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C'è una nuova popstar in città: perché si parla di Chappell Roan

Cita il Duca Bianco, omaggia Cyndi Lauper e racconta oscenità: chi è la star di "Good luck, babe!".
C'è una nuova popstar in città: perché si parla di Chappell Roan

Parrucca settecentesca, bizzarro copricapo con due spuntoni, abito tutto piumato, trucco marcatissimo, unghie affilate. No, non è uno dei Cavalieri dello Zodiaco: Chappell Roan si è presentata così lo scorso giovedì al “Tonight Show with Jimmy Fallon”, uno dei salotti tv di punta degli Usa. Kayleigh Rose Amstutz, questo il vero nome della cantautrice di Willard, Missouri, classe 1998, si è esibita davanti alle telecamere dello show, seguito oltreoceano da milioni di spettatori, sulle note di quella “Good luck, babe!” che la scorsa settimana le ha permesso di totalizzare 25 milioni di ascolti a livello mondiale su Spotify e di conquistare negli States la top 20 della Billboard 200, ovvero la classifica dei brani più popolari negli Usa. Nessuno l’ha vista arrivare, eppure in una manciata di mesi Chappell Roan è diventata qualcosa di più che un astro nascente del pop, con numeri in ascesa e un successo (già) notevole, come confermato dal passaggio nello show di Jimmy Fallon.

Quando lo scorso aprile Chappell Roan si è presentata sul palco del Coachella, il festival musicale più seguito e commentato negli Usa, capace di radunare ogni primavera nel deserto di Indio, in California, centinaia di migliaia di spettatori ma anche influencer e celebrità, la sua esibizione è stata una delle più chiacchierate sui social, che ha cristallizzato l’exploit dell’ex ragazzina cresciuta nella provincia della Bible Belt, l’America più conservatrice e tradizionalista, prima di darsi alla pazza gioia a Los Angeles, dove si trasferì quando la Atlantic Records le mise gli occhi addosso ai tempi dei primi brani pubblicati in rete. La sua storia Chappell Roan l’ha messa in musica, romanzandola un po’, in “Pink Pony Club”, il singolo che nel 2020 ha anticipato l’esordio sulla lunga distanza dello scorso settembre con “The rise and fall of a Midwest princess” (titolo a dir poco boweiano). Il brano, che ha superato quota 60 milioni di stream su Spotify, si apre con una citazione del classico di Gloria Gaynor “I will survive”, diventato un manifesto queer, e racconta la storia di una ragazza che lascia la sua città di provincia per fare la spogliarellista a Hollywood. In “Naked in Manhattan”, altro brano contenuto in “The rise and fall of a Midwest princess”, racconta di baci saffici con la sua migliore amica: “Potremmo finire all’inferno, ma probabilmente staremo bene”, canta. Nel video zompetta per le strade di Manhattan con un abito rosso, ricordando la Cyndi Lauper del videoclip di “Girls just want to have fun”.

A Willard, cittadina di poco più di cinquemila anime in cui è nata e cresciuta e dove andava in chiesa tre volte a settimana, le era stato insegnato che “essere gay è un peccato”. Poi Kayleigh a Los Angeles si è (ri)scoperta: “Roan è la versione drag queen di me stessa, con in più un po’ di cattivo gusto. Adesso non ha paura di dire cose davvero oscene. Le canzoni sono una specie di versione fiabesca di ciò che è accaduto nella vita reale. Entrare nella comunità queer mi ha permesso di sentirmi semplicemente libera e sicura sul palco con il pubblico, perché so che molte persone tra loro sono queer e vogliono solo essere lì e divertirsi”, ha detto in un’intervista a Vanity Fair.

In pezzi come “Femininomenon”, “After midnight” e “Super Graphic Ultra Modern Girl”, mischia atmosfere da ballatone senza tempo à la Lana Del Rey, un po’ di elettropop à la Lorde, il pop danzereccio à la Katy Perry e ritornelli esplosivi come quelli della Lady Gaga degli esordi: “Quando ho iniziato a scrivere questo album ero da 4 anni e mezzo in una relazione con un uomo. Scrivevo delle ragazze, del pensare alle ragazze. Stavo scrivendo di una parte di me che ho sempre voluto sentire e vivere: quella della completa libertà, delle scintille. Pensavo di poterla intrappolare nelle canzoni, per farla vivere solo in quella dimensione. Mi piacerebbe rappresentare le ragazze queer alle scuole superiori, che vogliono solo essere signorine, diventare mogli, che poi si liberano e si trasformano in draghi. Questo album è per le ragazze adolescenti che pensavano fosse solo una fase. È per me stessa”, ha detto a Rolling Stone. Dietro i brani del disco c’è il tocco di Dan Nigro, che per chi non lo conoscesse è il produttore di quella Olivia Rodrigo diventata una delle popstar più influenti degli ultimi cinque anni, che ha deciso di portarla con sé in tour.

Dopo uno stand by discografico, Chappell Roan è ripartita con un nuovo contratto, stavolta con Island Records, parte del gruppo Universal Music: “Mi sembra di aver sempre avuto ragione. Mi sentivo come se ce l’avessi già fatta quando qualche anno fa la gente ha iniziato a presentarsi ai miei concerti - dice oggi a proposito del successo - quello che sto vivendo ora è solo la ciliegina sulla torta”

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