Nick Mason: i concerti italiani dei Saucerful of Secrets

La musica dei Pink Floyd del periodo 1965-1972, proposta da Nick Mason e i suoi Saucerful Of Secrets, la band fortemente voluta da Lee Harris e che ha esordito a Londra quattro anni fa, ha le fragranze psichedeliche dei primi Pink Floyd dell'era barrettiana, che nel corso degli anni si sono trasformate nel suono prog-rock degli anni Settanta. Quel repertorio, disco dopo disco, muterà nel suono e nelle tematiche fino a concretizzarsi nel capolavoro senza tempo dell'album “The Dark Side Of The Moon”, pubblicato dai Floyd nel 1973. Ma i Saucerful Of Secrets si fermano prima, col loro repertorio; e il pubblico, tra nostalgia e amore incondizionato per i Floyd, gradisce molto.
È stato così anche per gli unici due concerti di Nick Mason offerti lo scorso fine settimana ai fan italiani a Lucca e Nichelino (Torino).
L'inossidabile Nick Mason e i suoi terribili soci della banda dei Saucerful of Secrets hanno potuto finalmente suonare davanti al pubblico italiano, recuperando le date di Nichelino del 25 giugno 2020 e Lucca del 26 giugno 2020, saltate a causa della pandemia, confermando che la love story tra l'Italia e i Pink Floyd, a 54 anni di distanza dai primi concerti romani del 1968, non conosce crisi.
Il mini-tour italiano del 78enne batterista inglese dimostra che la formula magica di proporre materiale del primo periodo floydiano, intrapresa dalla band sin dagli esordi nel 2018 quasi fosse una regola ferrea, funziona, ed è ripagata dai fan che hanno affollato i loro tour. Queste canzoni, anche quelle del periodo più acerbo e le meno conosciute, per molti fan risultano molto più interessanti dei muri, dei maiali volanti, degli schermi circolari, dei laser e di tutti gli orpelli ai quali sia Gilmour che Waters non riescono a rinunciare quando si esibiscono dal vivo.
L'appuntamento tra le migliaia di appassionati della musica floydiana e Nick Mason si è felicemente consumato sabato 25 giugno a Lucca e domenica 26 a Nichelino (Torino). E che sia amore vero e proprio lo si intuisce dal fatto che le due città sono state prese d'assalto dal popolo floydiano sin dalle prime ore del pomeriggio, sei o sette ore prima che i cancelli fossero aperti. L'attesa del concerto è una grande festa per la quale questi irriducibili appassionati sono disposti ad affrontare non solo le tante ore di viaggio per raggiungere la sede del concerto, ma anche la tremenda calura estiva di questi giorni. Eccoli lì per strada, maglietta a tema floydiano d'ordinanza, che si aggirano con curiosità, nella speranza di incrociare Mason o uno dei quattro musicisti che lo accompagnano sul palco – in realtà sempre molto disponibili per il proprio pubblico - per strappare un selfie o addirittura un autografo.
Nick Mason inaugura a Lucca l'edizione 2022 del Summer Festival e, come al solito, in occasione di questa manifestazione, piazza Napoleone è aperta al pubblico, almeno fino alle 19, quando lo spazio riservato allo show viene transennato e ci si deve mettere in fila per entrare. Ti puoi aggirare tra le sedie, goderti il palco vuoto cercando di capire quali strumenti suoneranno, avvicinarti a poca distanza dalla coloratissima batteria di Mason con le bellissime grafiche di Hokusai per le foto di rito e sperare che la band salga sul palco per il soundcheck.
Ma la vera festa è l'incontro che avviene tra molti dei fan arrivati da tutta Italia nella città toscana, tenuti lontani dai concerti per due anni. Tantissimi sono quelli che si sono conosciuti sui social e che si sono dati appuntamento, magari per un primo incontro. Nasceranno anche degli amori, ma questa è un'altra storia... È tutto uno scenario pieno di abbracci, foto e un riconoscersi anche nei gusti musicali, dando finalmente una identità a un nickname o al cerchietto dell'icona del social di turno. È il momento in cui comprendi di appartenere a qualcosa che coinvolge anche altre persone, ritrovandoti circondato da tanti amici, come cantavano i Pink Floyd in "High Hopes".
