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Loredana Berté e Rettore: l’Armageddon delle dive del pop Anni 80

Dai Festivalbar degli anni d'oro all'estate 2024, con i nuovi tormentoni: sfida tra eterne regine.
Loredana Berté e Rettore: l’Armageddon delle dive del pop Anni 80

Sanremo 1986. Una giornalista della Rai si aggira nel backstage dell’Ariston intervistando i vari protagonisti di quell’edizione del Festival. Rettore, in gara alla kermesse con "Amore stella" per la quarta volta, alla domanda “Siete tante donne: quali sono i vostri rapporti?”, se ne esce con un laconico: “Uterini”. E fa una boccaccia. “Cioè?”, incalza la giornalista. “Devi saperlo benissimo, visto che sei donna anche tu. Inimicizie e pettegolezzi? Per quello che mi riguarda no: vivo in una meravigliosa solitudine”. Loredana Berté, invece, è un’esordiente assoluta all’Ariston. La cantante di Bagnara Calabra si è presentata in gara con “Re” (monopolizzerà l’attenzione dei media con quel pancione finto che ispirerà anche Lady Gaga), in una fase di stallo della sua carriera dopo hit come “E la luna bussò”, “In alto mare”, “Non sono una signora”, mentre si appresta a cambiare casa discografica passando dalla Cbs alla Rca. “Il festival è donna. I rapporti tra noi donne? Sono splendidi”, dice alla stessa giornalista che poco prima aveva intervistato Rettore. E quando la cronista, pur senza citare la cantautrice veneta, fa notare a Loredana che altre hanno risposto in maniera diversa, lei replica: “Sicura che fossero donne? Di solito le donne sono molto più intelligenti degli uomini: fanno fronte comune e sono molto più forti. Ci deve essere competitività, ma competitività non vuol dire rivalità scorretta. Io sono la migliore, quindi devo vincere io”.

Loredana non vinse: arrivò nona, quattro posizioni sopra Rettore. Piccola parentesi. Andò meglio a Marcella Bella che fu protagonista di un indimenticabile e acidissimo botta e risposta al dopofestival con la stessa Rettore (“Io sono una cantante che non ha bisogno di fare Sanremo”, disse la voce di “Lamette” alla collega, che criticava la sua insofferenza rispetto alla gara): la cantante siciliana si classificò terza con “Senza un briciolo di testa”. Vinse Eros Ramazzotti con “Adesso tu”. Chiusa la parentesi. A distanza di quasi quarant’anni, per la precisione trentasei, Berté e Rettore tornano a gareggiare. Non a Sanremo, ma in una gara diversa: quella dei tormentoni estivi. Per una bizzarra coincidenza i loro nuovi singoli escono nello stesso giorno, domani. Berté, 73 anni, che nelle ultime stagioni ha esplorato il genere in tutte le salse, spaziando dal duetto con i Boomdabash su “Non ti dico no” a quello con Emma su “Che sogno incredibile”, stavolta ha unito le sue forze con gli Eiffel 65 per “Bestiale”, mettendosi ancora una volta in gioco con ritmi in levare e sonorità dance. Rettore, 68 anni, che corre da sola (e non pubblicava un singolo da solista addirittura da dieci anni: l’ultimo fu “Ciao ciao”, datato 2013), gioca più sul classico, cantando con "Il senso del pericolo" un inno alla spensieratezza e quello “stato di perenne ma piacevole febbre che non ti fa pensare, che ti fa sbattere contro le porte a vetri dei negozi con la gente che ti insulta gridando: ‘Hey tu dove ce l’hai la testa?!’”. Sarà l’Armageddon di due delle dive più grandi e iconiche del pop italiano degli Anni ’80, che a distanza di anni continuano a catalizzare l’attenzione (per la cronaca, domani esce anche un nuovo singolo di Anna Tatangelo: l’icona del pop italiano degli Anni Duemila, che con il suo ultimo album “Anna zero” nel 2021 si diede alla trap, torna con “Mantra”).

Lo scontro rinnoverà una rivalità musicale lunga almeno quarantacinque anni. Era il 1979 quando entrambe si presentarono in gara al Festivalbar, alle porte degli Anni ’80. Rettore cantava “Splendido splendente”, Berté “E la luna bussò”. Andò meglio alla prima, che si aggiudicò il premio “Rivelazione dell’anno”, anche grazie a un album interessantissimo come “Brivido divino”, tra punk, disco e a un’estetica accattivante, con quell’aspetto androgino che si ispirava alle star del glam rock di matrice britannica, da Bowie in giù. Con “Kobra”, l’anno successivo, Rettore ebbe di nuovo la meglio sulla collega, che con “In alto mare”, tratta da un album delizioso come “LoredanaBerté”, flirtò in maniera credibile con il funk. Il 1981 per Rettore fu l’anno della consacrazione con “Donatella”, mentre Loredana seduceva l’Italia intera con “Ninna nanna”, salvo poi prendersi la rivincita definitiva l’anno successivo con “Non sono una signora”. Entrando per sempre nell’Olimpo della musica italiana.

Rivoluzionarie, incendiarie, iconoclaste, dopo quegli anni magici Loredana e Donatella si sono perse. Tra scelte forse troppo audaci e incontri ingannevoli per un periodo erano finite ai margini dello show biz, costrette, negli Anni Duemila, pure a partecipare a reality show per rilanciarsi (Loredana a “Music Farm” nel 2004, in mezzo a vecchie glorie come Riccardo Fogli, Scialpi, Fiordaliso; Rettore a “La fattoria”, sempre nel 2004, tra soubrette cadute in disgrazia, ex pornostar e pure sensitivi), prima del ritorno in grande stile sulle scene, a rivendicare l’impatto che entrambe hanno avuto sulla cultura pop italiana. “La rivalità? È una cosa che si è inventata Loredana, poi ha continuato a crederci ed è diventata una realtà. Ma io non mi sento assolutamente in competizione, anzi, se lei vuole facciamo pure un duetto adesso, sono disponibilissima”, ha detto in tempi non sospetti Rettore, parlando della collega, che però non replica. Fun fact: le due ora hanno la stessa etichetta discografica, Warner. Chissà che un duetto non ci scappi davvero.

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