Maisie Peters è molto più che la versione femminile di Ed Sheeran

A questo giro il suo mentore è meno presente che nell’album d’esordio “You signed up for this”, uscito due anni fa. Stavolta Ed Sheeran ha voluto supportare la sua pupilla in maniera meno invadente che in passato, stando qualche passo indietro e limitandosi a figurare nei crediti di “The good witch”, il secondo disco della cantautrice britannica, al limite come discografico, con la sua Gingerbread Man Records. “Questo è il mio cuore e la mia anima, il mio sangue sulle pagine, la raccolta di storie che sono riuscita a catturare nell’ultimo anno. Una vera cronaca della mia vita recente”, dice Maisie Peters a proposito dei brani che compongono il suo sophomore album, come gli angloamericani chiamano i dischi della consacrazione. “The good witch” arriverà nei negozi e sulle piattaforme di streaming questo venerdì, 23 giugno: la cantautrice britannica, classe 2000, che come il mentore Ed Sheeran cominciò a far parlare di sé suonando per strada, a Brighton, riprendendosi con il cellulare e caricando i video su YouTube, lo ha scritto nel corso dell’ultimo anno, tra una data e l’altra del tour, raccontando gli alti e i bassi del suo umore. Lo definisce un disco molto personale, in cui “reale e surreale si intrecciano”: “Al centro c’è il mio universo, di cui io sono la custode. Si passa dalla luce all’oscurità premendo un interruttore”.
Hook accattivanti, testi onesti e messaggi universali: con “You signed up for this” nel corso degli ultimi due anni Maisie Peters si è ritagliata un posto tutto suo tra le protagoniste della nuovissima scena cantautorale d’oltremanica e oltreoceano al femminile, totalizzando in due anni la bellezza di 130 milioni di ascolti complessivi su Spotify con brani diventati manifesti della Generazione Z come “I’m trying (Not Friends)”, “John Hughes Movie” e “Psycho”. Il vorticoso periodo passato in tour è servito a Maisie Peters come capsula del tempo, permettendo alla cantautrice di raccontare una fase della sua carriera - e della sua vita - in cui cercava un equilibrio psicologico. Mentre “You signed up for this” era un album di osservazione e di crescita, “The good witch” è un album introspettivo al massimo, che vede la cantautrice raccontare con onestà e sincerità la sua crisi traendo ispirazione dalle opere di Joan Didion, J. M. Barrie, dalla mitologia greca e pure dai film western.
Maisie Peters ha svelato man mano i dettagli dell’album condividendo sui social delle carte dei tarocchi, ciascuna delle quali rappresentava una canzone dell’album: “Mi piaceva l’idea di avere un mazzo di carte: ogni carta rappresenta un simbolo”, ha detto lei nelle varie interviste. “The good witch” - anche il titolo si rifà al mondo dei tarocchi - è stato anticipato dai singoli “Body better”, “Lost the breakup” e “Two weeks ago”. Ancor prima dell’uscita Maisie Peters ha suonato dal vivo in anteprima le canzoni che compongono l’ideale successore di “You signed up for this” durante i concerti del tour acustico che in queste settimane l’ha vista girare i piccoli locali di musica dal vivo del Regno Unito: un modo per scaldare i motori in vista del tour ufficiale che partirà a ottobre e culminerà il 3 novembre con il suo primo concerto da headliner alla Wembley Arena, oltre 12 mila posti di capienza, dove esibirsi corrisponde a raggiungere la consacrazione.
A dare una mano alla cantautrice a mettere in ordine le idee ci hanno pensato i produttori Matias Téllez (musicista norvegese già al fianco di Girl in Red, altra protagonista della wave cantautorale femminile di questi anni), Oscar Görres (ha lavorato con Adam Lambert, Maroon 5, Katy Perry e pure Taylor Swift), Brad Ellis e Brad Ashurst: “L’idea di tornare alle mie radici, più folk, mi ha ispirata - spiega Maisie Peters - vorrei che per le persone questo fosse un album importante e che gli facesse compagnia per molto tempo. Pensavo a ‘Melodrama’ di Lorde. Pensavo a quanto fosse stato importante per me quell’album quando avevo 17 anni e quanto fosse culturalmente importante per me e i miei amici. Mentre scrivevo alcune di queste canzoni in un certo senso ritornava a galla, non tanto dal punto di vista sonoro quanto piuttosto per la sensazione che ha restituito a tutti quando è uscito”.