‘50 special’: Ronny Aglietti racconta la registrazione in studio
‘50 special’, oggi conosciuto come uno dei brani più popolari del repertorio pop italiano, è stato registrato su un computer “meno potente di un qualsiasi cellulare di fascia bassa di oggi”: a raccontarlo è Ronny Aglietti (nella foto), oggi session man di fama e docente - con, nel proprio curriculum, collaborazioni con star come Irene Grandi, Annalisa, Giorgia, Gianna Nannini, Paola Turci, Noemi e Fiorella Mannoia - che allora, poco più che ventenne, ricevette l’incarico dal produttore Walter Mameli di fissare su nastro - anzi, su hard disc - quello che poi sarebbe diventato il singolo apripista di “Squerez” e il folgorante debutto come autore di Cesare Cremonini.
“Il nome dello studio non lo ricordo”, racconta Aglietti a proposito della sala che ospitò i lavori: “Era a Tredozio [in provincia di Forlì - Cesena]. Le session durarono circa una settimana: le parti di batteria furono incise da Pier Foschi, all’epoca in forze nella band di Jovanotti, e le chitarre furono suonate da Andrea Morelli”.
“Avevo portato il mio computer, un Macintosh Performa 5600, con scheda audio integrata”, ricorda Aglietti, che per l’occasione fu coinvolto non solo in veste di bassista ma anche nel ruolo di fonico: “In studio avevamo a disposizione un banco Mackie 24.8 e un registratore Akai su hard disc a 16 canali. Sull’Akai registrati tutte le tracce delle batteria, che poi riversai - sincronizzandole a due a due e utilizzando solo l’entrata del Mac mini-jack stereo - su Cubase [all’epoca disponibile in versione 4.0, solo per Mac]. Una volta sistemata la batteria, vennero incise le parti di basso e di chitarra, e infine quelle di pianoforte - MIDI - da Cesare”.
“Walter Mameli mi fece avere un CD demo con le canzoni di ‘Squerez’, chiedendomi consigli su come produrre questi ragazzini giovanissimi che lo tampinavano”, dice Aglietti a proposito della nascita della collaborazione: “Così mi venne in mente lo studio di Tredozio, già bazzicato dai musicisti di Jovanotti. Non ricordo grandi criticità durante le session. C’era molto entusiasmo. Cesare - che oggi tutti conosciamo come persona estremamente solare - era il massimo, con la forza dei suoi diciott’anni: già si intuiva la sua forte personalità artistica”.
Solo il tempo, ovviamente, ha dato la misura dell’importanza che quelle session in un piccolo studio nel cuore dell’appennino tosco-romagnolo avrebbero avuto nella storia del pop tricolore. “Quando lavori a un classico non hai mai la sensazione che possa diventarlo”, aggiunge Aglietti: “Capivamo tutti che il brano era forte, e che era stato scritto da un vero artista. Oggi ho cinquant’anni, e quando ho a che fare con personalità come quella di Cesare intuisco subito la statura artistica di chi mi sta davanti. All’epoca ne avevo 23 o 24, riconoscevo in lui un talento fuori dal comune. Ma nessuno di noi pensava di essere seduto su una bomba”.
C’è, da parte di Aglietti, un po’ di rimpianto nel non essere associato immediatamente a “50 special”, che nell’immaginario collettivo dei fan è sempre stata suonata dai Lunapop - non solo dal vivo, come è effettivamente stato, ma anche in studio? “Non ho mai avuto l’atteggiamento di chi vuole segnalarsi come il più bravo”, conclude Aglietti: “Da sempre faccio musica perché mi piace, e dopo tanti anni la faccio ancora, ad alto livello, quindi non ho niente di cui lamentarmi. Sarebbe bello, certo, essere riconosciuto dal grande pubblico, ma non per ragioni economiche o altro: ‘50 Special’ è un classico che sopravviverà a tutti quelli che ci hanno lavorato. E un domani, quando non ci sarò più, sarebbe bello essere riconosciuto come parte di una canzone che ha fatto la storia della musica italiana. Ma non sono geloso in alcun modo nei confronti dei Lunapop. Quelli forti erano loro”.