Francesco De Gregori è sempre lui (anche con Checco Zalone)
“Perché scrivere, arrangiare, incidere, pubblicare un nuovo disco, se tanto ormai dei dischi non importa nulla a nessuno e per quelli della mia generazione è un po’ come regalare le perle ai porci?”, si dev’essere detto ad un certo punto Francesco De Gregori. Quando la scorsa estate il Principe, 73 anni compiuti ieri, è entrato in studio di registrazione, non pubblicava un album di inediti da undici anni: l’ultimo, “Sulla strada”, uscì nel 2012 e due anni dopo “Omero al cantagiro” fu l’ultimo singolo originale estratto dal disco. Dieci anni dopo, c’è una nuova canzone originale del cantautore romano: è “Giusto o sbagliato”, che anticipa “Pastiche”, l’album inciso con Checco Zalone. Luca Medici, questo il vero nome del comico pugliese, co-firma il brano, ma non duetta con De Gregori: si limita ad accompagnarlo al pianoforte, sulle note di un pezzo dylanianamente degregoriano (e viceversa). È stato lui a convincere il Principe a mettere da parte dubbi e perplessità e a riaffacciarsi sul mercato, a modo suo. Ma non aspettatevi una canzone à la Zalone, tipo “Angela”, “Poco ricco” o “Immigrato” (occhio, però: nel disco ci sarà anche un brano firmato dal solo comico, “Alejandro”, un titolo che è tutto un programma): stavolta l’attore e regista pugliese campione del botteghino abbandona per la prima volta in carriera i panni dello showman e si mette a fare il musicista.
Guai a sottovalutarlo. In “Giusto o sbagliato” Zalone al piano dialoga in maniera sorprendente con la voce di De Gregori. La canzone, dalle tinte vintage, si apre con quella che sembra essere una citazione di “My way” di Frank Sinatra (del resto un “pastiche” è una tecnica letteraria per cui in un’opera si mescolano lingue e stili differenti, ricorrendo spesso anche a citazioni, inserti e prelievi da testi ed opere di altri autori): “Lo vedi tu / come si fa / stai sulla scena / senza vederla”. Una casualità? Una citazione voluta? Il pezzo, per atmosfera e mood, nostalgico e malinconico, strizza l’occhio alla canzone francese degli Anni ’60 e ’70 (“Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato / e il conto è lì sul tavolo / giusto o sbagliato”). La “My way” di Sinatra era in realtà una riscrittura in inglese - firmata da Paul Anka - di “Comme d’habitude” di Jacques Revaux, Gilles Thibaut e Claude François. Tornerebbe tutto.
“Un giorno mi trovavo a Bari e cominciai a chiedere a ogni persona che incontravo se per caso avesse il numero di Checco Zalone. Volevo conoscerlo. Alla fine uno che aveva il suo numero lo trovai - ha raccontato De Gregori a proposito dell’amicizia con Zalone - Non vedevo l’ora di averlo accanto come musicista in questa strana e bellissima avventura”. Per l’autore de “La donna cannone” lavorare all’album dev’essere stato anche un modo per esorcizzare la scomparsa della moglie Francesca “Chicca” Gobbi, la scorsa estate, oltre che per ritrovare una propria dimensione dopo il lungo tour della reunion con Antonello Venditti. A proposito: in “Pastiche” ci sarà anche una versione di De Gregori e Zalone de “Le cose della vita”, oltre a nuove versioni di “Rimmel”, “Atlantide”, “Buonanotte fiorellino” e cover di “Pittori della domenica” di Paolo Conte, “Putesse essere allero” di Pino Daniele” e “Storia di Pinocchio” di Nino Manfredi.
In questi dieci anni De Gregori non è certo rimasto con le mani in mano. Attivissimo soprattutto sul versante dei live, il cantautore nel 2014 ha spedito nei negozi la raccolta “Vivavoce” (“Un disco di cover di me stesso”, nel 2015 ha omaggiato il suo mito Bob Dylan con “De Gregori canta Bob Dylan - Amore e furto”, nel 2017 ha pubblicato l’album dal vivo “Sotto il vulcano”, mentre lo scorso autunno è uscito il disco tratto dal tour - lungo due anni - con Antonello Venditti. Nella sua discografia, mai un intervallo così lungo tra un disco di inediti e il successivo.