I Pearl Jam e il commovente abbraccio ai fan europei

Quest’estate riuscire a vedere i Pearl Jam dal vivo si è rivelato più difficile del previsto. In primo luogo perché hanno centellinato le date europee, selezionando solo sette città (in sole cinque nazioni) in tutta Europa. Una serie di imprevisti legati a condizioni di salute non precisate hanno poi portato la band di Seattle a cancellare prima la data di Londra, poi entrambi gli show previsti a Dublino. Ecco perché gli appuntamenti spagnoli, compreso quello da headliner al Mad Cool Festival di Madrid, sono diventati un'occasione ancora più preziosa per rivedere Eddie Vedder e soci.
Intanto la domanda più importante: come stanno? E la risposta più rassicurante: a quanto pare bene, molto bene. I Nostri non solo si mostrano fin da subito in splendida forma, ma ostentano anche una gioia nello stare sul palco a tratti straripante, sicuramente contagiosa. Questo fa già tirare un bel sospiro di sollievo alle decine di migliaia di persone accorse al festival madrileno. Eddie ha un sorriso che sembra disegnato e un entusiasmo quasi fanciullesco che da un lato ne ammorbidisce (forse anche un po' troppo) i toni, dall'altro fa respirare quell'aria di serata magica nella quale si spera disperatamente ogni volta che si va a vedere una band di questo calibro.
Quando si sceglie di andare a vedere i Pearl Jam dal vivo, oltre all'investimento economico legato al costo del biglietto - che è sempre più in ruvido contrasto con le storiche battaglie del gruppo per avere prezzi ragionevoli o addirittura popolari per i propri fan - ci si ritrova anche nella scomoda posizione di avere sul groppone un importante investimento emotivo. Va tutto calibrato sulla base del coinvolgimento che si ha con la musica dei Pearl Jam, ovviamente, ma se non stiamo parlando di una semplice posa da vecchio rocker, allora apparirà chiaro di cosa si sta parlando. Aggiungiamoci che la fanbase dei PJ degli anni è andata a inasprirsi sempre di più, creando anche una sorta di competizione interna da fare invidia a quelle più agguerrite, un cortocircuito quasi unico nel mondo della musica. Ecco, alla luce di tutto questo: un concerto dei Pearl Jam è impegnativo, soprattutto per il cuore.
La buonissima notizia è che già da “Lukin” - primo brano in scaletta, tra i più insoliti - il calore che avvolge Madrid al tramonto porta con sé la consapevolezza che quell’investimento sta per essere ripagato, con gli interessi. La cattiva notizia è che purtroppo per la prima volta in questa edizione del festival lo show parte in ritardo e con dei suoni almeno inizialmente terribili. Ironico, eh? Tra tutti, proprio loro. Ironico ma forse anche inevitabile, senza tirare per forza in ballo questioni esoteriche. La colpa potrebbe anche essere parzialmente attribuita al forte vento, che arriva con prepotenza a scombinare il meccanismo perfetto del Mad Cool, che in questi primi sette anni di storia ha abituato molto bene i suoi avventori, con la cura tipica di una manifestazione che punta all'eccellenza e all'affluenza internazionale.
Ci vorrà qualche brano per riportare volumi e mixing verso gli standard soliti, ma nel mentre troviamo una band che ha scelto di mostrare sul palco il suo volto più sorridente, luminoso e rassicurante. C'è persino un momento che andrebbe cristallizzato e custodito con gelosia tra i ricordi più belli del Mad Cool, dell'estate, del 2024 e così via: un abbraccio tra Eddie Vedder e Mike McCready, di quelli da foto in copertina di un'edizione speciale. Eddie cinge il collo di Mike, chiudendo gli occhi. Testa contro testa, la voce e la chitarra solista dei Pearl Jam per un momento spazzano via tutti i dubbi caustici e ricorrenti sullo stato di salute dei legami interni alla band. Anche i sorrisi di Stone Gossard, Jeff Ament e Matt Cameron parlano chiaro: nonostante le difficoltà, gli imprevisti, le costanti critiche e aspettative impossibili da soddisfare, i Pearl Jam amano ancora suonare insieme e farlo per i loro fan.
"Dark Matter”, ultimo album in studio, è stato accolto in modo tendenzialmente positivo dalla critica, ma tiepidamente dal pubblico. Eppure il coraggio di una band che non dovrebbe più aver nulla da dimostrare permette una scaletta con sei pezzi nuovi, tre dei quali suonati addirittura in sequenza. E indovinate un po'? Il nuovo materiale suona magnificamente. Tutti i brani, nessuno escluso. Anzi, paradossalmente la voce di Eddie si avvicina maggiormente alla sua versione vintage durante “React, Respond” e “Wreckage”, che non con i grandi classici. Canta bene, salta giusto qualche verso con un pizzico di furbizia ma compensa in interpretazione. Considerando che molti temevano che l'estate europea dei Pearl Jam fosse finita qualche settimana fa, questa è una benedizione.
Il resto della scaletta non si distingue particolarmente e segue il modello da festival, se non per una “Unthought Known” al debutto di questo tour e dedicata a Javier Bardem, amico della band e notoriamente uno dei fan più accaniti tra gli illustri. Non mancano le bottiglie di vino, i brevi monologhi nella lingua locale - che, come sempre, sembrano la prova più divertente e faticosa sostenuta da Vedder nella serata - e i momenti di pura emozione.
“Black”, neanche a dirlo, e la sua coda lunga di cori che ogni singola volta fa tremare le porte del tempo. Ma anche “Daughter”, “Better Man” - dedicata al rocker spagnolo Miguel Rios - l'effetto liberatorio di quell'inno generazionale che è “Alive”. L'immancabile cover di “Rockin' in the Free World” e la conclusiva “Yellow Ledbetter” sconquassano il bel prato sintetico del Mad Cool e rafforzano ulteriormente le posizioni di chi pensa che sia ancora importante fare qualche sacrificio e seguire Vedder, McCready, Gossard, Ament e Cameron in questo viaggio che dura ormai da trentaquattro anni.
È una data che ricalibra le energie dell'universo. Con i Pearl Jam si ha spesso la sensazione che, silenziosamente e con una grande incomprensione di fondo, la band debba sempre tornare per contenere alcune forze oscure, pronte a dilagare in loro assenza. Sembra che loro malgrado abbiano questo compito e che tutto sommato riescano anche a portarlo a termine, sempre, senza mai lamentarsene. Quindi ricordiamoci che essere fan dei Pearl Jam non è obbligatorio, anche per chi ha vissuto (direttamente o grazie alla sua potente eco) quel folgorante periodo d'oro della Seattle degli anni Novanta. Se qualcuno volesse scendere dal carro e lasciare posto a chi ha maggior piacere di starci, perché non farlo? In fondo ce lo suggerivano anche gli Oasis, di non mettere la nostra vita nelle mani di una rock and roll band. Anche se in questo raro caso, forse, potremmo correre il rischio sapendo che i Pearl Jam, almeno loro, non la butterebbero via.
SETLIST
Dark Entree (registrata)
Lukin
Corduroy
Why Go
Elderly Woman Behind the Counter in a Small Town
Given to Fly
Scared of Fear
React, Respond
Wreckage
Daughter
Dark Matter
Even Flow
Upper Hand
Unthought Known
Black
Running
Happy Birthday to You - Cover di Mildred J. Hill & Patty Hill
Porch
BIS #1
Better Man
Do the Evolution
Alive
Rockin' in the Free World - Cover di Neil Young
Yellow Ledbetter