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In un mondo di fenomeni, sii George Ezra

Ai red carpet preferisce i boschi del Hertfordshire. Stasera sarà al Forum di Assago. Poi sparirà.
In un mondo di fenomeni, sii George Ezra

Lui no. Alle feste non ci va. Nemmeno alle serate di gala. Ai red carpet dei grossi eventi preferisce i sentieri dell’Hertfordshire, contea a nord di Londra dove è nato e cresciuto, e che non ha voluto lasciare: “Quando inizi ad andare in tour, pensi di poter vivere ovunque: Copenaghen, Oslo, qualsiasi città. Ma io mi sono reso conto che casa mia è questo posto. I miei amici e la mia famiglia sono qui. E io qui sto bene”, ha raccontato George Ezra in una lunga intervista concessa la scorsa estate al Telegraph. Fosse dipeso da lui, il 30enne cantautore che con la hit “Budapest” dieci anni finì catapultato in cima alle classifiche internazionali, ritrovandosi a fare i conti con aspettative altissime legate all’ingombrante etichetta di erede di grandi songwriter come Bob Dylan, Woody Guthrie e Bruce Springsteen, dei quali - secondo la critica - riprende il dono della melodia e la scrittura epica, non sarebbe nemmeno andato in tour per presentare dal vivo sui palchi dei palasport europei il suo ultimo album “Gold rush kid”, uscito l’anno scorso. Stasera farà tappa al Mediolanum Forum di Assago, dove migliaia di ragazzi lo attendono per cantare a squarciagola le sue canzoni, dalla stessa “Budapest” a “Green green grass”, passando per “Blame it on me”, “Paradise” e “Shotgun”, tutte in scaletta. Potrebbe essere l’ultima volta, e non solo in Italia: “Penso che scriverò e registrerò sempre musica, solo che non so se sarà così commerciale. E comunque non la promuoverò molto. Tanto a nessuno frega niente. Nessuno verrà a cercarmi”.



Non è vittimismo. Se non altro perché George Ezra Barnett - questo il suo vero nome - le sue soddisfazioni se le è prese e continua a prendersele. Con “Gold rush kid” ha centrato per la terza volta consecutiva il primo posto della classifica ufficiale britannica, che aveva già conquistato nel 2014 con il primo album “Wanted on voyage” e nel 2018 con “Staying at Tamara’s”, che lo hanno trascinato in alto nelle classifiche di un buon numero di nazioni. In questi dieci anni ha collezionato oltre 90 tra Dischi d’oro e di platino. Ha vinto un Brit Award, tra i premi musicali più ambiti oltremanica, suonato sui palchi di festival seguitissimi come il Glastonbury. E su Spotify lo ascoltano ogni mese oltre 17 milioni di persone in tutto il mondo. Il fatto è che quel successo non lo fa sentire a suo agio. Non ha la stoffa della popstar ed è lui stesso ad ammetterlo: “Non ho amici nella musica. Ho delle persone che saluto, ma quando fai questo mestiere non hai abbastanza tempo libero da trascorrere con altre persone al di fuori di quelle che ti mancano davvero”, spiega lui, che appena ha una giornata libera da impegni, tra interviste e promozione, ne approfitta per passare del tempo con la famiglia e gli amici di sempre.

A ridosso dell’uscita di “Gold rush kid” George Ezra ha ammesso di soffrire di disturbo ossessivo compulsivo e ansia generalizzata. Il cantautore ha fatto sapere di essersi ritrovato a riflettere se valesse la pena sacrificare la propria vita per il successo, sforzandosi di interpretare in positivo questa situazione vivendo ogni aspetto per il meglio: “Il primo disco, ‘Wanted on Voyage’, è stato molto frenetico, senza alcuna aspettativa che durasse fino alla settimana successiva. Nel secondo disco, ‘Staying at Tamara’s’, mi sono reso conto che avevo molto da perdere”.



Ezra aveva detto che il tour legato a “Gold rush kid” sarebbe andato avanti fino ad aprile, poi si sarebbe fermato. Ma l’appetito, evidentemente, vien mangiando. E così, d’accordo con il suo promoter, al calendario del tour sono state aggiunte altre date estive, che vedranno il cantautore esibirsi sui palchi di alcuni festival europei come il Belsonic di Belfast, il Musgrave Park di Cork, l’Isle of Wight Festival, il Lytham Festival di Lancashire e l’Electric Castle Festival di Cluj. L’ultima data attualmente in calendario è quella in programma il 23 luglio al Latitude Festival di Suffolk: “I miei bisogni e i miei desideri nella vita forse sono più bassi e minori di quelli degli altri. Io voglio vivere come vivo adfesso. In un villaggio. Magari avere un piccolo studio, lavorare dalle nove alle cinque scrivendo”. In un mondo di fenomeni, sii George Ezra.

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