Mannarino: sono fuori moda, salgo sul palco come un operaio
Sotto forme differenti e con formazioni diverse, Alessandro Mannarino da dieci anni propone uno spettacolo dal titolo “Corde” in cui gli strumenti a corda e la voce sono i protagonisti in scena. La prima formazione ad accompagnarlo in questo concerto acustico nel 2013 vedeva sul palco i chitarristi Fausto Mesolella (ex Avion Travel scomparso nel 2017), Tony Canto e Alessandro Chimienti.
L’estate appena trascorsa ha visto Mannarino portare questo progetto nei festival all’aperto con un ottimo riscontro da parte del pubblico. Alla luce dell’ottimo risultato ottenuto ha deciso, non avendo niente di nuovo in uscita (il suo ultimo album “V” risale al 2021) di allungare questo tipo di concerto anche nella stagione invernale portandolo nei teatri quello che potrebbe essere il luogo migliore per un tale concerto che, con la sua essenzialità, si allontana dall’attuale tendenza alle grandi produzioni.
Come ti senti alla vigilia della partenza di questa nuova parte di tour (che sarà il 6 dicembre a Milano)?
Felice, felice di tornare a suonare perché il palco è il posto in cui mi sento meglio in vita mia. Questo concerto già l'abbiamo fatto l'estate scorsa e ci saranno piccoli cambi per la versione invernale, però già so cosa vado a fare. Quindi insomma, felice di continuare questo spettacolo che doveva finire con l’estate, poi è andato così bene che lo portiamo avanti ancora per un po’ di date nei teatri.
Questo concetto di spettacolo lo porti in giro da 10 anni. Qual è stata ed è la reazione del pubblico?
Reagisce molto bene, però il concerto è cambiato negli anni, c’è sempre una scaletta diversa fatta anche con canzoni nuove. Mi pare un concerto molto caldo che non è legato a un disco, ma racconto me stesso, la mia storia. Vedo che il pubblico reagisce molto bene, perché è una cosa diversa. Un concerto con basso batteria e tastiere funziona molto sullo show. Questo invece è legato a me, alla parola, al canto e c'è molto interplay. Io vado sul palco nudo e faccio affidamento sulle canzoni ovvero i testi, la musica e le melodie. Non voglio avere a che fare con niente che sia di moda. Non voglio buttare il fumo negli occhi, ma voglio andare diretti. Saliamo sul palco come degli operai, delle persone che prendono lo strumento in modo pulito, senza appunto orpelli di moda, di costume e semplicemente suonano.
Che formazione c’è sul palco?
Sono accompagnato da sei musicisti, c'è un contrabbasso, due chitarre e tre coriste che suonano anche degli strumenti, tra cui qualche percussione.
Qual è la relazione tra la scrittura e questo spettacolo?
Le mie canzoni nascono così: chitarra e voce e fare questo spettacolo mi aiuta a scrivere. E attualmente lo sto facendo in maniera abbondante. Così capisco l’essenza della canzone, la sento e la vedo senza nessun abito che la riveste, cosicché, come nello spettacolo, resti solo l’emozione che regala la canzone.
Come viene fatta la scelta dei brani da inserire in scaletta?
In modo abbastanza irrazionale. Vado in sala per fare le prove e comincio a testare un po’ di brani, quelli che mi piace suonare. Quelli che mi vengono bene, li metto in scaletta, quelli che non mi suonano bene in quel momento non li uso. In questo concerto ci sono brani di tutti i dischi e la sorpresa è di sentire le canzoni dell'ultimo album fatte diversamente. Poi ci sono le canzoni irrinunciabili, che mi piace anche suonare, e che proprio non posso non fare, perché sono quelle forti, che il pubblico ama: “Serenata lacrimosa”, ”Me so 'mbriacato” o “Scendi giù” che prendono tutt’altre sfumature e sono molto belle. A volte penso pure che mi piacerebbe anche registrarlo questo concerto per avere una memoria.
E invece ribaltare il concetto: non registrare il concerto, ma portare questo tipo di approccio in un disco in studio?
Penso che farò così, sto andando in questa direzione. Questo per me è un momento di studio perché ho fatto tanta sperimentazione negli ultimi anni, soprattutto negli ultimi dischi. Mi sono divertito a contaminare, a cercare soluzioni nuove anche dal punto di vista sonoro, ho usato ritmi esotici. Con questo show mi sto riavvicinando all'idea di fare un disco molto più acustico. Sì, questo è quello che ho in mente.
Cosa significa stare sul palco per te?
È un posto dove succede qualcosa che so fare e quando salgo là sopra non penso più a niente. Sono totalmente in trance, faccio quello che devo fare, esce una parte di me che è naturale. Quando sto sul palco sono in uno stato di grazia, perché veramente la musica è così potente che toglie tutti i pensieri, soprattutto questo tipo di concerto. Penso che quello che serve quando vai sul palco è la presenza, avere una storia da raccontare. Poi alla fine racconto la mia vita, una narrazione che sorprende anche me. Da quello che vedo ciò che il pubblico cerca da me è cantare canzoni a cui sono affezionati e ritrovare tutte le storie e i testi che ho scritto che in questo contesto vengono esaltati.
Qual è questa storia da raccontare?
La ricerca che uno fa nella sua vita, che fai fuori dal palco e che poi porti sul palco e quando ci sali da come suona la tua voce si vede quello che stai vivendo, quello che hai cercato di mangiare, come cammini, come ti muovi, come parli. Io ho cercato di creare dei mondi, delle storie con le mie canzoni per raccontare quello che vivo.
