Sanremo 2023: ma perché i rapper non hanno rappato?

È l’effetto camaleonte. Non tanto messo in atto per “mimetizzarsi” e “confondersi” come forma di difesa, ma più che altro per “adattarsi” al contesto, imitandone i colori. Che forse è ancora peggio, visto che stiamo parlando di un genere, il rap, che nasce per non adeguarsi alle regole e per evitare la strada viscida dei compromessi. C’è un dato, sotto gli occhi di tutti, che in qualche modo dovrebbe far riflettere, più che noi addetti ai lavori, gli artisti che ancora credono nella forza della cultura hip hop e nei suoi fondamenti tecnici: nessuno dei rapper che ha sfilato sul palco dell’Ariston ha rappato. È un po’ come se un cane non abbaiasse, una stella non illuminasse la notte, o Germano Mosconi non avesse bestemmiato nei fuori onda. Per certi versi è innaturale e fa scattare un allarme, soprattutto se questo effetto camaleonte ormai è divenuto pratica diffusa.
Il pezzo pop di Lazza
Lazza, dopo il secondo posto con “Cenere”, ha dichiarato: “l’hip hop ha vinto”. È davvero così? Partiamo da un presupposto: Jacopo ha fatto un Festival straordinario e la sua canzone è la vera hit della manifestazione. Ma possiamo dire che quello presentato non è un pezzo rap, ma un bel tiro pop con tanto di ritornello appiccicoso, senza dover passare per forza per detrattori? Possiamo dire che tanti fan di Lazza si sarebbero aspettati, almeno nella serata delle cover, un pezzo rap serrato, magari dei Club Dogo, e invece lo hanno visto interpretare la morbida “La fine” di Nesli con Emma e la violinista Laura Marzadori? L’hip hop avrà anche vinto come ha detto Lazza, che ha un indiscutibile e profondo background rap, ma nessuno, quell’hip hop, l’ha visto comparire a Sanremo. “Il rap ci sarà sempre nei miei dischi, ma non ci sarà solo quello. Guarda oltreoceano, prendi Drake. È versatile, piace alla nonna, ai bambini. E quando fa il pezzo drill piace anche ai balordi. Io vado a Sanremo con un brano che non mi snatura. La mia penna è quella, è riconoscibile”, aveva dichiarato a Rockol.
Madame e Izi con De André
Veniamo agli altri: Madame non può essere considerata una rapper tout court, quindi è difficile tirarla in mezzo in questo ragionamento. Comunque Madame ha fatto Madame, senza dubbio. Nella serata delle cover, per “Via del campo” di De André, si è fatta affiancare da Izi, uno dei rapper più forti di nuova generazione, che però ha preferito rimanere un passo indietro senza rappate o nuove barre inserite nel pezzo. Gli Articolo 31, con “Un bel viaggio”, hanno puntato tutto sulla melodia, trasformandosi in degli 883 del 2023. Solo nella serata delle cover sono tornati incendiari come ai vecchi tempi rispolverando pezzi famosi scritti in carriera. Fra tutti questi artisti, paradossalmente, la più rap è stata l’emergente Big Mama in coppia con Elodie su "American Woman", ma stiamo davvero parlando di briciole fra oltre cinquanta artisti presenti nella serata di venerdì.
La nave urban
C’è stato anche il palco Costa, quello della nave ormeggiata al largo della Città dei Fiori. Siamo d’accordo: è uno stage marginale, una sorta di gabbia dorata per ricconi. Però ha ospitato musica urban, che già di per sé, se pensate al contesto snob, è paradossale. Comunque: Salmo, nella prima delle due apparizioni, nonostante la messa in scena quasi parodistica, almeno ha cantato “Russell Crowe”. Ma poi, al secondo giro di boa, eccolo lì l’effetto camaleonte: dopo aver realizzato un medley di Zucchero con Shari, l’ultima sera, sempre dalla nave ha nuovamente proposto “Diavolo in me” di Zucchero, in chiave elettronica. Bravissimo per carità, ma il rap è finito un’altra volta in panchina. Gué, quando è spuntato sulla nave, ha cantato “Mollami pt.2”, uno dei pezzi più catchy del suo ultimo album “Madreperla”. Vuoi vedere che alla fine il genere lo ha “salvato” solo Fedez, sempre in collegamento dalla nave, con il suo contestato e conflittuale freestyle, rappato dall’inizio alla fine e prodotto da Salmo? Proprio lui che ha monopolizzato il Festival e che da tempo rifiuta l’etichetta di rapper. Questa considerazione può sembrare una provocazione (un po’ lo è).
Il rap a Sanremo?
Quando vedremo un rapper fare il rapper a Sanremo senza edulcorazioni? Anche riavvolgendo il nastro della storia delle recenti scorse edizioni, praticamente nessun cantante in gara si è presentato con un pezzo rap senza evidenti smussamenti o ritornelloni. Ma non ci hanno raccontato che il rap ormai è sdoganato e mainstream? Evidentemente non è proprio così. Il problema, ovviamente, non è riconducibile solo agli artisti: probabilmente un pezzo puramente rap non verrebbe neppure selezionato da Amadeus e non arriverebbe mai al palco dell’Ariston. Però anche quando ci sono delle occasioni, come nella serata delle cover o nei collegamenti esterni, sul rap si lancia l’acqua santa come fosse un vampiro. E a farlo, talvolta, sono gli stessi rapper. Ma allora, arrivati in fondo a questo ragionamento, ha davvero ancora senso parlare di rap a Sanremo?