Quando David Bowie si ammazzava di biscotti e caffè

Il chitarrista statunitense Earl Slick, il cui vero nome è Frank Madeloni, ha suonato in molti album di David Bowie. A partire da “Diamond dogs” del 1974 per finire con “The next day” (leggi qui la recensione), il disco che il musicista britannico scomparso nel 2016 pubblicò nel 2013.
Il 71enne Slick ha di recente pubblicato un libro intitolato 'Guitar' in cui ha ricordato, tra le altre cose, di come andarono le cose in sala di incisione al tempo della realizzazione di “The next day”. Questo è un estratto del volume pubblicato dal quotidiano britannico Daily Mirror: “Durante quelle sessioni per 'The Next Day', eravamo più vecchi, ovviamente non c'era droga. Nessuna. Nel 2012 eravamo puliti da molto tempo. La droga non era più parte delle nostre vite. Ciò che facevamo allora era darci dentro con l’espresso”.
Slick ha poi raccontato che l'abitudine di bere caffè i due la presero all'inizio degli anni 2000 durante le sedute di registrazione e le prove a New York. “C'è una grande panetteria che è lì da sempre chiamata Bella Ferrara, un posticino vecchio stile, io prendevo dei biscotti, che sono follemente buoni, e li portavo alle prove. David ne spazzolava un’intera scatola. Insieme al suo espresso, ovviamente. Quando ci siamo trovati per "The Next Day", il primo giorno mi sono fermato al panificio e ho preso i biscotti. David ha preso dei pasticcini da Dean + DeLuca, avevamo una macchina per l'espresso in studio, ci siamo ammazzati con tutta quella roba. Avevamo una sala di controllo molto grande, ci siamo sentiti a casa e stavamo come maiali nella merda.”
Earl Slick chiude infine ricordando cosa invece accadeva tempo addietro, negli anni Settanta: "Ai vecchi tempi, avremmo fatto la stessa cosa, solo con sostanze diverse. Ci sedevamo nella sala di controllo, ci facevamo saltare le cervella e iniziavamo a lavorare solo ore dopo. A volte giorni dopo."