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Joni Mitchell, la storia di "Both Sides Now"

Dal libro di Mauro Ronconi "Canzoni per un mondo senza Beatles"
Joni Mitchell, la storia di "Both Sides Now"

JONI MITCHELL – Both Sides Now
Reprise, 2000
(Joni Mitchell)

La celebrazione della fragilità umana e della giovinezza perduta. Una vita racchiusa dentro una canzone che ancora oggi sconcerta e intimidisce. Joni Mitchell la scrisse intorno al 1966, a 23 anni. La canzone riflette il disagio per certe decisioni prese dopo il fallimento del primo matrimonio e dopo la sua decisione di dare la figlia in adozione. Originariamente interpretata da Judy Collins, fu incisa da Joni per il suo secondo album, "Clouds", pubblicato nel 1969. A distanza di 30 anni e 18 album alle spalle, l’artista la rivisiterà accompagnata da un’orchestra sinfonica e da una saggezza conquistata a fatica.

Come lei stessa raccontò il brano fu ispirato da "Il Re della Pioggia", romanzo di Saul Bellow del 1959: “Stavo leggendo 'Il Re della Pioggia' di Bellow in aereo; all’inizio del libro anche Henderson, il Re della Pioggia, si trova su un aereo. Sta andando in Africa, guarda giù e vede queste nuvole. Ho poggiato il libro, ho guardato fuori e ho visto anch’io le nuvole, e ho immediatamente cominciato a scrivere la canzone. Non avevo idea che sarebbe diventata così famosa”. Le nuvole come metafora della perdita dell’innocenza, il vederle da entrambi i lati, quel cambiamento di prospettiva che trasmette sensazioni diverse. Immaginarle con la meraviglia dell’essere giovani come “castelli di gelato in aria” per poi, con il passare degli anni e le esperienze della vita, vederci dentro presagi di maltempo.

Qui abbiamo a che fare con qualcosa di grande, di importante. Un poema lirico diviso in dieci strofe dove parole, canto e musica sono poesia unica. Ogni strofa contiene un inizio felice e ottimista, poi un’immagine speculare più matura e più “stanca del mondo”. La parte felice di ogni stofa fa perno con le parole “ma ora…” e nel ciclo lirico articola un elenco di opposizioni
binarie attraverso i suoi tre oggetti di messa a fuoco: nuvole, amore e vita viste da posizioni radicalmente diverse: sopra e sotto / dare e prendere / vincere e perdere. Le nuvole possono essere viste come “castelli di gelato in aria” ma anche come quelle che “oscurano il sole”. L’amore è incarnato da “Lune e giugno e ruote panoramiche”, ma è anche “solo un altro spettacolo” che finisce inevitabilmente. La vita è catturata in “sogni e schemi e folle da circo” ma anche “qualcosa è perduto ma qualcosa è guadagnato / nel vivere ogni giorno”.

Una canzone sull’illusione contro la realtà dal punto di vista di un sognatore. Anche quando l’esperienza insegna la vera natura di qualcosa, il sognatore può continuare a vivere con le sue illusioni sulla vita e sull’amore. Il sognatore sembra destinato a ripetere gli stessi errori scegliendo di addolcire la vera natura della vita e dell’amore con la propria illusione romantica. Anche questo ha una dualità: puoi vederlo come speranzoso o irrealistico. È così per tutte le cose che all’inizio sembrano così semplici e belle, come l’amore e la vita. Si comincia con un ottimismo naturale da bambini, e poi da adulti tendiamo a conoscere un pessimismo amaro o una brutale onestà, vedendo nuvole / vita / amore per quello che sono: “Strisce e cascate di capelli d’angelo / E castelli fatti di gelato nell’aria / E canyon fatti di piume per ogni dove / Io vedevo in questo modo le nuvole”.

L’idea di comprendere qualcosa di così mutevole come le nuvole, l’amore o l’amicizia sembra un compito impossibile che significherebbe accettare il cambiamento senza provare rimpianto o delusione: “Ma ora stanno solo oscurando il sole / Fanno cadere pioggia e neve su tutti noi / Così tante cose vorrei aver fatto / Ma le nuvole si sono messe sulla mia strada”. Il significato chiave è nel ritornello, dove guarda l’amore e la vita dall’alto in basso, da entrambi i lati, e continua ad ammettere di ricordarne soltanto le illusioni: “Ormai ho guardato le nuvole da entrambi i lati / Da sotto e da sopra e ancora in qualche altro modo / Sono le illusioni delle nuvole ciò che ricordo / In realtà non conosco affatto le nuvole”.

Poi Joni cita volutamente e con nostalgia gli stereotipi infantili dell’amore ("Moon-June" è una classica rima in inglese): “Lune di giugno e ruote panoramiche / Il ritmo vorticoso e danzante che senti tuo quando ogni fiaba diventa realtà / In questo modo vedevo l’amore”. Un sentimento che con il passare del tempo non è sempre quello che sembra perché è solo un’illusione. Ha cercato di amare qualcuno e hanno riso di lei: “Ma ora è tutto un altro spettacolo / Li lasci ridere quando te ne vai / E se ti interessa, non farglielo sapere / Non devi dar via te stessa / Lacrime e paure e sentirsi orgogliosi / Dire decisi ‘Ti amo’ ad alta voce / Sogni e progetti e folle da circo / Ho guardato alla vita in quel modo”.

