Fela Kuti, il “dio vivente” raccontato come un uomo
Non è un racconto epico, ma meravigliosamente umano. Un racconto che, proprio per questo, in una società dove tutto rischia di essere spettacolarizzato, assume un significato ancora più profondo. “Fela - il mio dio vivente” è il nuovo film di Daniele Vicari, in sala dal 21 marzo e distribuito da Luce Cinecittà, con le musiche di Teho Teardo. Primi anni ’80. Un giovane regista, Michele Avantario, incontra il grande musicista e rivoluzionario nigeriano Fela Kuti e da quel momento dedica la sua vita alla realizzazione di un film interpretato dallo stesso Fela. Non ci riuscirà mai, ma scoprirà qualcosa di più importante per lui: una nuova idea di esistenza.
“Quella di Michele Avantario è una storia di profonda passione per il cinema, per la musica, per l'Africa – dice Daniele Vicari. La storia di un ragazzo che si fa uomo inseguendo per tutta la vita un sogno: realizzare un film sul mito carismatico e irraggiungibile di Fela Kuti. Con questo film provo a raccontare una storia semplice ma potente, quella di un ragazzo che si confronta con un mito vivente, tentando di realizzare un film impossibile. Una storia che suona, balla, fuma, ama, viaggia, che ha il sapore dell’Africa, della politica, degli anni 70 e che supera ogni forma di colonialismo, anche quello 'interiore' che ancora oggi ci portiamo dentro”. Il film è una produzione Fabrique Entertainment e Luce Cinecittà con Rai Cinema in coproduzione con Lokafilm e Grasshopper Films, prodotto da Renata Di Leone, Giovanni Capalbo, Federico Poillucci, Clare Spencer. Fela Kuti. Cantante, compositore, sassofonista, tastierista, leader musicale, uomo politico e capo spirituale. Fela rimane uno dei più controversi musicisti e leader africani che ha lottato per i diritti dell’uomo malgrado le diffamazioni, le vessazioni e persino le innumerevoli carcerazioni da parte del governo nigeriano. Durante una tumultuosa carriera si è confermato come un eroe agli occhi di molti africani. Ha conquistato il mercato internazionale producendo oltre 80 dischi dichiaratamente politici.
“Non ho voluto in alcun modo alterare lo sguardo di Avantario – prosegue il regista – il suo lavoro ci restituisce una popstar, Fela Kuti, più umana che mai. Oggi siamo abituati a narrazioni che hanno qualche cosa di estremamente autoreferenziale o di interesse soggettivo. Si spettacolarizza un artista che fa grandi numeri, magari 20 milioni di ascolti, o si arriva perfino a spettacolarizzare il dolore, questo perché quello dei documentari è davvero un campo minato. Avantario, invece, prende, parte, rompe ogni barriera e racconta chi ha davanti per quello che è, si lascia travolgere dal mondo che immortala, non lo filtra per un vantaggio personale. La musica di Fela Kuti sprigiona vita, esistenza, senso di comunità. Non sono assolutamente convinto che molta della musica che produciamo noi oggi qui, nei nostri Paesi, abbia la stessa forza”