Fiorella Mannoia si adatta ai tempi che cambiano senza snaturarsi
Il 4 novembre 2016 Fiorella Mannoia pubblicava "Combattente", il suo diciassettesimo album in studio che veniva da lei presentato come un disco autobiografico, ma non solo. Infatti ha tenuto ad aggiungere – nel corso di una nostra intervista - "Siamo tutti combattenti, fondamentalmente combattiamo per essere felici." Ecco quindi, nelle righe più sotto, la nostra recensione di "Combattente".
Succede spesso: quando un'interprete importante degli ultimi (almeno) cinquant'anni della musica italiana si ritrova ad incidere un nuovo disco di inediti, nella maggior parte dei casi si affida ad autori e cantautori della nuova generazione che - sempre nella maggior parte dei casi - non riescono a metterle servizio canzoni in grado di reggere il confronto con quelle che compongono il loro (degno) repertorio. E così, negli ultimi anni, molte dive della musica pop italiana hanno finito per pubblicare dischi di canzoni senza sapore, inutili, non del tutto all'altezza del loro passato e poco fedeli rispetto a quanto fatto nel corso delle rispettive carriere. Chi scrive aveva accolto con un certo scetticismo la decisione di Fiorella Mannoia di affidarsi ad alcune "giovani" firme per il suo nuovo album di inediti, proprio per questo motivo: il rischio era quello di veder inciampare e scivolare un'altra carriera, tra l'altro vicinissima al traguardo dei cinquant'anni.
"Combattente", il primo singolo estratto da questo nuovo disco della cantautrice romana, è stata una piacevole sorpresa: Federica Abbate (l'autrice italiana del momento) e Cheope hanno saputo cucire addosso alla Mannoia un vestitino semplice e meraviglioso, una canzone che le sta a pennello, contemporanea nei suoni ma fedele a quella che è stata la carriera della cantautrice: "Forse è vero, mi sono un po' addolcita / la vita mi ha smussato gli angoli / mi ha tolto qualche asperità", canta nei versi iniziali Fiorella Mannoia, quasi tracciando un bilancio del suo percorso fino ad oggi.
Un'altra piacevole sorpresa è notare come "Combattente" non sia solamente un episodio isolato, nell'omonimo album, ma come all'interno dello stesso disco ci siano altre belle canzoni in grado di reggere il confronto con i pezzi fondamentali della sua carriera: "Combattente" è solamente il punto di partenza del disco, il capitolo iniziale. È Fiorella Mannoia oggi, una donna con il megafono, in prima linea, che racconta storie di combattenti. "I pensieri di Zo", di Fabrizio Moro, è una sorta di "nuova 'Sally'" (con tutte le virgolette del caso) e racconta di una piccola grande donna che cammina da sola ascoltando "il rumore dei passi di una vita nuova". "I miei passi", ancora di Fabrizio Moro, è un'altro bilancio che parla di debolezze trasformate in vizi e di consapevolezze ("I miei passi sono il mio itinerario / le idee di mio padre ma viste al contrario / il rumore bellissimo di un giradischi ascoltato per caso a 5 anni / il cortile delle case popolari dove sono nata", canta la Mannoia in una strofa della canzone). "Perfetti sconosciuti", scritta dalla stessa Fiorella Mannoia insieme a Cesare Chiodo e Bungaro per l'omonimo film di Paolo Genovese uscito lo scorso anno, parla di due innamorati che si ritrovano dopo che le loro strade si erano divise (perché "quando si ama non si perde mai"). "La terra da lontano", testo di Fiorella Mannoia e musica di Ivano Fossati, è l'ideale epilogo del disco, la canzone che riporta la cantautrice romana "a casa", a confrontarsi con uno dei cantautori italiani che ha contribuito a scrivere pagine importanti della sua carriera (a pari merito con Enrico Ruggeri, verrebbe da dire).
Dal punto di vista più strettamente musicale, a detta della stessa Fiorella Mannoia, "Combattente" è un disco più "pop" rispetto ai suoi precedenti lavori, nel senso che è caratterizzato da una produzione più contemporanea, curata da Carlo Di Francesco e Davide Aru, con i quali la cantautrice collabora da ormai qualche anno. Una costante del disco, ad esempio, è la presenza delle programmazioni negli arrangiamenti, che indirizzano le sonorità di diverse canzoni verso l'elettronica: è così in "Nessuna conseguenza" (altra canzone di Federica Abbate e Chope), "Siamo ancora qui" (scritta dalla Mannoia insieme a Bungaro e Cesare Chiodo) e "L'ultimo Babbo Natale" (di Giuliano Sangiorgi dei Negramaro). "È giusto che io mi adatti ai tempi che cambiano, perché se c'è una cosa che non sopporto del nostro mestiere è continuare a ripetere sé stessi all'infinito. Io voglio provare a cambiare, le sonorità cambiano, i gusti musicali cambiano: ed è giusto che io mi mantenga al passo con i tempi", ha detto la cantautrice nella nostra intervista. Ecco, il complimento migliore che si può fare a Fiorella Mannoia per questo suo nuovo disco è quello di aver avuto il coraggio di sporcarsi un po' le mani, di essersi adattata ai tempi che cambiano. Continuando, però, a restare fedele a sé stessa, senza snaturarsi.