Pablo Suzuki, aka Pablo America, aka Gerardo Pulli: ecco l’album
Una guida musicale-spirituale per tutti coloro che intendano avventurarsi nel suo magico, pazzo mondo, lo definisce lui. Un libretto d’istruzioni in cui personaggi pittoreschi ci accompagnano in un viaggio psichedelico che unisce idealmente Milano a Miami. L’album d’esordio di Pablo Suzuki aka Pablo America aka Gerardo Pulli è arrivato senza preavviso: si intitola “Arkangelo” e contiene sette pezzi, a partire da “Grabowski”, uno dei primissimi pezzi pubblicati dall’ex vincitore di “Amici” quando nessuno ancora sospettava che sotto lo pseudonimo di Pablo America si celasse proprio lui. “Inizialmente avevo scritto solo ballate, le ballate di ‘San Michele’. Manco mi passava per la testa di far altro. Nel 2019, non ricordo né il mese né il giorno, Antonio Gno Sarubbi mi scrisse di incontrarci in via Padova a Milano, in un’abitazione abusiva gestita da egiziani. Dopo aver ascoltato le ballate di ‘San Michele’, Gno disse: ‘Hey bro… Senti bro… Ma tu bro scrivi solo ballate bro? Perché bro non provi a fare qualcosa di più spinto bro… Vai libero bro. Fai quel che senti’. Così ho provato a fare quel che sento”, racconta lui, mischiando fiction e verità.
Pablo Suzuki è ancora un’altra identità rispetto a quella di Pablo America, ci tiene a precisare il musicista: “Sono un individuo che, a causa della sua fame nervosa, tende a mischiare cibi tendenzialmente incompatibili tra loro. Ho, in effetti, questo approccio anche nella scrittura. Non credo nei generi. Questo sdoppiamento è un po’ come andare a fare una passeggiata la mattina. Riequilibra un po’ la cosa. Così se uno vuole un sandwich con wurstel e maionese può andare da Pablo Suzuki. Se un altro dovesse invece avere voglia di macine della Mulino Bianco, nel latte freddo, c’è Pablo America”, spiega Pulli a proposito degli alter-ego. In “Arkangelo” Pablo Suzuki fa di tutto: passa dal trash pop di “Haribo” con Myss Keta al pop demenziale di “Puta digital” con boyrebecca, passando pure per un pezzo shock rock come “We are ready to the fight”. Vale tutto, insomma.
Gerardo Pulli, torinese, classe 1991, vinse “Amici” nel 2012. Firmò un contratto con l’etichetta di Mara Maionchi, la Non ho l’età, con distribuzione Emi (non ancora inglobata da Universal), ma il suo disco d’esordio, dal titolo eponimo, non fu propriamente un successo. Pulli si rintanò così in un silenzio abbastanza lungo, dal quale riemerse anni dopo tornando sulle scene in nuove vesti, quelle di autore. Entrato nel giro degli autori di riferimento di Vasco Rossi e della sua società Giamaica Edizioni, negli anni ha scritto brani incisi da – tra gli altri – Noemi, Stadio, Emma e Loredana Bertè, prima della nuova fase artistica con il progetto Pablo America-Pablo Suzuki (sotto l’ala protettiva della Maciste Dischi, tra le etichette indipendenti che più di tutte hanno contribuito al ricambio generazionale del pop italiano negli ultimi sei anni, lanciando Gazzelle, i Canova, Fulminacci e Galeffi): “Questa è la mia faccia, perché oggi mi va. Non c’è granché da dire, sono un po’ timido, tutto qua – ha scritto sui social il musicista due anni fa, svelando finalmente la sua identità e confermando che sotto Pablo America si nascondeva proprio lui – Mi è sempre piaciuta l’idea che tutti mi chiamassero Pablo, da qualche anno a questa parte l’ho detto a un po’ di persone. Va be, il cognome l’ho preso da mio padre, come molti. Mio padre si chiama Anthony America. Mi piace the lord of the rings, mi piacciono i king gizzard & the lizard wizard, mi piace guardare c’è posta per te con Arianna. Mi piace scrivere canzoni”.