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Irene Fornaciari: “Ho suonato per strada. Ora ho un nuovo nome”

La figlia di Zucchero rompe un silenzio lungo sette anni e “cancella” il suo cognome.
Irene Fornaciari: “Ho suonato per strada. Ora ho un nuovo nome”

Ha “cancellato” il suo cognome. Il motivo? “È un macigno. Ci sono stati tanti pregiudizi nei miei confronti. E quel paragone continuo con mio padre, che è una star, mi pesava. Sembrava che dietro tutto quello che facevo ci fosse sempre lo zampino di Zucchero”, risponde lei. Irene Fornaciari riparte dopo sette anni di silenzio discografico con un nuovo nome d’arte: Irene Effe. La 40enne cantautrice toscana, figlia del bluesman di “Diavolo in me”, ora canta la sua voglia di libertà: “Avrei voluto cambiare nome già anni fa, ma ogni volta ci ripensavo: sembrava che volessi in qualche modo rinnegare il mio cognome. Questa lunga assenza dalle scene mi è servita per riflettere e capire chi volessi essere. Avevo bisogno di cambiare”, dice. Il primo tassello del nuovo percorso artistico di Irene è il singolo “Mi libero dal male”, appena uscito: anticipa un album che arriverà nei prossimi mesi e mostra la cantautrice in una veste completamente nuova. Dimenticate l’interprete soul degli esordi con “Spiove il sole” (la canzone che presentò in gara tra i giovani al Festival di Sanremo nel 2009 - in gara tra gli emergenti, quell’anno, c’erano anche Arisa con “Sincerità”, Malika Ayane con “Come foglie”, Karima con “Come in ogni ora”, Simona Molinari con “Egocentrica”, una delle migliori edizioni di sempre) o del duetto con i Nomadi con “Il mondo piange”, che guardava un po’ a Janis Joplin. Ora Irene Effe gioca con un immaginario a metà strada tra gothic e elettronica: “Però le etichette di genere le odio: non saprei neppure come definire la musica che faccio ora. Sicuramente le atmosfere sono più scure che in passato”.

Gli ultimi sette anni della vita di Irene Fornaciari sono stati “un delirio”: “Mi sono ritrovata ad un certo punto a non avere più un’identità”. È successo dopo la partecipazione al Festival di Sanremo del 2015 con “Blu”, sedicesimo posto in classifica: venne eliminata nella prima serata e successivamente ripescata, ma non lasciò il segno. “Non sapevo più chi fossi. Ad un certo punto ho sentito l’esigenza di fermarmi per capire dove volessi andare”, ricorda la cantautrice. Ce ne ha messo di tempo per trovare le risposte che cercava: “Lo canto nella nuova canzone: ‘Non ho più niente da dire se non dire niente’. Se non si ha niente da dire, meglio tacere. Quando ti senti svuotato dentro è difficile comunicare. Dovevo ritrovare il fuoco. Ho pensato di mollare tante volte, ma non ne sono stata capace: io vivo la musica come un’esigenza. Sono nata in una famiglia di musicisti: in casa Fornaciari suonano tutti, dagli zii ai cugini. Mi sono detta: ‘Perché devo mollare? Perché le cose non funzionano a livello di business?’. Ma per me la musica è altro, non quella roba. Mi sono messa a suonare pure per strada. Molti non sapevano chi fossi: si fermavano solo perché attirati dalla musica. Questo mi ha fatto ritrovare la voglia. Ad un certo punto mi hanno pure proposto di partecipare all’Isola dei Famosi: non me la sono sentita”.

È stato così che Irene ha messo completamente in discussione la sua identità artistica: “Mi sono rimessa in gioco senza compromessi e senza nascondere le mie fragilità. Mi sono sgretolata e ricostruita, senza rinnegare il passato, ma trovando il coraggio di cambiare davvero direzione e presentare questo nuovo capitolo della mia musica”. Il singolo “Mi libero dal male” è nato in un momento di blackout totale: “Nonostante le sonorità molto scure, la considero una canzone positiva, che esorta a non fuggire, ma anzi affrontare le proprie difficoltà e, quando possibile, ballarci sopra”.

Cos’è mancato alla carriera di Irene Fornaciari fin qui? “Sono una persona molto insicura e ho sempre l’autostima sotto i piedi: mi è mancata la capacità di saper dire di no e di credere di più in me stessa. Colpa mia - risponde la cantautrice - il pubblico lo sente, se le cose che fai non sono così genuine. Questa pausa di sette anni mi è servita per capire questo: che non ha senso fare musica se non ci credi tu per prima”.

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