Quella floydiana è una grande famiglia che comprende diverse generazioni, che finalmente possono tornare ad abbracciarsi senza mascherina o distanze di sicurezza, anche se con un po' di timore ma soprattutto con tanta voglia di ascoltare la musica dei vecchi Pink Floyd. Ci trovi sia il quindicenne al primo appuntamento importante con la musica, sia l'attempato signore che ha sfidato le leggi della fisica per infilarsi una sbiadita maglietta comprata durante il tour dei Pink Floyd del 1988. Tutti accomunati dal desiderio di ascoltare la musica che hanno amato, ascoltandola su uno sgangherato giradischi nella propria stanzetta per le vecchie generazioni, oppure su un modernissimo smartphone per i tantissimi millennials.
Tra una birra e una pizzetta, le strade che costeggiano piazza Napoleone sono invase dal popolo pinkfloydiano. Ci si raccontano esperienze varie, si tirano fuori le copertine dei 33 giri che porti con te con la speranza che l'artista voglia autografare – classico il panico quando accade e ti accorgi di aver dimenticato il pennarello a casa – e in alcuni casi si arriva anche a cantare le canzoni tutti insieme perché il proprietario del bar che ti ospita ha deciso di irradiare solo musica dei Pink Floyd. Tutto questo fa parte della festa che precede il concerto, e per questo non c'è prezzo di biglietto o di prevendita che tenga; sono momenti che ti porti nella memoria e che sai per certo che al prossimo appuntamento rivivrai con la stessa gioia anche se con qualche capello in meno.
Questa magia pre-show continua anche quando aprono i cancelli e prendi posto nella grande piazza, davanti allo storico Palazzo Ducale. È l'ora del selfie in prima fila, quando cerchi di infilare nell'inquadratura anche la batteria di Nick e quelle due ore che dividono dall'inizio dello spettacolo volano letteralmente via. Sono momenti fondamentali e carichi di ricordi incancellabili per chi vive la propria passione musicale a questi livelli. A Lucca poi ti capita di incrociare i due organizzatori dei concerto, D'Alessandro e Galli, che si aggirano per la piazza e che di sicuro - oltre alle pressioni che devono sopportare per l'evento - comprendono che il loro lavoro è anche quello di realizzare il sogno di ogni fan: assistere al concerto del proprio artista.
Rispetto agli ultimi concerti italiani di Mason risalenti all'estate 2019, la scaletta è stata modificata, fra tagli e aggiunte, rientrando nelle due ore classiche delle loro esibizioni. E il concerto inizia con puntualità tutta inglese. Alle 21, dopo quindici minuti di effetti sonori e voci varie in piena tradizione pinkfloydiana, si sente il familiare rumore del vento: arriva dunque sul palco in solitaria e a passo veloce Guy Pratt, che fa vibrare col pollice le corde del basso per l'inizio di "One of These Days". Non esiste brano d'apertura migliore per i nostalgici degli early years floydiani: il resto della band prende velocemente posto e il pubblico si scatena battendo mani e piedi per seguire il ritmo della tarantella che apriva l'album “Meddle” del 1971.
L'esordio non è casuale: all'interno della canzone c'è una frase letta da Nick Mason e manipolata in studio che recita “Uno di questi giorni ti farò a pezzettini”, uno dei rari interventi vocali del batterista nei Pink Floyd. Si dà da fare con la sua pedal steel Lee Harris, la persona che ha inventato il progetto Saucerful Of Secrets, come ricorda Mason in uno delle sue interazioni col pubblico durante il concerto.
