Meganoidi: vent’anni di “Zeta Reticoli”

Era il 2003 quando uscì “Zeta Reticoli” dei Meganoidi, un brano che, a distanza di vent’anni, oggi ha quasi 9milioni di stream solo su Spotify, ma venne scritto quando le piattaforme digitali neppure erano state immaginate. Il video, girato in Sardegna e diretto da Lorenzo Vignolo, pubblicato nel novembre del 2003, anch’esso diventato un simbolo grazie ai tanti passaggi su Mtv ai tempi, ha quasi 8milioni di views su YouTube, piattaforma che sarebbe nata due anni più tardi. Un brano che tecnicamente può essere definito di “catalogo”, ancora vivo a due decenni dalla sua uscita. “Zeta Reticoli”, che ha segnato un prima e un dopo nella storia della band genovese, è a detta di tanti uno dei brani di rock alternativo in italiano più belli e profondi mai scritti. Racconta la ricerca di un equilibrio in un mondo che sta scoppiando, il dolore per una distanza, ma allo stesso tempo c’è un bagliore che trafigge quell’oscurità.
Il significato
Il testo, con quel malinconico e rabbioso “Brucia ancora, che prima o poi ritornerò - conservo di nascosto sempre lo stesso smalto”, è stato scritto da Mattia Cominotto, ai tempi componente centrale del gruppo, fuoriuscito dieci anni dopo e oggi direttore del Green Fog studio: “Il pezzo all’inizio era diverso, era più allegro per certi aspetti, in qualche modo era la prosecuzione delle sonorità ska-punk del nostro primo disco ‘Into the Darkness, Into the Moda’– ricorda Cominotto – ma qualche cosa poi è cambiato: l’ascolto dei Bauhaus, degli Interpol e ricordi del G8 di Genova mi portarono verso un mood più oscuro”. “Zeta Reticoli” arriva in profondità grazie alla sua capacità di andare oltre una narrazione didascalica, ma ha una precisa storia alle spalle.
“Noi Meganoidi, nel 2001, suonammo il giorno dell’inaugurazione del G8, lo facemmo per i manifestanti pacifici che protestavano – ricorda il chitarrista del gruppo – poi partimmo in tour. Non fummo in città quando questa venne distrutta, mentre scorreva sangue e moriva un mio amico, Carlo Giuliani. Ricordo la chiamata di Stefano che mi comunicò della morte di Carlo. Provai dentro di me una sensazione terribile, che negli anni mi è rimasta addosso: Genova in quel giorno era l’inferno e io ero distantissimo, ma avrei voluto essere lì. Qualche anno dopo, guardando un programma sugli alieni che raccontava di Zeta Reticoli, ovvero di un luogo stellare in cui abiterebbe una civiltà aliena, ho ragionato sul concetto di distanza. Tutto, in qualche modo, trova equilibrio nel testo della canzone che ha una parte politica e un’altra individuale. Parlo di allontanamento e di dolore. Nel video, infatti, l’attore Alessandro Bianchi cerca una persona che scopre essere morta. Ma c’è anche un riscatto, una luce. È quella di un sogno. Non si sa se quello spiraglio si riesca ad agguantare, ma doveva esserci”.
Concerti celebrativi
Il gruppo, che ricorderà quel periodo storico e quella canzone con una serie di date speciali, la prima il 22 dicembre all’Hiroshima di Torino, con quel pezzo maturò. Fondamentale, a livello emotivo e musicale, è anche il suono della tromba di “Zeta Reticoli”, suonata da Luca Guercio, una delle anime dei Meganoidi di oggi. “Dai fan la canzone non fu immediatamente compresa nonostante avessimo subito capito che era ‘la’ canzone dell’album – svela Guercio – ci vedevano come un gruppo ska-punk, non si aspettavano una virata verso il rock alternativo di cui avevamo seminato alcuni piccoli frammenti anche in pezzi come ‘The Main Line’. ‘Zeta Reticoli’ e in generale il disco ‘Outside the Loop, Stupendo Sensation’, che registrammo negli studi del quartiere di Cornigliano, rappresentò un cambiamento, vissuto però in modo totalmente naturale. Avevamo raggiunto un nostro suono, un nostro immaginario. Il mio suono della tromba è come un pianto liberatorio, è stato definito ‘wagneriano’, ma io preferisco l’aggettivo ‘trascinato’”.
Il video ha contribuito al successo del pezzo. “È un’unione perfetta tra immagini e musica – conclude Guercio – lo girammo nelle zone di San Salvatore, in Sardegna, di ci cui mi avevano parlato poco tempo prima. ‘Zeta Reticoli’ rimane un pezzo magico anche per quell’ambientazione. È un traccia che ha uno stato d’animo unico, proprio quello che mi ha spinto a scrivere le parti dei fiati. Il fatto che ancora oggi tantissime persone la ascoltino e la amino, ci riempie d’orgoglio”.