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Kid Cudi live al Fabrique: vibrazioni positive sopra ogni cosa

Nella sua prima in Italia, riesce a far dimenticare i problemi, anche d’acustica. Il racconto.
Kid Cudi live al Fabrique: vibrazioni positive sopra ogni cosa

Dici Kid Cudi e si apre una finestra sul mondo. Il rapper e cantante, classe 1984, nato a Cleveland e formatosi a New York, scoperto, salvato e benedetto per tanti anni da Kanye West, poi messo all’indice in uno dei tanti momenti di delirio di Ye, con conseguente rottura dei rapporti, spazia da progetti musicali a televisivi e cinematografici, riuscendo sempre a lasciare il segno. L’album del 2020 “Man on the Moon III: The Chosen”, che ha debuttato alla posizione numero due della Billboard 200, l’apparizione come ospite musicale al Saturday Night Live, la collaborazione con Ariana Grande nella canzone originale "Just Look Up" per il film di successo “Don't Look Up” su Netflix, la partecipazione all’horror “X", la realizzazione di "Entergalactic", una serie musicale animata di cui ha curato anche la colonna sonora racchiusa nell’omonimo disco, sono alcuni esempi del suo straripante eclettismo.

L’Italia lo accoglie e lo abbraccia per la prima volta dopo tanti anni di carriera: 3.000 persone al Fabrique di Milano e vibrazioni positive che avvolgono tutto l’arco della serata. Scott Ramon Seguro Mescudi, questo il suo vero nome, è sempre sorridente, felice, emana energia positiva, urla diverse volte “I love you” verso il pubblico, firma dischi fra una canzone e l’altra e a fine live scende a salutare uno per uno, anche qui dispensando autografi e strette di mano, tutti i ragazzi e le ragazze delle prime file. Alcuni si commuovono. A una giovane fan regala perfino la sua giacca, anch’essa autografata sul momento, utilizzata durante la performance. È rarissimo vedere una star internazionale, abituata a riempire le arene in America, creare, per tutta l’ora e mezza di performance, un’empatia così forte, sincera e profonda con i propri fan. Good Vibes. “Spazio all’amore, non agli incubi. Sentite l’energia?”, dice in apertura, palesando un superamento totale dei problemi legati agli abusi e alla salute mentale che ha avuto.

È questa la chiave su cui Cudi fonda il concerto, è questa quella che ha ribattezzato in più occasioni “l’inevitabilità dell’amore”: lo show si presenta come un vero viaggio costruito sui passi del filone narrativo del “Man on the Moon”, centrale nella carriera e nello storytelling dell’artista. Un’iniezione di sentimenti sani e positività che in diversi frangenti riesce perfino a far dimenticare i problemi. Anche quelli di acustica del club, con rimbombi e suoni graffiati che cambiano la percezione di alcuni pezzi. Artisti di questo calibro, in una città come Milano che rivendica una visione internazionale nel campo della musica (tantissimi i fan esteri presenti al concerto), meritano di più, anche a fronte del costo dei biglietti.

Senza band con due ledwall alle spalle, un approccio da one man show all’americana, Kudi è da solo sul palco, tranne quando sale Chip tha Ripper ad accompagnarlo nelle tracce “Just What I Am” e “Hyyerr”. L’uso delle luci è uno degli elementi più riusciti e interessanti del concerto: nei pezzi più intensi rimane quasi in penombra con la sua sagoma che si erge sul palco, avvolto dai fumi proprio come se fosse su un corpo celeste, mentre in quelli più party esplodono in mille colori, avvolgendolo in un arcobaleno. Sembra davvero sospeso in un trip interstellare, si gioca tutto sulla connessione con il pubblico: le mani che si muovono a tempo su “Solo Dolo, Pt. III”, poi a simulare un’onda nella calda “Sept.16” e ancora il battimani sulla bellissima “Mr.Rager” del 2010, che Kudi chiude a cappella, creando così un ulteriore momento di unione. “Man on the Moon (The Anthem)” riporta indietro nel 2008 ed è un pezzo centrale: “È una delle canzoni più importanti della mia vita. Molto parte da qui”, dice presentando il brano.

Dai movimenti morbidi e rilassati di “Marijuana” si passa ai ritmi scatenati di “Memories”, cover di David Guetta, e di “Pursuit of Happiness (Nightmare)”, la sua canzone più ascoltata dopo “The Scotts” con Travis Scott, il tutto fra geyser che si alzano dal palco e piogge incessanti di coriandoli. È un momento di stacco, quasi straniante rispetto al resto del set a cui Kudi, però, sa arrivare con mestiere, senza cesure improvvise. L’entusiasmo è alle stelle. Non viene spento, ma incanalato in un bis con due tracce dalla forte energia sotterranea: “The Prayer” e la romantica “love.

Scaletta:
Down & Out
Tequila Shots
She Knows This
Dive
Just What I Am
Hyyerr
GHOST!
Solo Dolo, Pt. III
Sept. 16
Man on the Moon (The Anthem)
Mr. Rager
Marijuana
Soundtrack 2 My Life
Solo Dolo (Nightmare)
Sky Might Fall
Heart of a Lion
Memories (cover David Guetta)
Pursuit of Happiness (Nightmare)
Bis:
The Prayer
love.  

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