Si capisce subito che la band è carica ma anche che ha migliorato il suono rispetto agli ultimi concerti italiani di tre anni fa. Per chi non lo conoscesse, Guy Pratt ha iniziato la sua carriera all'interno della live band dei Pink Floyd nel 1987 ed ha proseguito fino al 1994, nel tour di “The Division Bell”. Da allora, tra il 2006 e il 2016 ha seguito David Gilmour dal vivo e dal 2018 sostiene la base ritmica degli A Saucerful Of Secrets insieme a Nick Mason. Se ci metti che nel 1996 aveva sposato anche Gala Wright, la figlia del tastierista dei Pink Floyd, comprendi che il suo ruolo è molto più profondo di quello che immagini.
Negli spettacoli dei Saucerful tutto è essenziale, quasi spartano e anche i video che accompagneranno tutto lo spettacolo sono semplici, gli effetti luce discreti, coinvolgenti ma mai troppo invasivi: tutto quello che conta è la band che suona.
Ti devi ancora riprendere dall'adrenalina iniziale che ecco arrivare "Arnold Layne", singolo d'esordio dei Pink Floyd: nonostante i suoi 55 anni, questo brano ti porta ancora quella voglia di allegria e di giovanile spensieratezza tipica di alcune composizioni firmate dal compianto Syd Barrett. Il pubblico la canta in coro e si scatena, mentre lo schermo a led - a Nichelino useranno un grande telone come fondale per le proiezioni, rinverdendo i fast del loro periodo psichedelico dell'UFO Club – propone dei filmati in slow motion di Mason del 1968.
Altro brano da “Meddle”: la delicata "Fearless", che sembra non sia stata mai proposta dal vivo dai Pink Floyd, uno dei pochi brani firmati insieme da David Gilmour e Roger Waters. È il momento per Mason di rilassarsi e tirare il fiato. Sullo schermo si muovono lentamente alcune forme geometriche colorate e quando Kemp nomina la frase del testo “Hear the sound of the faces in the crowd”, Pratt indica col pollice scegliendo a caso alcune persone del pubblico. È l'occasione per Gary Kemp di mostrare la sua bravura con una voce e un suono di chitarra in pieno stile gilmouriano.
Classe 1959, Kemp è uno degli autori principali dei successi degli Spandau Ballet e loro stimato chitarrista. Nella sua carriera si è diviso tra musica e cinema nel ruoto di attore, ed è ora membro stabile dei Saucerful. Chiude la classica voce pre-registrata dei tifosi del Liverpool, "You'll Never Walk Alone" che concludeva la versione in studio del brano.
Si salta all'album successivo, “Obscured By Clouds” dei Pink Floyd del 1972, e si naviga nel suono quasi krautrock della doppietta strumentale che apre quel disco, "Obscured by Clouds" e "When You're In". Il synth pulsante della canzone si associa al ritmo ossessivamente martellante e preciso di Mason, che utilizza entrambe le grancasse della sua batteria, lasciando al tastierista Dom Beken il compito di colorare con le note provenienti dai tasti bianchi e neri delle sue tastiere. Harris e Kemp incrociano i suoni delle loro chitarre, rispettando fondamentalmente quanto proposto da Gilmour nel 1972. Pratt si dimena e si muove qua e là sul palco, cercando spesso il contatto visivo con gli altri musicisti tra sorrisi ed espressioni buffe.
Prima sorpresa per il pubblico, l'esordio in terra nostrana di "Candy And A Currant Bun". Alzi la mano chi la conosce senza dover ricorrere a Google. Quanti siete? Si tratta del lato b del singolo "Arnold Layne", due canzoni a rischio censura. Infatti il titolo originale di "Candy" era "Let's Roll Another One" (Arrotoliamocene un'altra) e vi assicuro che non si parlava di caramelle... Tra l'altro il titolo primordiale del brano è stato inserito a sorpresa dai Saucerful all'interno del testo della canzone. D'altronde la penna di Syd Barrett era piena di giochi, scherzi e riferimenti, a volte oscuri, altre meno, quasi sempre al limite della comprensione immediata.
