Quando i Beach Boys hanno rivoluzionato il pop: l'intervista

I Beach Boys originariamente non avevano granché a che fare con il surf, anche se la loro immagine popolare di “american band” per eccellenza è legata a quell’immaginario e a canzoni come “Surfin’ safari”. Ma la loro storia è quella di una band che ha cambiato le regole del pop - con tutti i drammi connessi di una grande famiglia. Anche di più: liti, scomparse premature, malattie, reunion, nuove lit - e tanta grande musica. Una storia racconta un documentario semplicemente intitolato “The Beach Boys”, in uscita su Disney+ il 24 maggio, con la produzione di Frank Marshall e la regia di Thom Zimny (collaboratore storico di Bruce Springsteen, ma autore anche di film su Johnny Cash ed Elvis Presley): Il documentario include intervista con - tra gli altri - Lindsey Buckingham, Janelle Monae, Ryan Tedder e Don Was, oltre a testimonianze di Carl e Dennis Wilson, scomparsi rispettivamente nel 1998 e 1983, e molti materiali inediti
La reunion per il documentario
Dei Beach Boys originali rimane soprattutto Mike Love che porta in giro il marchio ufficiale, mentre Al Jardine - anche lui membro fondatore - ha una sua band, “Endless summer”. L’unico sopravvissuto dei tre fratelli Wilson, Brian, è in precarie condizioni di salute. Ma per il documentario i tre si sono ritrovati a Paradise Cove, dove venne realizzata la copertina del primo primo album: le immagini finali vedono i cinque (ci sono anche David Marks e Bruce Johnston, altri membri storici della formazione dagli anni ‘60) sulla spiaggia: “Ed è stato sorprendente che Brian ricordasse alcune cose della nostra infanzia quando uscivamo insieme”, ricorda Mike Love, via zoom dalla California, con camicia sgargiante d’ordinanza. “Abbiamo cantato un po', Al ha suonato la chitarra, abbiamo cantato qualcosa a cappella. In un certo senso è stata una riunione totalmente gioiosa".
Il documentario racconta la prima parte dei 60 anni di storia della band, la fase classica, fino alla scomparsa di Dennis Wilson (nei primi anni ’80), mentre Carl Wilson è morto nel ‘98. Non viene menzionata la reunion del 2012 - che li portò in giro per il mondo ma finì in una lite: “La gioia c’è sempre stata, ci sono state separazioni, certo. Ma quando ci riuniamo, ci uniamo attraverso l'armonia e la positività e c'è una base di amore e rispetto per le particolari individualità reciproche”
Brian Wilson e la rivoluzione del pop
“I Beach Boys hanno cambiato l’idea di cosa potesse essere e come potrebbe suonare una canzone”, spiega Zimny, che racconta di avere seguito sempre la band dalla costa est, da cui proviene. “Ho cercato di raccontare sia il gruppo sia i membri individuali, cosa li faceva funzionare e cosa ha reso la loro musica universale”, spiega.
Il grande presente/assente è ovviamente Brian Wilson, il genio dalla vita e dalla salute mentale tormentata, che smise di suonare per dedicarsi allo studio di registrazione. "I Beach Boys erano ossessionati dalle armonie - era tutto nella testa di Brian”, racconta Love. “Ogni volta che iniziavamo una canzone, Brian metteva la mano destra sul pianoforte, cantava la melodia e arrivavamo noi”, racconta del sound che ha cambiato il pop, l’impasto di voci come un’orchestra e la complessità di scrittura che hanno portato al loro capolavoro “Pet sounds” che sfidò i Beatles, ma anche lo stesso Wilson, che non riuscì a portare a termine il successore “Smile” (qua la storia. “Quando guardo il film, provo un po' di tristezza perché Dennis se n'è andato, Carl se n'è andato, e Brian ha avuto i suoi momenti difficili”, spiega Love.
Il pop universale
"C'è un po' di tristezza e malinconia, ma c'è molto, moltissimo amore per il lavoro che abbiamo fatto insieme e per la musica che ci ha unito, anche nonostante le differenze individuali a volte. E al giorno d'oggi, credo, c'è tanta negatività nell'atmosfera e nel mondo. C'è tanta negatività, ma la musica porta positività, armonia, amore e speranza”, dice indirettamente rispondendo alla critica che si fece alla band, quella di essere troppo leggera e di promuovere un modello dell’America distante da una realtà più complessa.
“La nostra musica durerà per sempre, la nostra musica ha delle fondamenta solide. Oggi si può imparare in maniera veloce e universale attraverso i social media. Io da ragazzino mi sentivo disconnesso da ciò che mi circondava”, spiega Al Jardine, raccontando che i Beach Boys per lui sono “8 to 80”, per bambini e per adulti. “Il pop è universale".