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I tre tenori, ma con la batteria (e un album su Los Angeles)

Cosa fanno assieme ex batteristi di Cure, Banshees, e il produttore di R.E.M. e U2?
I tre tenori, ma con la batteria (e un album su Los Angeles)
Credits: Pat Martin

Questa è una storia di batteristi. Una improbabile storia di batteristi, di cui due leggende della new wave inglese: uno è il membro fondatore dei Cure, l’altro dei Banshees (ed è stato pure il compagno di Siouxsie). Come sono finito a fare un disco sulla California, con il produttore di R.E.M. e U2, e con la voce degli LCD Soundsystem, quello che una volta cantava “New York I Love You, but you’re bringing me down”, e ora parla di Los Angeles che “mangia i suoi figli”.
Ah, si: in questa storia ci sono di mezzo pure i batteristi di Motley Crue e Doors.
Il risultato è “Los Angeles”, album di Lol Tolhurst (nei Cure fino alla fine degli anni ’80), Budgie (Siousxie and the Banshees) e di Garrett “Jacknife” Lee, produttore irlandese trapiantato a L.A., recentemente in tour con Bono, al lavoro sugli ultimi album della band di Michael Stipe e collaboratore di Taylor Swift,  Robbie Williams, One Direction.

I tre tenori, ma con la batteria

Tutto inizia qualche anno fa, prima della pandemia, mi racconta Tolhurst dalla sua casa di Los Angeles: “Budgie e io ci conosciamo dal 1979, quindi da oltre 40 anni. E come dico sempre alla gente, tutti i batteristi sono amici, come i Massoni. Una volta lui è passato di qua perché suonava con John Grant, ci siamo visti e abbiamo pensato: ‘siamo nel nostro terzo atto, stiamo invecchiando’ facciamo come i tre tenori, ma con i batteristi”. Viene coinvolto anche Kevin Haskins dei Bauhaus, ed qua entra in scena pure un quarto “stickman”: quanto di più lontano dai Cure e dalla new wave possiate immaginare: “Ho chiamato un altro mio amico batterista, uno che la maggior parte delle persone probabilmente non assocerebbe a me: Tommy Lee dei Motley Crue. Conosco Tommy dagli anni ’80, eravamo spesso in tour assieme”: così iniziano le registrazioni nello studio californiano sul mare di Lee, e coinvolgono anche Danny Loner, il chitarrista dei Nine Inch Nails. Ma il risultato viene scartato: “Abbiamo registrato questo album che suonava come avresti immaginato suonasse come quello di un tipo dei Cure, uno dei Banshees, uno dei Bauhaus e prodotto da un membro dei Nine Inch Nails. Andava bene, ma così non era quello che volevamo veramente fare. Era troppo passatista”. A questo punto Haskins esce di scena, ma entra in scena Jacknife Lee, incontrato al festival di John Densmore, batterista dei Doors. Lee propone di registrare tutto da capo nei suoi studi a Topanga, e iniziano a coinvolgere un po’ di amici cantanti. Le registrazioni finiscono il giorno in cui inizia la pandemia, il disco è uscito settimana scorsa: electro-rock, cupo e ritmico.

Revenge of the drummers in California

I batteristi sono spesso i musicisti più sottovalutati in una band. Una sorta di vendetta, chiedo a Tolhurst?: "Quello che dici è vero, ma è anche vero che chi conosce la musica sa che in una band puoi avere un chitarrista mediocre, puoi avere un cantante mediocre, ma non ci può essere un batterista mediocre. Non puoi, è semplicemente impossibile. Non puoi neanche avere una drum machine mediocre, devi essere bravo anche a programmarla, devi avere qualcuno che capisce come funziona il ritmo”, mi spiega - sottolineando che quello è il suo strumento ma ne suona molti altri.

La batteria è talmente importante che certe band ne hanno due, come i Grateful Dead, la quintessenza della California in musica. “Vivo qui da più di 30 anni”, mi racconta: "grandi colline dove puoi vedere l'intera città. Iui ho trovato la vera versione di me stesso”. Ma il risultato, lo incalzo, è un disco molto oscuro, a partire dalla copertina, una pompa per il petrolio: scordatevi grandi spazi sonori, aspettatevi un suono dark: "La gente associa Los Angeles a Hollywood e glamour e cose del genere. Ma ci si dimentica che questo posto è stato fatto con l’estrazione del petrolio: ho visto foto degli anni '40 del posto dove vivo, dov'è la mia casa adesso, con grandi torri di trivellazione petrolifera. Le trivelle sono il simbolo di questa durezza, di uno strumento che sta risucchiando la vita dalla terra”.

La canzone centrale è la title track, con James Murphy, degli LCD Soundsystem, uno dei molti ospiti del disco (The Edge e Bobby Gillespie tra gli altri). Uno dei musicisti simbolo di New York che canta della città degli angeli: “Volevamo che questo album desse la sensazione di dove è stato realizzato, così abbiamo spiegato agli ospiti e ai cantanti il concept, per i loro testi. I newyorkesi hanno tradizionalmente un atteggiamento molto sprezzante verso la California, pensano che sia povera artisticamente. James non è così, ovviamente: lo conosco, è un mio amico: ho pensato che fosse una buona cosa avere il punto di vista di qualcuno che non è di qui."

Ritorno con i Cure

Il nome di Lol Tolhurst rimarrà per sempre legato ai Cure, anche se è uscito dalla band più di 30 anni fa, in maniera conflittuale e dedicando anche un libro a quella storia. È tornato brevemente a suonare nel gruppo per un tour nel 2011 e racconta di averli reincontrati recentemente, quando il tour è passato in California: “Penso che sia molto difficile per me avere una visione completamente obiettiva dei Cure”, spiega. "Conosco Robert probabilmente da più tempo di chiunque altro in tutta la mia vita, ci siamo incontrati quando avevamo cinque anni… Questi ragazzi sono la mia famiglia e ogni famiglia è strana, No? Tutti hanno una famiglia strana. Nessuno ha una famiglia perfetta”.

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