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Geolier: il rap che “prende tutti” si prende il Maradona

L’artista abbraccia ogni generazione: “Questa musica ci ha salvato la vita”. Il racconto.
Geolier: il rap che “prende tutti” si prende il Maradona

Sulla copertina di “Dio lo sa”, il terzo album di Geolier, ci sono delle mani giunte in preghiera. Sono quelle di un bambino, di una donna, di un uomo, famigliari del rapper napoletano, tutte rivolte verso il cielo, a piramide. È un’invocazione intergenerazionale, perché il rap di Geolier travalica le età e riesce a realizzare, anche in Italia, quello per cui, oltre cinquant’anni fa, è nata la cultura hip hop: rappresentare in modo profondo una comunità. E unirla, sia essa quella della West o della East coast americana, o di una periferia campana in cui oggi ci sono raffigurati più volti di Geolier che di San Gennaro, come ha raccontato quasi imbarazzato lo stesso Emanuele Palumbo, questo il suo vero nome.

Non c’è il fan tipo

Di questa forza aggregatrice ne è fotografia vivida il primo concerto allo stadio Maradona di Napoli (il 22 e il 23 giugno si replica, con tre sold-out e 145.000 biglietti staccati è il primo cantante a raggiungere questo traguardo nella storia dell'impianto) dove non c’è un vero e proprio pubblico di riferimento, ma un groviglio eterogeneo di umanità: ragazze e ragazzi, adulti, famiglie, bambini, perfino qualche impavido anziano. È un miracolo all’ombra del Vesuvio? I numeri dei concerti di Geolier nelle altre città non sono inevitabilmente gli stessi, ma questo non scalfisce il cuore del discorso. Al Maradona, infatti, non è possibile tracciare, come avviene in molti live trap, drill, boom bap, pop, rock etc, l’identikit preciso del “fan tipo”: camminando per gli spalti e il pit dello stadio si ha la sensazione di poter incontrare davvero chiunque, di qualunque anagrafica e classe sociale, esattamente come avviene per una partita di calcio (ci sono perfino le mascotte a somiglianza del rapper con dentro dei figuranti) o per ascoltare quei nomi che sono riusciti, con la loro arte, a creare un ponte.

Rap crudo e ballate d’amore

E Geolier, appena 24 anni, sputato fuori da Secondigliano, morso e salvato dal rap come un supereroe, calato sul palco dello stadio da una pedana di quasi dieci metri in una sorta di mistica discensione sulle note del gospel di “Per sempre”, senza aureola ma con una salopette da working class hero, quel ponte, tra canzone napoletana e hip hop, tra tradizione e contemporaneità, tra sacro e profano, l’ha creato. Per questo, con la musica, è riuscito a far accartocciare più piani temporali e generazionali come fosse in “Interstellar” di Nolan. In scaletta ci sono i pezzi rap crudi, ma anche le ballate più sentimentali e melodiche alla “Chiagne”, spesso racchiuse in medley, c’è il brano pop con cui ha spopolato all’ultimo Festival di Sanremo, “I p’ me, tu p’ te”, ma anche la serrata “Nu parl, nu sent, nu vec” in cui dice che, se tornasse all’Ariston, scommetterebbe di perdere ancora. Al suo fianco ci sono i producer Dat Boi Dee e Poison Beatz, oltre a una band ben rodata, ma anche una raffinata orchestra d’archi ad alzare il livello di emotività. “Maestri scusate, ma ora facciamo i tamarri”, dice Geolier con il sorriso ai violinisti prima di rappare “Capo” tra geyser, fuochi d’artificio e fiammate.

Tra Tony e Gigi

C’è il volto de “El pibe de oro” sul grande ledwall centrale quando parte “Maradona”, ma anche quelli dei bambini di Napoli su “Ricchezza” e non mancano gli articoli sullo scudetto del Napoli durante la mitragliatrice di barre di “Campioni in Italia”. Su “Moncler” le istantanee dei palazzoni grigi si colorano. Sì, ci sono i colleghi del mondo urban, da Tony Effe, con tanto di cafona Cadillac a rimorchio, e Mv Villa fino a Luché in “Già lo sai”, uno dei veri iniziatori del rinnovamento della canzone napoletana attraverso il rap, ma anche la cantante Mavi Gagliardi, ex dei Sud 58, su “Emirates”. E ovviamente spazio anche a “papà” Gigi D’Alessio, che con Geolier canta “Senza tuccà”, tratto dal nuovo album del cantautore “Fra”. Su “Dio lo sa” questa volta il rapper ascende, grazie alla pedana mobile, verso il cielo, non con una tunica candida, ma vestito Prada e con le Nike.P Secondigliano” è la preghiera che chiunque conosce e canta a squarciagola. Eccoli lì tutti i mondi di Geolier, uniti, contaminati, raccolti, in collisione, pronti ad abbracciarsi e scontrarsi ancora una volta in un gigantesco clash.

Giù le mani dal rap

Il risultato finale? Forse solo la parola “Napoli”, con il suo caos creativo, può racchiudere tutto. Dopo questa incoronazione popolare, appuntamento al 2025: il 25 luglio all’Ippodromo di Agnano, l’unica data in programma nel capoluogo campano il prossimo anno. Con una consapevolezza e un messaggio, il più profondo lanciato da Geolier: “Noi artisti non siamo degli educatori, non possiamo esserlo e non siamo neppure il male della società. Lasciateci scrivere le nostre canzoni liberamente, lasciateci raccontare le nostre storie. Anche quelle più brutte, quelle di strada. Questo è il rap. Questa musica ci ha salvato la vita”.

Scaletta:
Per sempre
Money
So fly
Presidente
Si stat’tu
Me vulev fa ruoss
Scumpar
Moncler
Ricchezza
Episodio d'amore
Idee chiare
Chiagne
Narcos
Maradona
Capo
Nu parl, nu sent, nu vec
2 secondi
Il male che mi fai
Già lo sai con Luché
Vogl sul a te
Na catena
Emirates con Mavi
L'ultima poesia
I p’ me, tu p’ te
Napoletano
M manc
X caso
Campioni in Italia
Amo ma chi t sap con Mv Killa
Cadillac con Mv Killa e Tony Effe
Dio lo sa
El pibe de oro
P Secondigliano
Una come te
Senza tuccà con Gigi D'Alessio

Finché non si muore
Come vuoi
Give you my love

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