Moderat dal vivo a Milano: in equilibro fra due mondi
Tre uomini dietro una console. Ogni tanto, quello al centro avanza verso il microfono e canta. Più raramente imbraccia una chitarra. Alle loro spalle uno schermo, con visual che sottolineano i beat e le melodie, sia dei brani senza voce che delle canzoni. Un Alcatraz strapieno, che balla e canta e riprende con il telefonino. Con “More D4ta” pubblicato a maggio di quest’anno, i Moderat hanno raggiunto la massima espressione del loro sound e del loro immaginario e lo hanno saputo trasformare in uno show altrettanto potente e spettacolare .
È probabilmente, per completezza ed espressione artistica, il loro miglior disco in carriera: lo si capisce con maggiore chiarezza vedendoli dal vivo. Nella prima delle due date sold out all’Alcatraz di Milano, locale imballato in cui non rimane spazio neppure per uno spillo, il quarto lavoro della band formata dai Modeselektor (Gernot Bronsert e Sebastian Szary) e da Apparat (Sascha Ring), uscito a distanza di sei anni da “III”, fuoriesce in tutta la sua forza e bellezza, portando il trio a un equilibrio ancora maggiore fra la parte più elettronica dei Modeselektor e la forma-canzone di Apparat, al centro del palco, con al lato i suoi due compagni di avventura.
Lo show, che prende il via con un potente remix di “Running”, è di altissima qualità: sound cristallino che muta a seconda delle canzoni e visual evocativi, a volte naif, altre più riflessivi e profondi, confezionati alla perfezione per regalare un’esperienza completa. Il tutto avvolto da luci che squarciano il palco o si spengono per lasciare che il ledwall alle spalle del trio faccia scorrere le immagini alimentando il viaggio e l’immaginazione dei presenti: il filo rosso è spesso il sovraccarico di informazioni e dati da cui ogni giorno veniamo bombardati. Uno dei momenti più potenti della serata arriva quasi subito: l’esecuzione di “Neon rats”, una delle tracce più scalpitanti di “More D4ta”, incendia l’atmosfera. Il costante abbraccio fra i due mondi, fra il tocco magico dei Modeselektor e la parte vocale di Apparat, è al centro della scaletta e lo si capisce sin dalle prime fasi anche grazie a un’altra delle migliori tracce della loro ultima fatica discografica, “Undo Redo”.
Questo è possibile proprio perché “More D4ta”, più dei precedenti tre lavori, approfondisce maggiormente il legame fra le diverse arti che i Moderat fanno interagire fra loro. Chi ha avuto il piacere di assistere a un raffinato concerto solista di Apparat in cui gioca con la voce e con gli strumenti, facendosi sempre accompagnare da musicisti di alto livello tecnico, e chi ha ballato scatenato su una perfomance techno dei Modeselektor, sa come queste anime quando si incrociano nei Moderat riescano a trovare un bilanciamento quasi sciamanico. Sì, perché dentro un concerto dei Moderat è possibile riporre ricordi, amori, speranze e illusioni, facendo volare la mente cullati dai momenti più soft come avviene in “Last time”, e poco dopo ballare scatenati in quelli più spinti. Su tutti spicca “New error”, cavallo di battaglia tratto dall’esordio del 2009, accolto con un vero e proprio boato, con i telefonini che si alzano a riprendere, e le luci del palco che si rispecchiano dentro gli schermi, con un effetto quasi stroboscopico. Proprio su questo brano i visual raggiungono un nuovo apice: mani reali, robotiche o lastre interne si intrecciano fino a evocare la “Creazione di Adamo” di Michelangelo che si fonda sul gesto di due mani nell'atto di sfiorarsi, senza mai però toccarsi.
I Moderat sono davvero tre cavalieri contemporanei del suono, capaci di plasmare il sound in modo riconoscibile, dando respiro alle visioni dei tre componenti in egual misura. “Easy prey” con la voce di Apparat scolpita su una musica sognante e “Les grandes marches”, con il musicista tedesco che questa volta imbraccia la chitarra ed entra in modo chirurgico sul tappeto sonoro dei Modeselektor, sono un’altra istantanea chiara della meravigliosa complessità dei Moderat, che nel cercarsi e nell’interagire non trovano nulla di complicato e forzato, ma anzi lo fanno con una naturalezza mai scontata. Anche per questo motivo il live non ha mai momenti sottotono e, superata l’ora e mezza, scorre verso il finale che tutti aspettavano: arrivano come lampi “Milk” e soprattutto “Bad kingdom”, la quintessenza dei Moderat, talmente amata da spingere il pubblico a un momento di canto passionale, liberatorio e collettivo. Uno degli show più completi e interessanti visti quest'anno: speriamo venga trasformato in un album dal vivo, come successe per il tour di "III", e che torni presto in Italia.