Il disco del giorno: Björk, "Medùlla"

Björk
"Medùlla" (Cd Polydor/One little Indian 9867591)
«So quello che può infastidire di me: il fatto che io sia naturalmente artificiale».
Questa frase di Maurice Ravel potrebbe benissimo essere pronunciata da Björk, la straordinaria artista islandese che si diverte a confondere le aspettative dei suoi ammiratori cambiando direzione musicale a ogni nuova uscita discografica. In tempi come quelli attuali, dove l’unica cosa che sembra contare per molti ascoltatori è una fruizione che passi esclusivamente per l’apparato digerente, i dischi di Björk non smettono di ricordarci che per godere appieno la musica esiste anche un altro organo, altrettanto importante: il cervello.
Sembrava impossibile realizzare un disco ancora più bello del precedente "Vespertine", eppure Björk con "Medùlla" non solo riesce nell’intento, ma ha saltato con leggerezza l’ostacolo che si era autoimposta all’inizio del progetto, ovvero realizzare un intero album esclusivamente con l’ausilio di voci umane; l’idea di per sé non è particolarmente originale, quindi doppiamente rilevanti appaiono la novità e la freschezza del risultato finale.
Björk non guarda ai progetti musicali dei Take 6 o di Bobby McFerrin, piuttosto a opere dal taglio ben più sperimentale come "Stimmung" di Stockhausen e "Music for Voices" di Glass; emozione e razionalità si danno la mano in questo disco così come melodie a voce sola si alternano a passaggi di stratificata polifonia (sempre perfettamente organizzati, di luminosa trasparenza), respiri, suoni di gola e trachea si sposano (in particolare nella finale "Triumph of a Heart") con ritmi insistenti derivati dalla techno (realizzati assieme ai magnifici «batteristi vocali» Rahzel e Dokaka); anche l’uso di un coro folklorico finlandese non ha nulla di banalmente illustrativo ed è depurato da qualsiasi scoria di world music sino a trasformare le voci in pura essenza; completano il quadro apparizioni di ospiti illustri come Robert Wyatt e Mike Patton.
Come tutti i dischi di questa artista, anche "Medùlla" ha bisogno di diversi ascolti per poterne afferrare i codici; scoprirne i tesori nascosti richiede attenzione e pazienza, forse per questo alla sua uscita l’album suscitò le consuete reazioni irritate da parte dai fautori del fast-food musicale e accuse di freddezza «intellettuale» dagli indomiti scandagliatori dell’Ars Poetica di certi nostri cantautori (tanto peggio per loro).
Carlo Boccadoro, compositore e direttore d’orchestra, è nato a Macerata nel 1963. Vive e lavora a Milano. Collabora con solisti e orchestre in diverse parti del mondo. E’ autore di numerosi libri di argomento musicale.
Questo testo è tratto da "Lunario della musica: Un disco per ogni giorno dell'anno" pubblicato da Einaudi, per gentile concessione dell'autore e dell'editore.