È anche il caso della successiva "Vegetable Man", canzone che come ricorda Mason agli spettatori non era stata completata dalla band (è stata pubblicata nella sua versione incompleta solo nel box pinkfloydiano del 2016). Cantata da Kemp con l'aiuto vocale di Pratt, viene rinfrescata e resa meno acida dai quattro giovani musicisti di Mason, particolarmente rinvigorito e ispirato, che li sorregge. Il batterista scherza con il pubblico, rimarcando che la canzone appena eseguita non la eseguono né Waters, né Gilmour e neanche gli Australian Pink Floyd o i Transilvanian Pink Floyd, continuando l'elenco fino all'inverosimile scatenando le risate dei presenti. Tra l'altro il batterista ha aggiunto una nota personale; sua figlia Holly è infatti sposata col pilota italiano Marino Franchitti e nel 2013 la coppia ha dato alla luce Luca, nome che Mason ha trovato simile a quello della città toscana.
Arriva l'emozionante sezione del concerto dedicata all'album “Atom Heart Mother”, che il pubblico gradisce e segue con immutato trasporto in ogni concerto. È una mini-suite che supera gli undici minuti e comprende una versione di "If", delicata ballata firmata da Roger Waters nel 1970, cantata alternatamente da Kemp e Pratt. Dopo la prima strofa, Harris ripropone il breve solo in slide di Gilmour al termine del quale la musica sembra fermarsi. Mason percuote i piatti e Pratt gli si para davanti, saltando per fornire l'esatto tempo d'introduzione del brano successivo. Esplode così, poderosa e imponente come sempre, una esecuzione accorciata della suite "Atom Heart Mother", accolta da una ovazione del pubblico. Molto intensa la sezione di "Breast Milky", nel duetto chitarra e tastiera simile a quello del 1970, mentre nella sezione di "Mother Fore" le dita di Beken recuperano quel suono etereo e sognante di wrightiana memoria. Sul finale viene ripresa la parte finale di "If", affidata ancora alle voci di Kemp e Pratt.
La canzone successiva – e non è un caso – è di Rick Wright ed è il suo primo brano firmato per i Pink Floyd. Si tratta di "Remember a Day", cantata da Rick e incisa dai Floyd nel 1967 ma pubblicata solo nel loro secondo album del 1968. "Remember A Day" è stata recuperata 40 anni dopo da Gilmour, che il 23 settembre 2008 la aveva eseguita nel programma "Later With Jools Holland" pochi giorni dopo la morte di Richard Wright, suonandola proprio in suo onore. È l'occasione per Pratt per ricordare che, mentre il nipote di Mason si chiama Luca, il primogenito del bassista è anche il nipote di Wright. Mason, che nella versione originale aveva lasciato le bacchette a Norman Smith, recupera il mood giusto per suonare il brano; Lee Harris è impegnato a suonare la chitarra slide, Kemp suona l'acustica e infine Pratt interpreta con la sua voce la ballata del suo ex suocero.
L'operazione di risveglio della poesia dei primi brani floydiani sembra trovare la sua apoteosi nella classica "Set the Controls for the Heart of the Sun". Non si tratta di un brano poco noto, anzi! I Pink Floyd lo hanno inserito nelle loro scalette tra il 1967 e il 1973, mentre Roger Waters lo ha spesso proposto all'interno dei suoi spettacoli da solista. È un'altra canzone dall'album “A Saucerful Of Secrets”, album che ha offerto il nome della band ed è anche il brano di chiusura del primo set presentato a Lucca. L'esecuzione è spaventosamente coinvolgente e permette ai nuovi musicisti di aggiungere e personalizzare il suono con i loro personali contributi. Cercate il brano in rete e provate ad ascoltarlo ad occhi chiusi e a farvi trasportare in questo viaggio al limite del lisergico che era tipico del primo periodo pinkfloydiano.
La band si concede un quarto d'ora di pausa. Il buio del cielo e le luci del palco durante l'intervallo si incrociano con la statua di Maria Luisa di Borbone, situata al centro della piazza, mettendola particolarmente in risalto. Si ha giusto il tempo per l'ennesima birra della giornata, aspettando l'avvio del secondo tempo dello spettacolo, in attesa delle sorprese che la scaletta ha riservato ai presenti – molti fan si sono informati sulla set list del concerto, altri invece hanno preferito farsi sorprendere dalle canzoni man mano che vengono proposte.
