Rockol30

Willie Peyote, quando la voglia di fare musica vince ancora

Il rapper e cantautore, con l’ep “Sulla riva del fiume”, mette al centro la necessità di esprimersi.
Willie Peyote, quando la voglia di fare musica vince ancora
Credits: Davide D’Ambra

La voglia di scrivere prima e quella di suonare poi, la voglia di stare con la band in studio e salire sul palco, la volontà di esprimersi, lontano da strategie e calcoli: Willie Pyote ragiona seguendo queste strade, non sempre battute da chi fa musica oggi. “Sulla riva del fiume” è il nuovo progetto pubblicato dal cantautore e rapper torinese, pensato per accompagnare la serie di appuntamenti dal vivo che lo porteranno con la sua band dal 25 maggio per tutta l’estate in giro per l’Italia. Più che un ep , ha spiegato, è la prima parte dell'album che andrà a chiudere la trilogia Sabauda iniziata con “Educazione Sabauda” (2015) e proseguita con “Sindrome di Tôret" (2017). Peyote e la band hanno registrato in presa diretta e, sia come suoni che come attitudine, è stato un ritorno alle origini.

“Sulla riva del fiume” non ha dietro un vero e proprio concept, ma “la voglia di fare della musica che ci piacesse. Avevo voglia di fare musica che mi piacesse scrivere, suonare, registrare. È un disco più di pancia che di testa anche se ovviamente la testa non è possibile allontanarla del tutto dalla mia vita”, ha proseguito. Poi ancora: “È un disco sulla voglia di fare musica, sulla reazione uguale e contraria al disco precedente (‘Pornostalgia’, ndr) che sente l’influsso del tour e della musica che ascolto continuamente, che mi stimola da sempre come Paolo Conte, Amy Winehouse e Arctic Monkeys”. Questo, secondo Willie Peyote, è un disco al plurale: scritto, suonato, prodotto a più mani insieme alla sua band, amici e musicisti con cui ogni volta si ritrova sul palco: “Abbiamo provato i pezzi prima di andare in studio a registrarli esattamente come quando proviamo per andare in tour e il risultato è stato quello di brani che sono cambiati in studio grazie alla band. Sono molto soddisfatto del risultato, il piacere che ho provato nel fare questo disco va oltre al disco stesso, oltre il dovere”. Ad anticipare l’uscita di “Sulla riva del fiume” è arrivata lo scorso 25 aprile “Giorgia nel Paese che si meraviglia”, la storia di un amore mai davvero finito, quello tra una parte dell’Italia e il fascismo. “Come quando due ex fidanzati si rincontrano dopo tanto tempo e si ritrovano ancora innamorati, come l’Italia e il fascismo. Basta una scintilla per riaccendere la fiamma e farla tornare ad ardere come allora”, ha detto Willie Peyote.

Oltre a “Giorgia nel Paese che si meraviglia” l’album contiene “Cosa te ne fai”: “è un brano su cui abbiamo lavorato a lungo, un riff di chitarra con qualcosa di sexy dove si poggia il racconto di una relazione, ma in questo caso è una relazione sbilanciata dove da una parte c’è chi vuole qualcosa in più e dall’altra chi accetta di accontentarsi delle briciole pur di non perdere l’altro”. E ancora: “Sulla riva del fiume”, il richiamo al Po, da buon torinese, ovviamente è presente, ma nella mente di Peyote la riva del fiume non è solo quella della sua città, ma più in generale la riva dei fiumi che attraversano i grandi centri urbani italiani e internazionali, da Roma a Parigi e Londra, per esempio.

C’è anche “Buon auspicio”, un pezzo che riporta alle orecchie echi di Paolo Conte, dove il piano è molto centrale in una atmosfera noir. Lo ha spiegato così: “Ogni volta che devo andare in stazione passo davanti a una palestra e mi ritrovo a vedere persone che corrono mentre da fuori tutti possono vederli. Se da una parte trovavo assurda quella situazione dall’altra invidiavo la loro disciplina, l’essere così rigorosi con se stessi, cosa che io non sono affatto”. “Piani” è il brano che più di tutti esprime musicalmente il tributo a quei suoni vintage e soul che dalla Motown arrivano fino a Amy Winehouse e che da sempre Willie Peyote e la sua band amano portare dal vivo: “è un pezzo d’amore, il brano più leggero del disco. Ci piaceva l'idea della dimensione sonora di un certo genere, un vestito sonoro, più che concettuale”. A chiudere questi primi sei brani c’è “Narciso”, brano dove ritorna come in altri pezzi precedenti di Peyote la paura del fallimento, l’ansia da prestazione proiettata addosso dalla società performativa in cui viviamo.

Schede:
La fotografia dell'articolo è pubblicata non integralmente. Link all'immagine originale

© 2025 Riproduzione riservata. Rockol.com S.r.l.
Policy uso immagini

Rockol

  • Utilizza solo immagini e fotografie rese disponibili a fini promozionali (“for press use”) da case discografiche, agenti di artisti e uffici stampa.
  • Usa le immagini per finalità di critica ed esercizio del diritto di cronaca, in modalità degradata conforme alle prescrizioni della legge sul diritto d'autore, utilizzate ad esclusivo corredo dei propri contenuti informativi.
  • Accetta solo fotografie non esclusive, destinate a utilizzo su testate e, in generale, quelle libere da diritti.
  • Pubblica immagini fotografiche dal vivo concesse in utilizzo da fotografi dei quali viene riportato il copyright.
  • È disponibile a corrispondere all'avente diritto un equo compenso in caso di pubblicazione di fotografie il cui autore sia, all'atto della pubblicazione, ignoto.

Segnalazioni

Vogliate segnalarci immediatamente la eventuali presenza di immagini non rientranti nelle fattispecie di cui sopra, per una nostra rapida valutazione e, ove confermato l’improprio utilizzo, per una immediata rimozione.