli inizi. L'inserimento di "Everything Falls Apart" - tra l'altro già rispedito nei negozi nel '93 come "Everything Falls Apart and More", sotto forma di ristampa in CD con i primi due singoli e una manciata di bonus track - non è una furbata per allungare il brodo, ma l'indispensabile trait d'union per agganciare i demo e le registrazioni recuperate da Shipley a un discorso che - di lì a pochi anni - avrebbe portato il trio a consegnare agli annali "Zen Arcade", e quindi a consacrarsi.
Ha i pregi e le particolarità sia di un prequel che di un making of, "Savage Young Dü", con tutti gli annessi e connessi del caso: se già avete confidenza con i lavori di Bob Mould, Grant Hart e Greg Norton questo cofanetto potrebbe davvero chiudere il discorso interrotto - tra l'altro nemmeno nel migliore dei modi - nel 1987, dando paradossalmente quel senso di compiutezza che alla carriera degli Hüsker Dü ancora mancava. I neofiti e i curiosi, di contro, non cedano alle lusinghe di un prodotto ottimanente confezionato: per gustarsi il finale, che in questo caso è l'inizio, conviene conoscere quello che è venuto prima.