I Saucerful tornano sul palco con immutata energia, facendo esplodere con musica e immagini la bellissima "Astronomy Dominé", vera punta di diamante che apriva il primo album dei Pink Floyd del 1967. Le luci pulsano e Beken riproduce con particolare attenzione gli effetti introduttivi del brano, unendosi a cantare insieme agli altri musicisti, con Mason che sembra moltiplicare il numero delle sue braccia pur di arrivare a percuotere tutti i tamburi intorno a lui! La sezione solista di Harris è da brividi e rende merito alla follia creativa dell'indimenticabile Barrett.
Si passa a un altro disco molto amato del primo periodo della band. Si tratta di “More”, colonna sonora del film omonimo del regista Barbet Schroeder risalente al 1969 e terzo album ufficiale dei Pink Floyd, vero e proprio gioiellino sonoro da riscoprire e ascoltare con l'attenzione che merita. Pratt urla "Rock and roll" ed ecco partire "The Nile Song", cantata con approccio quasi sexpistolsiano dal bassista. È il momento per il pubblico di Lucca di scatenarsi, la gente balla sulle sedie e si agita come se non ci fosse un domani: è la magia della musica dei Pink Floyd, che a volte ti inchioda e altre volte ti ritrovi a ballarla senza capire come.
Il primo solo è riservato all'ottimo Gary, sotto l'occhio vigile di Pratt che poi si sposta verso Lee, autore degli altri due solo eseguiti in uno stile un po' più hendrixiano. Bravo Mason a tenere il passo dei quattro colleghi scatenati senza sfigurare troppo. Come in tutti i concerti, Pratt racconta che aveva scoperto quella canzone grazie alla compilation a prezzo speciale “Relics” del 1971: soltanto 16 anni dopo il bassista entrerà in pianta stabile nella live band dei Pink Floyd per i loro acclamati tour mondiali. Pratt ricorda anche il recente progetto che lo ha coinvolto insieme ai Pink Floyd, il singolo "Hey Hey, Rise Up!", i cui proventi saranno devoluti a favore dell'Ukraine Humanitarian Relief Fund e che il prossimo mese verrà pubblicato su vinile e cd singolo.
Si prosegue, prima del momento clou del concerto, andando a estrarre altre due canzoni da “Obscured By Clouds”, l'altra colonna sonora del film di Schroeder composta dai Pink Floyd nel 1972. Si tratta di due omaggi sia a Wright, autore della prima traccia, sia a Gilmour, che scrisse musica e parole della seconda. "Burning Bridges" è la prima: lenta e sinuosa, si affida alle voci di Kemp e di Pratt che si alternano e si sovrappongono, così come accadeva sul disco del 1972. Bravo Harris, che trova il giusto suono di chitarra; attento Beken nell'aggiungere le giuste sonorità riproponendo un Hammond in modo discreto come faceva Wright.
Giusto il tempo di respirare che si riprende con la pulsante "Childhood's End", introdotta dai giochi di tastiera di Beken aggiunti a un fugace effetto vocale di watersiana memoria, probabilmente registrato. Ancora Kemp a prendere le parti che furono di Gilmour, affidando al sempre attento Harris il solo. Dopo la strofa finale, si aggiunge al coro anche Pratt.
Avete nostalgia di Syd Barrett? "Lucifer Sam" mi sembra la canzone adatta per dare una scossa alla scaletta. Harris, Pratt e Kemp si radunano davanti a Mason per aiutarlo ad entrare col giusto tempo nella canzone – cosa che nel concerto in Polonia di qualche giorno fa aveva creato un po' di problemi al batterista. Quella che era la seconda traccia dell'album “The Piper At The Gates Of Dawn” è affidata alla voce di Pratt, coadiuvato ai cori da Kemp. Tirato ed efficace il suono dell'ottimo Harris. Sul finale Beken si produce in solo di tastiera che riporta al Pink Floyd Sound del 1967, con Pratt che sale sulla pedana di Mason, alza il manico del basso con la mano sinistra e aiuta il batterista a prendere beccare il giusto ritmo.
