Supertramp, la storia di "The Logical Song"

SUPERTRAMP – The Logical Song
A&M, 1979
(Roger Hodgson)
Troppo spesso il sistema educativo predica un gergo categorico piuttosto che conoscenza e sensibilità. Da giovani si vive in un mondo ovattato dove tutto ci appare semplice e a tratti idilliaco, ma crescendo, quando ci si comincia a interrogare sul significato della propria esistenza e si va alla ricerca di un’identità, un progetto di vita, cresce l’inquietudine nei confronti del futuro e le cose si complicano. Tutto questo è il contenuto lirico di "The Logical Song".
Fu scritta da Roger Hodgson e racconta della sua esperienza giovanile in un collegio: “Sono stato in un collegio per dieci anni e quando ne sono finalmente uscito avevo in mente un sacco di domande. 'E adesso, cosa diavolo mi succederà? Qual è il significato della mia vita?'. Mi chiedevo perché molte delle cose che mi avevano insegnato fossero per me prive di senso. 'The Logical Song' era un mezzo per affermare con ironia qualcosa di molto più profondo. Mi avevano insegnato a uniformarmi agli altri, a essere presentabile, accettabile e tutto questo genere di cose, tralasciando quello che per me era invece fondamentale. Nessuno mi aveva mai detto chi io fossi o quale fosse il significato della mia esistenza. Desideravo trasmettere un messaggio molto profondo, nel quale molte persone si riconobbero”.
Era il 1979 quando uscì "Breakfast in America" e con questo album i Supertramp inventano un magica formula in cui raggiungevano il più acuto equilibrio possibile tra classicismo quasi-sinfonico e il pop post-Beatles. Il risultato fu un clamoroso successo mondiale arrivato come summa di tutta l’esperienza di questo quintetto inglese proveniente dal rock progressivo formato da Rick Davies (tastiere e voce), Roger Hodgson (chitarra, tastiere e voce), Dougie Thomson (basso), Bob C. Siebenberg (batteria), John A. Helliwell (fiati). Come al solito, tutte le composizioni furono scritte da Roger Hodgson, voce da mezzo falsetto, e Rick Davies, voce aggressiva, entrambi influenzati dal jazz, entrambi complementari per la riuscita dei brani. Il tema è il sogno americano con la sua retorica raccontato con una buona dose di satira e fantasia dilagante.
Registrato a Los Angeles, dove la band si era ormai stabilizzata fin dai tempi di "Crisis? what crisis?" (1975), la produzione viene curata dagli stessi Supertramp insieme a Peter Henderson, ingegnere del suono dai trascorsi illustri (America, Wings, King Crimson, Tubes), che prende il posto di Ken Scott. Una delle vette assolute di questo album insieme a "Goodbye Stranger" scritta da Rick Davies è "The Logical Song", opera solitaria di Hodgson (Davies contribuì unicamente aggiungendo i controcanti nel secondo ritornello). La componente jazzistica in fase di composizione è una delle peculiarità del brano, un sistema di scrittura separato per ogni strumento (Duke Ellington docet), i suoi ottavi sincopati e il sax di Johnny Helliwell che interviene con brucianti assolo “coltraniani”.
Ricorda Hodgson: “La composi circa sei mesi prima di presentarla alla band, sia per quanto riguarda il testo, sia per la musica. Iniziai a scriverla canticchiando alcune parole senza senso; a volte da questo modo di lavorare emerge qualche cosa che pian piano acquisisce un significato, poi man mano si aggiunge un’altra strofa e così via. Stavo procedendo esattamente in questo
modo quando mi venne in mente ‘logical’ e mi fermai un attimo pensando che fosse una parola interessante. Quando la feci ascoltare agli altri pensavo tuttavia che non sarebbe piaciuta a nessuno”.
A livello musicale il brano è sostenuto su un riff di piano elettrico Wurlitzer suonato da Hodgson in modo molto percussivo e ritmico, vero e proprio marchio di fabbrica dei Supertramp, ulteriormente abbellito dalle nacchere e da sovraincisioni di effetti wah wah della tastiera Clavinet di Davies. Creativo e sofisticato, il brano è perfettamente costruito sulla strofa che si apre in un ritornello basato su un’apertura musicale apparentemente molto dolce, sognante, ma le parole comunicano invece una malinconia e un rimpianto angoscioso: “Ci sono volte in cui tutto il mondo dorme / Le domande sono troppo profonde per un uomo così semplice / Vi dispiacerebbe dirmi per favore cosa abbiamo imparato? / So che può sembrare assurdo, ma per favore, ditemi chi sono”. Un uomo che nel profondo ha conservato ancora tracce di innocenza primigenia e si chiede a cosa
sono servite quelle lezioni di cinismo se non a trasformarlo in una persona così diversa da non riconoscersi più.
Sostenuto da un cambio di tempo deciso, sottolineato dall’entrata della tastiera, il testo prende improvvisamente una piega quasi rabbiosa. Andare oltre gli standard sociali, l’omologazione e valorizzare i pensieri e l’intelligenza in base al proprio sistema morale: “Cosa ne diresti ora / Se ti chiamassero radicale / Liberale, fanatico, criminale? Potresti sottoscriverlo? / Ci piacerebbe sapere che sei gradevole / Rispettabile, presentabile, un vegetale / Scopriamolo, sì”. Il tema dell’essere unico viene trasmesso attraverso l’uso efficace di un magnifico assolo di sassofono di John Helliwell. È il difficile passaggio dall’adolescenza
all’età adulta, dall’età del disincanto a quella dello smarrimento nei confronti del mondo e della società. Una canzone estremamente potente che spiega di come la logica (di cui al titolo) può limitare la creatività e la passione.
In fase di missaggio, durato due settimane, furono sovrapposti alcuni effetti sonori. Per sottolineare la parola “digital”, incorporano nella traccia il suono prodotto da due giochi elettronici molto popolari verso la fine degli anni Settanta, quello
di football americano della Mattel (antesignano della Nintendo) in aggiunta a quello del Pop-O-Matic, componente del gioco in scatola “Trouble” della Hasbro.
Per gentile concessione dell'editore Arcana e dell'autore (che l'ha scelta personalmente) pubblichiamo questa scheda tratta dal libro di Mauro Ronconi "Canzoni per un mondo senza Beatles".
