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Ministri: dieci anni di “Per un passato migliore”

Dragogna: “Un disco che ci ricorda che nessuno ha il diritto di rovinarci la vita”.
Ministri: dieci anni di “Per un passato migliore”

Il quarto album dei Ministri, “Per un passato migliore”, che verrà celebrato con un concerto speciale già sold out in programma il prossimo 6 dicembre all’Alcatraz di Milano, usci dieci anni fa a cavallo tra altri due progetti molto diversi tra loro: “Fuori” del 2010 e “Cultura generale” del 2015. Ed è ancora oggi uno degli album più amato, irruente e capace di fotografare un periodo storico scritto del trio formato da Davide Autelitano, Federico Dragogna e Michele Esposito.

“Eravamo in un momento di rifondazione totale – ricorda Dragogna – fino a quel punto avevamo lavorato trasformando lo studio in una sorta di quartier generale, ma volevamo cambiare e sfruttare il modello contrario. Ovvero dare sfogo all’urgenza in saletta e poi andare in studio, non partire direttamente da lì. E così ripartimmo da una saletta in Loreto, che utilizziamo ancora oggi, che ci lasciarono quasi come passaggio di testimone i Casino Royale. Quella scelta per noi fu la salvezza”. Ci fu anche l’intervento del produttore Tommaso Colliva. “Noi avevamo le idee molto chiare, Tommaso ci aiutò ad affinare il tutto – continua Dragogna – l’esperienza più forte la avemmo quando andammo a lavorare con lui alle Officine Meccaniche di Mauro Pagani che mi mostrò la sua stanza delle chitarre. Mi disse: ‘Prendi quella che vuoi’. Lo feci e mi consigliò di usare una testata Marshall del ’71 di grande valore e di metterla a dieci per far rendere il suono al massimo. Dopo un pezzo si fuse tutto. Io avrei voluto scomparire in quel momento (ride, ndr)”.

Con pezzi come “Mammut”, la sensazionale “Comunque”, “La pista anarchica”, “Spingere” e tutti gli altri, difficile skipparne uno, “Per un passato migliore” è entrato nel cuore dei fan e dei Ministri e ha avuto anche ottimi riscontri arrivando alla settima posizione della classifica Fimi, quando i dischi si vendevano in fisico e non c’era lo streaming. Ma soprattutto ha un pensiero che permea tutto il lavoro. “È un disco che custodisce una sua felicità – sottolinea Dragogna – credo che la frase ‘provarci comunque’ racchiuda tutto il significato del progetto. Per quanto una generazione possa avere la più becera e infima delle possibilità di farcela, le canzoni di quel disco dicono ‘non buttiamoci giù, nessuno ha il diritto di rovinarci la vita’. Anche perché non possiamo scegliere in quale tempo vivere. Ci è stato dato questo e va affrontato al massimo. In modo, un giorno, da ricordarlo come ‘un passato migliore’. Ovvero qualche cosa che è stato degno perché nostro. E questo ragionamento, ovviamente, lo facemmo anche a livello di band. Riascoltando quel disco, siamo orgogliosi”. “Per un passato migliore” sancì una rinascita: “Fuori”, che conteneva comunque delle buone canzoni, fu un album molto da studio, lavorato e con pochi suoni primordiali. Che invece ritornano in modo potente e ancora più elevato in questo album.

Il disco non fu spinto da radio e da tv, non ricevette favori, avevamo una piccola booking, ma nonostante questo ci trovammo con un tour densissimo, con un Alcatraz sold out e un risultato di vendite pazzesco per quegli anni – ammette Dragogna – ed è in quei momenti che capisci come sia davvero la gente che ti segue a poter dare una svolta a quello che fai. Anche per questo abbiamo messo in piedi la data celebrativa del 6 dicembre. Lo abbiamo fatto a furor di popolo perché quel progetto è stato ed è rimasto nel cuore di tanti”. Un pezzo per cui c’è un particolare affetto? “Beh, direi ‘Stare dove sono’ – conclude Dragogna – lo scrissi in un periodo in cui tanti miei amici cercavano fortuna all’estero, chi a Berlino, chi ad Amsterdam. Anche a me balenò l’idea di farlo, ma alla fine restai qua con l’idea di voler costruire qualche cosa di importante, per me, in Italia. E questo con il senso di poi vedendo come certe capitali, in particolare Berlino, si siano trasformate da delle possibile Eldorado a delle città con alcune delle stesse problematiche di Milano, credo di aver fatto la scelta giusta. Sempre per me, ovviamente”.

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