Il disco del giorno: Fabio Vacchi, "Luoghi immaginari"

Fabio Vacchi, "Luoghi immaginari" (Cd Ricordi 358212)
Chi ha visto film di Ermanno Olmi come "Il mestiere delle armi" o "Cento chiodi" avrà notato che le musiche di questi lavori sono state composte da Fabio Vacchi: ma la figura di questo musicista è atipica per il mondo cinematografico, a cui si è avvicinato recentemente da outsider. Vacchi è da molti anni presente sulla scena compositiva; autore di opere liriche e molta musica orchestrale da anni presente nelle sale da concerto, le sue composizioni sono state eseguite alla Scala, all’Opera di Lione, al Maggio Fiorentino, al Musikverein di Vienna e in tanti altri teatri prestigiosi dalle più grandi orchestre del mondo, sotto la direzione di bacchette illustri come Riccardo Muti, Claudio Abbado, Luciano Berio, Zubin Mehta, Giuseppe Sinopoli, Antonio Pappano e moltissimi altri.
Partendo dall’esperienza delle avanguardie postbelliche (è stato allievo di Giacomo Manzoni), Vacchi ha progressivamente elaborato un linguaggio personale, che non rigetta alcuna delle istanze di quell’esperienza ma le trasforma in una dimensione poetica diversa, dove eufonia e sperimentazione non sono affatto in contraddizione tra loro. La sua poetica si sviluppa lungo binari complessi e privi di compromessi ma allo stesso tempo tiene sempre in gran conto le necessità della comunicazione con l’ascoltatore, a cui non viene offerto un accomodante cuscino sonoro su cui riposarsi, ma proposta invece una visione diversa del mondo sonoro dove memorie del passato e citazioni di canti popolari si dissolvono in miriadi di schegge luminose, sparpagliate con maestria all’interno della tavolozza orchestrale talvolta restando in bilico sul ciglio del silenzio (come nel celebre "Dai calanchi di Sabbiuno", dedicato a un gruppi di partigiani massacrati), altre volte infiammandosi di passione nel caso del brano orchestrale "Diario dello sdegno", amara meditazione sinfonica sulla tragedia delle guerre che avvengono nel mondo.
La scrittura è sempre chiara, il messaggio dell’autore giunge limpido a chi ascolta anche nei momenti di maggior densità grazie a una cristallina organizzazione strutturale della musica, che evita fumisterie ed effetti speciali per concentrarsi su un lirismo tenace e tenero al tempo stesso, molte volte visto come attraverso uno specchio traslucido dove le forme e i colori abbandonano i propri confini naturali per mescolarsi l’uno nell’altro.
Carlo Boccadoro, compositore e direttore d’orchestra, è nato a Macerata nel 1963. Vive e lavora a Milano. Collabora con solisti e orchestre in diverse parti del mondo. E’ autore di numerosi libri di argomento musicale.
Questo testo è tratto da "Lunario della musica: Un disco per ogni giorno dell'anno" pubblicato da Einaudi, per gentile concessione dell'autore e dell'editore.
