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Tears For Fears: i principali ricordi da sbloccare

Prima di ascoltare il loro nuovo album “The Tipping point” (in uscita il 25 febbraio) ricordiamo i motivi per cui non ci siamo dimenticati del duo pop inglese. 
Tears For Fears: i principali ricordi da sbloccare

La notizia è che il prossimo 25 febbraio uscirà “The Tipping point”. Tutti noi abbiamo più o meno chiare in testa le loro canzoni da “Mad world” a “Everybody wants to rule the world”, da “Shout” a “Sowing in the seed of love”, comunque una domanda nasce spontanea: Tears For Fears, dove eravamo rimasti?
Forse vale la pena fare qualche passo indietro e, come si dice oggi, accendere qualche ricordo.

“The Tipping Point” esce dopo quasi due decenni di pausa in studio: l'ultimo loro disco infatti è del 2004 e si intitolava "Everybody loves a happy ending", che a sua volta arrivò a nove anni di distanza dal precedente "Raoul and the kings of Spain”, quest'ultimo peraltro senza la presenza del bassista Curt Smith. Si tratta di dischi discreti ma senza le hit a cui ci avevano abituati in passato e quindi anche di scarso successo commerciale. 

L'età d'oro dei Tears for Fears 

È evidente quindi che quando parliamo di Tears for Fears ci riferiamo soprattutto al periodo dei loro tre album iniziali dal 1983 al 1990. Si tratta di tre dischi straordinari sia come qualità delle canzoni contenute sia come successo in tutto il mondo. 
Gli inglesi Roland Orzabal e Curt Smith da Bath danno vita al duo inserendosi perfettamente nel filone New Wave inglese: il loro primo disco “The Hurting” è puro electropop che alterna momenti dance (come il singolo “Change”) e brani dall'impatto melodrammatico come “Pale Shelter” e “Mad World”. Il successivo “Songs from the big Chair” (1985) amalgama i suoni elettronici a un impostazione e ad arrangiamenti più tradizionali per realizzare un successo globale grazie a singoli come “Shout” e “Everybody wants to rule the world”. 
Insomma, i Tears for Fears sono una di quelle band che forgia il suono degli anni '80, ma evidentemente per loro questo non è abbastanza e, in qualche modo, vogliono rendere omaggio anche alle tradizioni pop-rock e, in particolare, al suono beatlesiano psichedelico e alla black music. “The Seeds of love” (1989) è un lavoro che piace molto anche alla critica ché intravede uno spessore oltre alla grande capacità di scrivere canzoni pop: “Sowing in the seed of love”, “Woman in Chain”, “Advice from the young at heart” e la straordinaria “Badman's song” sono canzoni elaborate, intimiste e dagli arrangiamenti barocchi molto affascinanti. Seguono tour massacranti e uno sfaldamento della loro unione che culminò con la separazione, la quale fu imputata al macchinoso approccio alla produzione di Orzabal e al disgusto di Smith per il mondo della musica pop. 
Orzabal si prese il marchio Tears for Fears e realizzò due dischi “Elemental” (1993) e il già citato "Raoul and the kings of Spain” (1995) insieme ai compagni di viaggio Alain Griffiths e a Oleta Adams, che ebbe anche una discreta carriera da solista. 

Tour celebrativi, cover e lutti

Nel 2004 Orzabal e Smith decidono di riunirsi e incidere “Everybody Loves A Happy Ending” che spinge più sul loro lato beatlesiano, ma con poca convinzione. Nel frattempo però grazie anche all'uscita delle gold version dei loro primi dischi, molti giovani cantanti e, di conseguenza anche il pubblico più giovane, riscoprono le loro canzoni. “Mad world” nella versione di Gary Jules diventa il popolare leit motiv del film di culto “Donnie Darko”, Kanye West usa la loro minore “Memories Fade” contenuta nel primo album come interpolazione di “Coldest Winter” uno dei suoi pezzi più intensi contenuto in “808s & heartbreak” del 2008, Lorde pubblica una sua versione di “Everybody wants to rule the world” che diventa la canzone di punta della colonna sonora della saga “The Hunger Games”, The Weeknd utilizza il sample di “Pale Shelter” per un suo pezzo (“Secrets”). Tutto questo fa rialzare le azioni dei Tears for Fears che iniziano una serie di lunghi tour celebrativi, riempendo spazi come la O2 a Londra e un tour in USA insieme a Hall & Oates. 
Ma nel frattempo Orzabal deve anche sopportare la lunga agonia della moglie che muore nel 2017. Nel 2019 il loro tour passa anche in Italia, anche al Lucca Summer Festival (qui la recensione).
Ma, con il passare del tempo, il lutto che colpisce Orzabal in un certo senso riaccende il rapporto con Smith e, insieme a questo, anche la sua scrittura. I primi singoli che sono usciti a fine 2021 e inizio 2022 ci mostrano i Tears for Fears rinati con una nuova carica e una nuova vena di ispirazione. 

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