Olivia Rodrigo si affaccia alla vita adulta
Olivia Rodrigo è nata in California, da padre di origine filippina e madre con ascendenza tedesca e irlandese. Adolescente è entrata a far parte della fucina Disney recitando in un paio di serie televisive che hanno ottenuto buon successo. Poi, nel 2021, l'esordio discografico con "Sour" (leggi qui la recensione) e il bis, l'8 settembre 2023, con "Guts". Il suo secondo album compie oggi un anno e questa è la nostra recensione.
Emo, indie rock, pop punk, bubblegum rock: nessuno sa giocare con la nostalgia del rock mainstream degli Anni Duemila meglio di Olivia Rodrigo. In “Guts”, il “sophomore album” della 20enne cantautrice californiana, così come gli angloamericani chiamano i dischi della difficile prova della consacrazione, tornano più o meno tutti gli elementi vincenti dell’esordio con “Sour”: ma la purezza e l’innocenza dei brani contenuti nel disco uscito due anni fa lasciano il posto a un pizzico di autoironia. Da “All-american bitch” a “Teenage dream”, passando per “Pretty isn’t pretty”, nei dodici pezzi di “Guts” Olivia Rodrigo racconta come si è lasciata ammaliare dal successo e dalle dinamiche dello show-biz, finendo quasi per perdere il contatto con la realtà: “Avevo 19 anni e avevo tutta questa gioia di vivere. Ero anche una debuttante in questo settore e questo può essere piuttosto allettante: ‘Ci sono tutte queste persone interessanti, tutti questi nuovi giocattoli fantastici e scintillanti’”, ha raccontato, facendo il verso a sé stessa.
Quella fuga dal paese dei Balocchi dello show-biz americano l’ha raccontata perfettamente, in modo poetico ma al tempo stesso anche violento, nel videoclip di “Vampire”, il singolo che ha anticipato l’uscita di “Guts”. Il disco ha avuto una gestazione difficile, durante la quale la popstar ha anche sofferto della sindrome dell’impostore. Ne è uscita tornando a lavorare con il suo produttore Dan Nigro - ex rocker che con gli As Tall as Lions si fece largo nella scena indie degli Anni Duemila, prima iniziare a lavorare come produttore con Kylie Minogue, Billy Idol, Carly Rae Jepsen e Lewis Capaldi - nel garage-studio dove avevano inciso “Sour”, finalizzando poi il lavoro in studi come gli East West di Los Angeles e gli Electric Lady di New York.
Se in “Sour” mischiava il rock Anni ’90 delle Elastica, Veruca Salt e Liz Phair, il pop di Taylor Swift e una versione un po’ più appetibile per i teenager del sound dei Radiohead, in “Guts” alza un po’ più l’asticella, continuando però a riportare le chitarre nel pop: nei brani contenuti nel nuovo album i riferimenti spaziano dal rock alternativo à la Beck e Smashing Pumpkins al rock femminista che mamma Jennifer le faceva ascoltare da bambina.
“Guts” significa “coraggio”, ma anche “viscere”: “Mentre scrivevo ‘Sour’ ero un esordiente con il cuore spezzato: mi sedevo al pianoforte per ore e mi sentivo sopraffatta dalle cose che volevo esprimere. Con questo disco mi sono concentrata di più sulla scrittura, evitando di prendermi troppo sul serio ed essendo più sfrontata con le parole. Questo album rappresenta le difficoltà dell’affacciarsi alla vita adulta e il cercare di capire chi sono in questo punto della mia vita”. Prova superata.