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Francesco Guccini, la storia di "Canzone dei dodici mesi"

L'album "Radici" sta per compiere 50 anni, lo rileggiamo canzone per canzone
Francesco Guccini, la storia di "Canzone dei dodici mesi"

"Radici" di Francesco Guccini è stato pubblicato cinquant'anni fa, nell'ottobre del 1972. Ripercorriamo l'album canzone per canzone, in ordine di tracklist.

Canzone dei dodici mesi

Sugli stipiti della Porta della Peschiera, lato nord della Cattedrale di Modena, si allungano i bassorilievi medievali del Ciclo dei Mesi. Contadini e nobili, ritratti durante le attività stagionali, da gennaio con il taglio delle setole sulla zampa di un maiale, fino a dicembre con i tronchi spaccati sotto i colpi dell’accetta. L’ispirazione è la Corona dei Mesi di Folgòre da San Gimignano (1270-1332), tredici sonetti (compreso il proemio) decisamente più dissacratori e perfidi di quelli quasi vellutati e perfino più “antichi” di Guccini.

Marzo secondo Folgòre: “Chiese non v’abbia mai né monastero / lassate predicar i preti-pazzi / c’hanno troppe bugie e poco vero”. Marzo secondo Guccini: "Riempi il bicchiere e con l’inverno butta la penitenza vana / L’ala del tempo batte troppo in fretta, la guardi è già lontana"
Maggio secondo Folgòre: “Pulzellette giovani e garzoni / baciarsi ne la bocca e ne le guance; d’amore e di goder vi si ragioni”. Maggio secondo Guccini: "Ben venga maggio e il gonfalone amico, ben venga primavera / Il nuovo amore getti via l’antico nell’ombra della sera"
Ottobre secondo Folgòre: “La sera per la sala andate a ballo / e bevete del mosto e inebriate”. Ottobre secondo Guccini: "Nei tini grassi come pance piene prepari mosto e ebbrezza".

A fare il verso a Folgòre ci aveva già pensato nel XIV secolo l’altro poeta toscano Cenne de la Chitarra con la "Risposta per contrari" ai "Sonetti de’ mesi" di Folgore di San Geminiano, ancora più caustico, farfallone e mangiapreti: “Tra voi signore sia un priete fero / che da nessun peccato vi dislazzi” (marzo); “Le genti vi sian nere e gavinose / e faccianvisi tante villanie, / che a Dio ed al mondo siano noiose” (giugno); “E chi ve mira sì se meravigli / vedendovi sì brutti e rabbuffati / tornando in Siena così bei fecengli” (dicembre).

In sette minuti Guccini piazza tre accordi e dodici strofe interrotte ogni tre dal ritornello.

O giorni, o mesi che andate sempre via
Sempre simile a voi è questa vita mia
Diverso tutti gli anni e tutti gli anni uguale
La mano di tarocchi che non vuoi mai giocare

Gli arrangiatori Pier Farri e Vince Tempera cercano di vivacizzare il brano inserendo un profluvio di strumenti e di swing, personalizzando, un po’ alla Vivaldi, ogni mese e ogni stagione. Il risultato finale è piuttosto greve, anche se resta il fascino di un esperimento folle e “impossibile”, con il coraggio e l’onestà di brindare “a Cenne e a Folgòre”.

Questo testo è tratto da "Tutto Guccini" di Federico Pistone, pubblicato da Arcana, per gentile concessione dell'autore e dell'editore. (C) 2020 Lit edizioni s.a.s.  

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