Al pop di oggi mancano gli assoli di sax (ma stanno tornando)

“Careless whisper” di George Michael. “Smooth operator” di Sade. “The best” di Tina Turner, “Rio” dei Duran Duran. E guardando all’Italia: “Ricordati di me” di Antonello Venditti, “Cosa c’è” di Vasco Rossi, “Centro di gravità permanente” di Franco Battiato. Cos’è che unisce queste grandi canzoni? Sono tutte hit degli Anni ’80. Ma non solo: sono tutte accomunate da grandi assoli di sax, che in certi casi - a partire da quello di George Michael o di Sade - hanno contribuito non poco al successo dei brani, diventando paradossalmente se non più celebri dei pezzi stessi quantomeno più iconici. Riuscite a immaginare “Careless whisper” senza lo splendido assolo di Steve Gregory? Riuscite a immaginare la E Street Band senza Clarence Clemons (o suo nipote Jake, negli ultimi anni)? E “Smooth operator” senza l’intro suonato da Suart Matthewman? “Ricordati di me” dell’Antonellone nazionale senza l’appassionato sax iniziale di Amedeo Bianchi? E “Chi tiene ‘o mare” di Pino Daniele senza lo struggente assolo di James Senese? Ecco. In quegli anni lì ascoltare assoli del genere in un brano da hit parade era scontato, quasi automatico. Poi il tubo d’ottone ha iniziato a perdere il suo fascino nel pop, considerato fuori moda nel migliore dei casi e addirittura trash nel peggiore, vuoi perché associato a ogni scena sensuale dei film di fine Anni ’80 e usato a sproposito, vuoi perché poco si confaceva a ritmi della techno e della house che si preparavano a invadere le classifiche.
Da Fausto Papetti al caso Jimmy Sax
C’è una buona notizia per gli amanti di questo strumento, sul quale musicisti come il leggendario Fausto Papetti ci hanno costruito un’estetica e una carriera intera (trenta milioni di copie vendute tra gli Anni ’70 e ’80, anche grazie alle geniali copertine che immortalavano puntualmente ragazze discinte): in questi ultimi anni il sax sta a poco a poco tornando nella musica pop. Pronto a prendersi la sua rivincita. E a conquistare, perché no, pure le nuove generazioni. Chiedetelo a Jimmy Sax, che da anni colleziona serate nelle discoteche di tutto il mondo, spaziando dalle consolle dei locali di provincia a quelle dei più esclusivi club di St. Tropez, Miami, Cannes, Dubai, Parigi, Monaco, Capri. Un caso, quello del 39enne musicista francese (il suo vero nome è Jeremy Rolland), partito - perdonate il gioco di parole - per caso, quando nel 2015 pubblicò su YouTube un video amatoriale in cui suonava davanti alla videocamera un brano inedito da lui composto su una base house. Il pezzo si intitolava “No man no cry”: il video oggi conta oltre 200 milioni di visualizzazioni, gli iscritti al canale YouTube di Jimmy Sax sono oltre 1 milione e non appena annuncia una serata in qualche discoteca parte la caccia al biglietto (il 17 maggio prossimo si esibirà al Palazzo dello Sport di Roma e rimangono a disposizione pochi posti). Con il suo tour ha venduto oltre 130 mila biglietti e fatto oltre 50 concerti solo in Europa: “Capii che stava effettivamente succedendo qualcosa di importante quando cominciarono ad arrivare varie richieste da direttori artistici di festival e gestori delle più importanti discoteche d’Europa”, racconta lui, che il sax ha iniziato a suonarlo quando aveva 10 anni dopo aver visto un video di Maceo Parker, il celebre sassofonista di James Brown, e oggi spera che i ragazzini che vanno a sentirlo dal vivo poi chiedano ai genitori di comprargli un sassofono.
Quando Lady Gaga chiamò sua maestà Clarence Clemons
Va detto che in questi anni il sassofono non è del tutto sparito dal pop, dove per pop si intende quel grande contenitore che tiene dentro un po’ di tutto. Lady Gaga nel 2011 decise di inserire nella hit “The edge of glory”, tratta da “Born this way”, un assolo di sax. E a suonarlo non chiamò esattamente un turnista qualunque, ma uno dei più grandi sassofonisti della storia del rock, sua maestà Clarence Clemons, la cui potenza è stata per quattro decenni imprescindibile per la E Street Band di Bruce Springsteen (sarebbe scomparso poco dopo aver inciso la sua parte nel pezzo di Gaga). Più o meno contemporaneamente Katy Perry, all’epoca acerrima rivale di Miss Germanotta nelle classifiche, chiese a Lenny Pickett della band soul e funk culto dei Tower of Power di impreziosire la sua “Last friday night”. Quello di “Alright” di Kendrick Lamar (tratta dall’album manifesto del rapper statunitense “To pimp a butterfly” del 2015), di sax, portava invece la firma di Terrace Martin, il sassofonista più amato dalla scena rap americana, che prima di Kendrick aveva lavorato con Snoop Dogg e Busta Rhymes.
The Weeknd, Kylie e la missione di Jack Antonoff
A riportare timidamente il sax nelle classifiche nel 2020 ci ha pensato The Weeknd, che per la sua “In your eyes” chiamò a suonare lo strumento il polacco Wojtek Goral e lo svedese Tomas Jonsson: l’assolo finale della hit è pura goduria. Kylie Minogue ha seguito la mossa della superstar canadese, impreziosendo “Green light”, uno dei brani del suo ultimo album “Tension”, con un bellissimo assolo di sax. A farsi carico della missione di riportare definitivamente il sassofono al centro delle produzioni pop contemporanee ci pensa ora Jack Antonoff. I suoi Bleachers sono appena tornati con l’eponimo, nuovo album di inediti, anticipato dal singolo “Modern girl”, con un assolo di sax che sembra uscire fuori da un disco di Springsteen: “Il nostro ruolo di rockstar è anche questo: inserire in un singolo un suono come quello del sax che oggi, purtroppo, nel pop non si sente più - ha detto nella nostra intervista - ho pensato: fanculo. Ci apriremo anche i nostri concerti”. Piccolo dettaglio: Jack Antonoff non è un musicista qualunque, ma è semplicemente il produttore delle più grandi star del pop contemporaneo, da Taylor Swift in giù.