Francesco Guccini, la storia dell'album "Radici"

"Radici" di Francesco Guccini è stato pubblicato cinquant'anni fa, nell'ottobre del 1972.
1972: RADICI
Tracklist:
Radici
La locomotiva
Piccola città
Incontro
Canzone dei dodici mesi
Canzone della bambina portoghese
Il vecchio e il bambino
Parole e musica: Francesco Guccini
Etichetta: EMI
Durata: 40’ 44’’
Produttore: Pier Farri
Registrato nell’ottobre 1970 al Sax Record di via Borsieri a Milano
Arrangiamento: Pier Farri, Francesco Guccini e Vince Tempera
Copertina: foto d’epoca coi bisnonni di Francesco e i loro quattro figli.
Retro, foto di Oscar Goldoni.
Musicisti:
Francesco Guccini (voce, chitarra ritmica)
Ellade Bandini (batteria)
Deborah Kooperman (chitarra, banjo, flauto)
Gigi Rizzi (chitarra elettrica)
Ares Tavolazzi (basso)
Vince Tempera (tastiere)
Maurizio Vandelli (mellotron)
"Un'opera tra le più significative della canzone italiana degli anni ’70. Le liriche si fanno più articolate e ambiziose, sostenute da un linguaggio personalissimo che nel tempo diventerà inconfondibile in bilico tra ricordi familiari, malinconia e rabbia politica".
("Enciclopedia del rock", a cura di Gianluca Testani, novembre 2006)
C'è un prima e dopo "Radici", nella musica italiana. E ovviamente nel catalogo di Francesco, che per la prima volta spende anche il cognome, Guccini, dopo cinque anni di assestamento: da "Folk Beat n.1" del 1967 a "Due anni dopo" e "L'isola non trovata" del 1970, passando dall'anonimato di brani donati ai Nomadi - come "Dio è morto", "Noi non ci saremo" e "In morte di S.F." – o all'Equipe 84 ("Auschwitz") usciti con nomi di autori "presi in prestito" e poi ripresi e firmati dall'autore, finalmente iscritto alla Siae all'età di trent'anni.
Con "Radici" però cambia tutto, già dal titolo e dalla copertina dell'album, un ritorno alle origini del suo Appennino con lo scorrere del fiume Limentra che farà da sfondo a mezzo secolo di carriera, compreso un ricco e lodato catalogo letterario. Il folksinger Guccini, chitarra e vocione, trova anche nuove soluzioni stilistiche alla nostra canzone, viaggiando parallelo al pop progressive della Pfm nell'eponimo brano "Radici" e anticipando il futuro nella quasi new age "Canzone della bambina portoghese". Ma è con la ballata “due accordi in croce” della seconda traccia che Guccini bacia la sua immortalità, perché l'anacronistico fischio di ribellione di "La locomotiva" diventa il brano più cantato, suonato, storpiato e usurpato degli anni Settanta, con l'«aggravante» dell'anomala lunghezza e con Guccini che la riproporrà nei concerti per decenni, premurandosi di accelerarne vorticosamente il ritmo per evitare abbiocchi.
Ci sono poi due canzoni - "Piccola città" e "Incontro" - che diventano la cifra eterna della leggenda di Francesco Guccini, perché ci parlano di lui, nell'intimità, ci raccontano di quest'uomo fragile e potente nella sua malinconica ironia di cantastorie della vita, di narratore perfetto e perfido. Il montanaro anacoreta diventa così il più spassoso, credibile e confidenziale compagno di emozioni, quando ci racconta della sua Modena “bastarda”, delle frustrazioni sentimentali, delle chimere a stelle e strisce presto liquefatte, trasportandoci dentro la sua memoria in un quadro di nostalgia barocca, in un tramonto che “rosseggiava” la città a colorare un incontro disperatamente malinconico con una vecchia amica.
Ci sono poi il Guccini dotto e medievaleggiante della "Canzone dei dodici mesi", ispirata ai sonetti malefici di Folgòre da San Gimignano e l'apocalisse travestita da favola di "Il vecchio e il bambino", che chiude il trittico catastrofista avviato da "Noi non ci saremo" e proseguito da "L'atomica cinese".
Guccini scriverà altri capolavori - "Canzone delle situazioni differenti" (1974), "Canzone di notte n. 2" e "Canzone quasi d'amore" (1976), "Amerigo" (1978), "Scirocco" e "Signora Bovary" (1987), "Quello che non..." e "Canzone delle domande consuete" (1990), "Samantha" e "Farewell" (1993) ma quell'acerbo, sedizioso, quasi mistico "Radici" entra di diritto nei dieci album più importanti della nostra canzone.
Federico Pistone
Questo testo è tratto da "Tutto Guccini" di Federico Pistone, pubblicato da Arcana, per gentile concessione dell'autore e dell'editore. (C) 2020 Lit edizioni s.a.s.
