Drast: “Se scrivessi timbrando un cartellino uscirebbe monnezza”

Il primo disco solista di Drast, all’anagrafe Marco De Cesaris, artista napoletano classe 2001 che con il romano Lil Kvneki ha fondato una delle band simbolo di nuova generazione, gli Psicologi, è uno sguardo dentro se stesso, ma anche un viaggio personale e musicale di cui sentiva profonda necessità. Non è un caso che la cover, realizzata dall’artista Percebeman, immortali un paio di occhi azzurrissimi. “Se penso a questo disco la prima parola che mi viene in mente è ‘urgenza’ – racconta Drast – non mi interessava fare un album tanto per farlo. Sentivo di dover dire delle cose che in una dimensione come quella del duo, se non sono condivise, tendi per forza ad accantonare. Ed è normale sia così, noi come Psicologi ci esponiamo tanto su diversi temi, ma c’è anche altro. Ho realizzato un progetto senza pressioni, proprio come lo volevo”.
E tutto, come ha spiegato anche Lil Kvneki, che ha pubblicato il suo album solista “Crescendo", è arrivato normalmente. “Un anno fa abbiamo deciso di lavorare sui rispettivi dischi solisti – dice Drast – l’idea era proprio quella di provare a soffermarci sulle nostre nuove ispirazioni per poi tornare a fare musica insieme con più energia. Il primo singolo del mio progetto (“Procida”, ndr) è del giugno del 2022. Subito non sapevo quale strada intraprendere, poi è diventato tutto più chiaro”. “Indaco” unisce riferimenti culturali e musicali appartenenti a più generazioni e influenze: pur guardando all’indie pop internazionale, con anche sprazzi alternative e indie rock, l’album mantiene comunque una forte componente italiana, reinterpretando una tradizione cantautorale.
Inoltre questo è un disco “suonato” dall’inizio alla fine. “Non saprei dire quali sono le mie fonti di ispirazione musicale per questo progetto – ammette Drast – la musica per me è immagine. Quindi paradossalmente fra i riferimenti mi viene più da citare Wes Anderson, un regista, rispetto a un cantante. È vero che il disco ha preso forma in ‘cameretta’, ma non è come ce la si potrebbe immaginare. Ormai in ‘cameretta’ ho 40 tastiere e 50 chitarre (sorride, ndr). È uno studio vero e proprio. Dopo aver lavorato sulle canzoni, ho fatto ascoltare molto di quanto prodotto ad alcuni miei amici musicisti. Volevo dei pareri sinceri, sentivo il bisogno di ascoltare maggiormente il giudizio degli altri. Ho suonato tutto quello che c’era da suonare, ma senza concepirlo come un disco da band”.
"Indaco" ha delle chiare tinte autobiografiche in cui i personaggi principali sembrano essere proprio i luoghi, le città come New York, Napoli e Procida. E c’è anche tanto mare. “Spendo quasi tutti i miei soldi in viaggio – ammette Drast – il disco parla del mio approccio all’esistenza ed è un viaggio dentro di me. Anche se dirlo fa sempre fare un po’ la figura del coglione. Le canzoni sono nate in modo strada, ‘New York’ l’ho scritta a Napoli e ‘Anima’, in cui mi cimento per la prima volta con il napoletano, a Boston. È come se i luoghi mi restassero dentro”. Tutto tranne che vivere la musica in modo ordinario. “Ne parlavo con un amico – continua il giovane artista – un autore per scrivere deve vivere. Il viaggio è fondamentale, quando sei a corto di esperienze e idee, parti e ne fai un’overdose. Oh, poi c’è chi va in studio tutti i giorni, gira pochissimo, e fa musica figa. Io non ne sono capace. Se scrivessi timbrando un cartellino uscirebbe solo monnezza”. Il titolo del disco è legato a una storia.
“Mi ricordo questa leggenda uscita agli inizi del 2000, e poi raccontata in una puntata di Mistero con Enrico Ruggeri, con protagonisti dei bambini con una spiccata creatività, una conflittualità con le regole-le istituzioni, e contraddistinti da degli occhi azzurrissimi – conclude Drast – tutte caratteristiche che ho. Da qui il gioco di riferimenti ai ‘bambini indaco’. Sono fiero di avere gli occhi come quelli di mia madre, inoltre l’azzurro mi riporta anche al mare, a Napoli, una città che mi rappresenta. Ecco, in questo disco ci sono tante cose che mi porto dietro, che fanno di me quello che sono realmente”.