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Ai live dei Baustelle si continua a cantare dall'inizio alla fine

La band, a Torino, propone un concerto ben suonato e con una scaletta calibrata. Il racconto
Ai live dei Baustelle si continua a cantare dall'inizio alla fine

Francesco Bianconi, a un certo punto del concerto in programma al Teatro Concordia di Torino davanti a 1900 persone, un live sold out come tutta questa prima parte di tour 2023 nei club, evoca lo spirito di Elvis, che “vive dentro e sulla pelle” di tutti i componenti della band. Una gigantografia del re del rock, casualmente, è appesa da tempo anche sui muri all’ingresso del club, quasi a vegliare sul pubblico. “Elvis è storicamente colui che ha inventato il rock and roll, o perlomeno quello che lo ha reso disponibile al mondo intero, togliendolo dai ghetti”, ci aveva raccontato Bianconi.

È nel segno poetico di questa icona che la band ha sfornato un disco in cui si è riappropriata dell’essenza del rock rievocato, proprio come in un rituale, anche sul palco di tutti i concerti. Un sipario rosso, la scritta in corsivo “Baustelle” che illumina lo stage come una stella, dodici fari alle spalle del gruppo, a regalare giochi di luce e un tocco vintage, e una disposizione non scontata, ma coerente con il sound espresso: Bianconi al centro, Rachele Bastreghi alle tastiere e Claudio Brasini alla chitarra immediatamente ai lati. Julie Ant, alla batteria, è davanti, in prima linea insieme al terzetto e suona in modo sorprendente, facendo da metronomo per tutta la durata del live. A chiudere il cerchio Alberto Bazzoli alle tastiere, Lorenzo Fornabaio alla chitarra e Milo Scaglioni al basso. Una formazione nuova che, però, appare già rodata e a fuoco dopo le prime uscite ufficiali. E che il concerto sarà movimentato lo si capisce subito con “Andiamo ai rave”.

Passano gli anni, ma lo spirito dei Baustelle, quello che a questo giro ha avuto anche la benedizione di Elvis, rimane sempre lo stesso: si canta a squarciagola dall’inizio alla fine, si balla avvolti in un live che profuma di festa, fra elementi glam, pop ed elettronici, frasi spiazzanti, poetiche, politiche e struggenti, momenti strumentali e una vitalità che non cala mai. La scaletta non ha momenti di stanchezza, l’equilibrio fra presente e passato è ben calibrato: “La guerra è finita” abbraccia la nuova “Los Angeles” senza alcuno stacco. Menzione speciale va per “La nostra vita”, tratta dal nuovo album, che nella dimensione live è ancora più bella e commovente.

“Milano è la metafora dell'amore”, dedicata per l’occasione a Torino aumentando ancora di più l’effetto paraculo che già il brano porta con sé, apre la strada che porta, canzone dopo canzone, a “La moda del lento”, un pezzo che ha vent’anni. “Noi bambine non abbiamo scelta” ne ha ancora di più, fa parte del disco di debutto “Sussidiario illustrato della giovinezza”. I balli scatenati che stropicciano le camicie a fiori del pubblico si infittiscono con “Veronica n.2” e “Amanda Lear”, fino alla dirompente e libertaria “Charlie fa surf”, uno dei pezzi senza tempo dei Baustelle. Nel bis non mancano gemme come “Le rane” e “Gomma”. Un concerto suonato, ricco di sfumature sonore, di parole che hanno un peso specifico, ma veicolate in modo leggero, mai asfissiante: i Baustelle rimangono un canto di libertà.

Scaletta:
Andiamo ai rave
Betabloccanti cimiteriali blues
La guerra è finita
Los Angeles
La nostra vita
Milano è la metafora dell'amore
Contro il mondo
Monumentale
Un romantico a Milano
La moda del lento
Veronica n.2
Amanda Lear
Baudelaire
Il liberismo ha i giorni contati
Noi bambine non abbiamo scelta
Charlie fa surf
Bis:
Le rane
Gomma
La canzone del riformatorio

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