Tantissimi i sorrisi tra i musicisti, si divertono, interagiscono spesso tra loro e col pubblico e portano Mason a doversi preoccupare solo di suonare meglio che può e di lasciarsi andare. D'altronde il carattere di Mason è sempre stato giocoso e divertente e questa band corrisponde esattamente al suo profilo.
Silenzio in sala. Lo schermo diventa nero e da lontano arriva quel ping che per un fan dei Pink Floyd significa l'inizio di un lungo viaggio. È "Echoes", la canzone più amata dai fan – è sempre prima nei tanti sondaggi che girano tra gli appassionati – che è stata proposta per la prima volta da Mason e la sua band proprio col tour 2022, che si intitola opportunamente “The Echoes Tour”. Proprio quella "Echoes" che i Pink Floyd avevano suonato dal vivo tra il 1971 e il 1975 e che avevano riproposto in concerto nelle prime date del 1987, quando Waters non faceva già più parte dei giochi. Gilmour l'aveva riproposta a sorpresa nel suo tour solista del 2006, quando la suonava insieme a Richard Wright. In seguito alla morte improvvisa del tastierista avvenuta nel 2008, Gilmour decide di non suonarla più dal vivo nel tour successivo. Mason e i suoi musicisti, con coraggio ma anche consapevoli che fosse una canzone molto amata dai fan, l'hanno rimessa in piedi e proposta in una versione che dura giusto un paio di minuti in meno rispetto a quella originale, che fermava il cronometro a 23 minuti e 31 secondi.
Le emozioni che i vari momenti della lunga suite offrono ai fan dei Pink Floyd meriterebbero un articolo a parte. Il gruppo di Mason si compatta intorno al suono, regalando una interpretazione molto simile all'originale anche se aggiungono e personalizzano le loro varie parti, suonandola comunque nel rispetto quasi reverenziale nei confronti della traccia originale.
È la canzone di chiusura del concerto, ma ovviamente la piazza di Lucca è una bolgia floydiana e i Saucerful di Nick sono costretti a tornare sul palco. Così come tutto il concerto, anche il bis è colorato di forti tinte barrettiane, portando ad un totale di sette canzoni firmate da Syd su un totale di ventuno suonate durante il concerto. D'altronde, come afferma Mason al microfono, Barrett è l'“uomo senza il quale non saremmo qui” e merita di essere tributato al meglio. La prima è l'immancabile "See Emily Play", inno alla gioia psichedelica della Summer of Love che ha fatto ballare tutto il pubblico del Lucca Summer Festival. Tra proiezioni psichedeliche sullo schermo e suoni in pieno stile anni Sessanta ti ritrovi a cantarla a squarciagola, neanche fosse l'inno nazionale. Anche qui Beken si rivela un vero e proprio alchimista del suono andando a recuperare i timbri utilizzati nel 1967 dal giovane Richard Wright. Molto bella la piccola coda con la quale viene chiusa la canzone.
Sei ancora lì ad applaudire il pezzo che la band, batterista a parte, si lancia in una serie di suoni che sembrano provenire da una galassia lontana. È l'introduzione di "A Saucerful of Secrets", la canzone il cui nome è stato usato dai musicisti per battezzare la band al seguito di Mason. Per un paio di minuti gli effetti sonori ricreano la sezione nota come "Syncopated Pandemonium", fino a che Beken non ripropone lo stesso effetto del disco che anticipa di qualche secondo l'emozionante sezione di organo che introduce "Celestial Voices". Le vibrazioni nella piazza toscana sono indescrivibili, e quando Kemp arriva a cantare la sezione finale sono in tanti ad unirsi dalla piazza con la loro voce. Una musica profonda e fortemente emozionale, che non veniva interpretata dal vivo da un Pink Floyd da cinquant'anni e che, grazie a questo progetto, è stata riproposta finalmente al pubblico e restituita alla memoria storica della musica. Il solo di Kemp, che porta il brano fino alla chiusura, aggiunge altro pathos all'atmosfera offerta da questo incredibile strumentale.