In questa struttura ripetitiva che fa emergere le allegorie più profonde dell’amore, della perdita e delle relazioni personali emergono tutta la sua personalità e l’esigenza di conoscere, di provare, di rinnovarsi: “Oh, ma ora i vecchi amici si comportano in modo strano / E scuotono la testa, dicono che sono cambiata / Beh, qualcosa è andato perso, ma qualcosa si è guadagnato / Nel vivere di ogni giorno”. E così, si arriva alla conclusione. Ha visto il meglio che la vita aveva da offrire e l’ha accettato, ma capisce che l’ha vissuta sempre nella comprensione dell’indeterminatezza dell’esperienza umana: “Sono le illusioni della vita ciò che ricordo / In realtà non conosco la vita / In realtà non conosco affatto la vita”.

Uno dei grandi doni di Joni Mitchell è stato quello di immergersi nelle sue esperienze, catturare un tempo, un luogo, una sensazione, e farne una identità tangibile, indipendente da lei stessa e "Both Sides Now" ne sublima questa qualità. Tra l’altro è
una canzone che arriva precocemente nella vita di Mitchell e che non può raggiungere il suo pieno, magnifico potenziale finché la sua maturità e la sua esperienza non l’hanno raggiunta. E nonostante sia un episodio seminale della sua opera giovanile, l’artista in seguito confessò: “Era una canzone in cui pensavo di dover crescere. Non credo di averla eseguita bene fino a quando non avevo cinquant’anni”.

Figura fondamentale per la realizzazione di "Both Sides Now" è il compositore, arrangiatore e direttore d’orchestra americano Vince Mendoza, musicista che esordì con la Blue Note per lavorare poi con una serie di artisti pop tra cui Robbie Williams, Björk, Elvis Costello, fino a fuoriclasse del jazz come Pat Metheny e Charlie Haden. La registrazione avvenne a Londra, negli Air Studios di George Martin. La Mitchell è accompagnata dai 70 elementi della London Symphony Orchestra e da una discreta sezione ritmica formata dal batterista Peter Erskine e dal leggendario bassista dei Wrecking Crew, Chuck Berghofer. C’è un suono maestoso con un senso dello spazio del tutto convincente (lo studio di Martin era una chiesa ristrutturata). Peter Erskine lo descrive molto simile a una registrazione audiophile pura: con tre microfoni appesi a un singolo “albero” sopra l’orchestra e cabine microfonate separatamente per Mitchell, Erskine e Berghofer.

Ciò che colpisce dell’orchestrazione di "Both Sides Now" è il modo in cui Mendoza costruisce un’ondata di suoni dietro la voce di Mitchell che all’inizio è velatamente posta allo stesso livello degli strumenti musicali per poi spostarsi leggermente in primo piano. Un’impalcatura sinfonica incerta, soffusa, in linea con la premessa filosofica della canzone dove le cose della vita sono inconoscibili, aperte al caso e alla fine rimangono solo le illusioni. Oltre all’accompagnamento musicale, la seconda notevole differenza rispetto alla versione folk dell’originale è ovviamente la voce radicalmente trasformata. Il timbro da soprano che l’aveva resa famosa ha acquisito un tono profondo e roco. A volte sembra semplicemente declamare i versi, non cantarli, e questo non fa che aumentare la drammaticità della canzone enfatizzata nella seconda parte del brano dal sassofono soprano di Wayne Shorter che stride e lacera la trama densa e multistrato dell’arrangiamento orchestrale. Ci sono dentro tutte le sfumature vocali d’impronta jazzistica che l’artista ha studiato per 30 anni e tutto suona vissuto.

All’epoca Joni Mitchell fu criticata per avere scritto così giovane una canzone del genere. Un messaggio che avrebbe dovuto richiedere più esperienza di vita per essere del tutto credibile. Tutto scorre. Le nuvole sono belle, le nuvole sono minacciose.
L’amore è una favola e le illusioni si infrangono. L’amicizia è tutto, ma le vecchie amicizie muoiono. Viene in mente un’altra straordinaria canzone che si muove nello stesso territorio: "Tangled Up in Blue" di Bob Dylan. Anche lì le persone cambiano, sentono le stesse cose, ma le vedono da un angolo diverso, “aggrovigliate nel blu”. La sola cosa da fare è affrontare la vita cercando di restare fedeli a sé stessi, superando avversità e dubbi. E quando Joni in questa seconda incarnazione di "Both Sides Now" dice di avere visto entrambi i lati dell’amore, tu le credi. “Ci è voluta una donna matura per darle vita”, disse una volta Mitchell.

Per gentile concessione dell'editore Arcana e dell'autore (che l'ha scelta personalmente) pubblichiamo questa scheda tratta dal libro di Mauro Ronconi "Canzoni per un mondo senza Beatles".

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