Il luogo deputato per un concerto di questo genere è il teatro? Qual è la differenza con l’esibizione all’aperto?
Nel mio show ci sono vari momenti, quelli intimi e quelli di festa, con ritmica, melodia e canzoni che si cantano tutti insieme e comunque seduti non riesco a tenerli. In questi momenti si alzano e vogliono ballare e cantare. Io penso che vadano bene tutte e due le cose. Ovviamente in teatro al chiuso, nei momenti più intimi di sarà silenzio ed il buio quindi minori distrazioni, entri come in una scatola nera, chiusa, in cui tutto può succedere. È la magia del teatro, è come se, quando si spengono le luci, chiudi gli occhi e incomincia un sogno. Magari nell'arena estiva delle distrazione ce le hai, può essere il telefono, la luce fuori, andare a prendere una birra. Già questa estate si è creata una magia, penso che adesso il teatro sia un campo da gioco perfetto per me. Io di questo spettacolo sono felicissimo, contento di come sta andando, vedo che le canzoni, anche quelle del primo disco, sono sempre attuali, reggono. Prendono sfumature diverse. Poi quello che mi piace è vedere che ho scritto cose di alcuni anni fa, che sono attuali, quindi insomma, sono contento. Adesso non vedo l'ora di andare nei teatri e il luogo farà molto.
Tornerai ai concerti più “tradizionali”, quelli con la batteria e le tastiere per intenderci?
Lo farò. Però adesso devo fare il disco, capire come farlo e poi deciderò dove andare dove portarlo e come farlo vivere a chi verrà.
Come vedi il tuo percorso artistico?
Sono partito dalle strade di Roma, dai vicoletti, con la mia chitarrina, quindi raccontando storie, come ho fatto con il primo disco “Bar della rabbia”. Quel bar era un posto dove vivevano il barbone, la puttana, il pagliaccio; gli esiliati del mondo delle favole, lì potevano piangere, ridere dei propri mali, in un luogo abbastanza sicuro per loro, dove erano accettati, si accettavano insieme. Era quello che vivevo io nella mia vita all'epoca. Poi dopo ho avuto l'idea di uscire da questo bar. Il secondo disco, “Supersantos” è ambientato per la strada dove ci sono Maddalena e Marylou, donne forti che prendono in mano questa bandiera di stracci si allontanano dal mondo e dicono, no, possiamo combattere contro l'impalcatura, il macchinario, l'impero, il cardinale. Si sviluppa il rapporto che ha l'essere umano con le convenzioni, con il potere, con lo Stato e la Chiesa. Poi il terzo disco, “Al monte”, era un pellegrinaggio laico in cui si incontrano dei personaggi che salgono verso un mondo dove sopra hanno solo le stelle. Raccontavo la storia dell'umanità, quindi dal bar alle stelle, alla ricerca sull'essere umano e anche di me stesso. Quello che ho sempre fatto nella mia vita, che sto facendo. Poi viaggiando e suonando con musicisti sud americani e brasiliani, mi sono appassionato ad altre ritmiche. Ho girato molto in Sud America per tanti anni, quindi ho portato la mia anima in luoghi con altre estetiche musicali. Sempre parlando dei miei temi ho avuto stilisticamente degli anni di sperimentazione. in questo momento sento che sono arrivato a una maturazione, diciamo artistica e anche una maturità personale, per cui sto cercando di scrivere un nuovo disco che abbia una cifra che unisca il mio modo, la mia anima alla mia ricerca, facendo qualcosa di totalmente personale legato anche proprio all'Italia, portandomi dietro tutta l'esperienza che ho fatto in questi anni, sfruttando tutta la nostra tradizione popolare, sostanzialmente un cantautorato folk, che poi è la mia anima da sempre. Con un vestito moderno, evoluto. Questa diventa una presa di posizione, anche politica
CORDE TOUR TEATRALE – CALENDARIO DATE
- Mercoledì 29 novembre 2023, La Spezia – Teatro Civico
- Mercoledì 6 dicembre 2023, Milano – Teatro Arcimboldi
- Giovedì 7 Dicembre 2023, Milano – Teatro Arcimboldi
- Lunedì 11 dicembre 2023, Ancona – Teatro Muse
- Martedì 12 dicembre 2023, Ancona – Teatro Muse
- Venerdì 15 dicembre 2023, Firenze – Teatro Verdi
- Lunedì 18 dicembre 2023, Bologna – Teatro Europauditorium
- Sabato 23 dicembre 2023, Piacenza – Teatro Municipale
- Martedì 26 dicembre 2023, Roma – Auditorium Parco Della Musica Sala Santa Cecilia
- Mercoledì 27 dicembre 2023, Roma – Auditorium Parco Della Musica Sala Santa Cecilia
- Giovedì 28 dicembre 2023, Roma – Auditorium Parco Della Musica Sala Santa Cecilia
- Sabato 30 dicembre 2023, Palermo – Teatro Biondo
- Venerdì 5 gennaio 2024, Cagliari – Teatro Massimo - Sold Out
- Sabato 6 gennaio 2024, Cagliari – Teatro Massimo
- Sabato 13 gennaio 2024, Pescara – Teatro Massimo
- Lunedì 15 gennaio 2024, Trieste – Teatro Politeama Rossetti
- Mercoledì 17 gennaio 2024, Napoli – Teatro Augusteo