Giovanni Ti Amo e le sue canzoni pop, sexy ed eleganti

Chi è Giovanni Ti Amo, il cantautore che promette “superorgasmi” e allo stesso tempo dice “non ti fidare di me”? Casertano, classe 99, il suo album d’esordio “Ultrafragola” è uno dei dischi pop più interessanti usciti nelle ultime settimane. Un album sexy e onirico e allo stesso tempo concreto e reale, in cui il cantautore racconta l’amore “come se fosse un prisma con tante facce e colori generati da uno stesso punto”, spiega, ma soprattutto con un linguaggio estremamente fresco e contemporaneo. L’erotismo è una componente centrale nel suo immaginario.
“Sono un grande fan dell’amore libero. Oggi in Italia c’è chi racconta il sesso in modo crudo e volgare, a me interessa parlarne in modo disinibito, ma elegante e dolce. Nella mia frase ‘sulle tue ginocchia vuoi pregare, io sono acqua santa e mi vuoi bere’ c’è molto di questa mia concezione”, sottolinea. Ha curato completamente la direzione artistica insieme a vari produttori: Joe Croci, Edoardo Castroni, Edoardo Ruzzi, Federico Nardelli, Daniele Alberico, winniedeputa e Federico De Nicola. Dieci tracce che dimostrano una visione creativa chiara e compatta attingendo a diversi generi, ma con un approccio che richiama quello delle rock band del passato: una produzione minimale, ridotta all'osso, che valorizza la spontaneità del progetto e che rimanda immediatamente alla dimensione live, grazie alla scelta di utilizzare pochi strumenti e sonorità calde, registrate nello studio dello stesso Joe Croci, nel retro di una tabaccheria.
“Faccio musica perché non sono alto un metro e novanta, ho sognato per tanto tempo di fare il cestista – sorride con indosso la maglia dei Celtics - mio padre da bambino mi iscrisse a un’accademia musicale giapponese con il metodo Suzuki dove insegnano a fare musica giocando. Imparai prima a leggere la musica che a scrivere l’alfabeto. Dopo un primo anno scelsi come strumento il violino perché era quello più squillante. Una scelta di cui poi mi sono pentito nonostante ne abbia portato avanti lo studio fino al Conservatorio che ho terminato tre anni fa, è uno strumento molto difficile. Poi sempre grazie a mio padre ho scoperto i Beatles e il rock, da lì mi si è aperto un mondo. Tutto il gusto per l’armonia e per il sound è arrivato da lì. Per me il suono è più importante delle parole”. E fa due riferimenti: “Anche Calcutta e Tyler, the Creator hanno più volte spiegato che hanno utilizzato alcune parole perché si sposavano bene con il suono. Proprio Calcutta, in un’intervista, parla del ‘mood’ di una parola. È qualche cosa in cui credo molto. Il modo con cui una parola si appoggia sulla canzone è fondamentale, ancora più del suo significato”. I Verdena hanno fatto una bandiera di questo tipo di approccio. “In un pezzo del disco, ‘Superorgasmo”, canto ‘una Malboro in tv’: stravolgo l’accento della marca delle sigarette e uso una metafora strana che però suonava bene sul pezzo. Le pubblicità delle sigarette in tv non ci sono più, per questo è qualche cosa di eccezionale”.
Il titolo “Ultrafragola” richiama il nome di uno degli specchi più famosi del design italiano, quello dell'architetto e designer Ettore Sottsass, conosciuto in tutto il mondo per le sue linee sinuose. Esattamente come uno specchio, l'album riflette l'essenza di Giovanni, riportando un ritratto onesto, quasi immediato, che racconta il giovane cantautore. “Questo disco è l’evoluzione Pokémon dell’ep ‘Dongiovanni” sul fronte sonoro e di immaginario - ragiona - ma c’è anche un ritorno alle origini. L’ep era molto più prodotto. In questo lavoro invece ci sono alcuni ‘errori’ tipo un pianoforte che scricchiola. A sto giro ho voluto lasciare una patina di umanità, quella che hanno le band al liceo che suonano e registrano con estrema naturalezza senza farsi problemi”.
In “Perla rara”, una delle canzoni più belle del progetto, spiega che per lui non ha senso andare a firmare contratti a Milano se non si trova la propria luce. “E infatti nessuna canzone di questo disco l’ho scritta a Milano, città che mi sta dando tantissimo e a cui riconosco un’importanza fondamentale, ma che non voglio diventi ‘casa’, rimango molto legato a Caserta e alle mie zone e un giorno vorrei tornare a vivere qua – conclude – il ‘milanocentrismo’ per cui tutta la musica deve essere fatta lì attraverso session con produttori in cui sei solo un numero o passando per reference trovate su Spotify è lontanissimo dal mio modo di concepire la musica”.