Il pubblico è tutto in piedi, molti si sono avvicinati al palco per poter finalmente vedere da vicino i propri beniamini, ma con l'ordine e il rispetto per gli altri che è tipico del tranquillo popolo floydiano. Nessuno ha voglia di andare a casa e così si arriva al terzo bis, la scanzonata "Bike" che chiudeva il primo album dei Pink Floyd. La cantano Kemp e Pratt, la canta anche il pubblico e sul finale, mentre partono gli effetti pre-registrati dal disco originale, i cinque musicisti hanno già abbandonato gli strumenti e si radunano al centro del palco per raccogliere l'applauso finale di Lucca. Beken scatta foto alla platea e subito dopo i musicisti abbandonano il palco, lasciando Mason a raccogliere in solitaria e carico d'emozione il meritato applauso.
Gli spettatori tornano a riempire le strade di Lucca, portandosi a casa il ricordo di una serata speciale, una di quelle che chiudi nell'album dei ricordi e non dimenticherai mai.
Il giorno successivo tutto il carrozzone floydiano si posta a Nichelino, a pochi chilometri da Torino, dove è previsto il secondo e ultimo spettacolo dei Saucerful in Italia. Come a Lucca, anche qui la band viene chiamata ad aprire un festival, lo Stupinigi Sonic Park 2022 che ha luogo nel parco della Palazzina di Caccia di Stupinigi, a Nichelino in provincia della vicina Torino, patrimonio dell'Unesco. Una sezione del Parco ospita il palco dove si esibiranno le band che potranno suonare difronte all'esterno illuminato della Palazzina di Caccia, nell'affascinante apoteosi del suo stile barocco.
Nel pomeriggio, a pochi metri dal palazzo, si è ripetuto il raduno dei fan della band, anche se in maniera ridotta data la particolare struttura esterna della Palazzina. Per fortuna la temperatura è stata più clemente rispetto al caldo di Lucca, ma questo non ha ridotto il numero di birre che i locali del posto hanno dovuto sfornare per dissetare i fan.
Entrare all'interno di questa splendida palazzina, una residenza sabauda del Settecento ha riservato già le prime emozioni: questo enorme palazzo ti accoglie con una struttura circolare esterna che ricorda un po' l'abbraccio di piazza San Pietro a Roma. Il pubblico non è molto diverso da quello di Lucca e non di rado incontri padri e figli in una sorta di consegna del testimone delle proprie passioni. Il concerto ha ricalcato fondamentalmente quello del giorno prima, rispettando sia la scaletta che alcuni interventi dei musicisti quando hanno interagito col pubblico, tanto che in alcuni casi sembra che ci sia un copione da rispettare che comprende anche la classica “siete il miglior pubblico che abbiamo mai avuto”. Piccoli trucchi del mestiere che però non intaccano la validità di questo spettacolo.
Prima che la band di Nick Mason si prenda una pausa, sono attese una manciata di date fino al 13 luglio in Portogallo e la ripresa a fine settembre con il recupero delle date americane che si concluderanno agli inizi di novembre
Salutando il pubblico a fine concerto Mason ha concluso con la frase “Ci vedremo molto presto”, il che fa pensare a un ritorno in tour nel 2023, quando è certo un nuovo tour italiano anche di Roger Waters. Se confermate anche le famose voci di corridoio che anticipano di un tour in Italia per il 2023 anche di Gilmour, il pubblico italiano avrà la possibilità di assistere nell'arco di poco tempo agli spettacoli dei tre membri dei Pink Floyd ancora in vita.
Tempi duri per tutti quelli che ancora sognano in una sempre più improbabile reunion a nome Pink Floyd...