Angelo Branduardi, la storia di "Ballo in fa diesis minore"

ANGELO BRANDUARDI
Ballo in fa diesis minore
Anche la civiltà occidentale schiera i suoi sciamani. Sono i Benandanti, una setta religiosa medievale della Chiesa d'Aquileia che esegue danze e riti per evocare la pioggia nei campi, per guarire i malati o per convocare la morte e ballare con lei in una rappresentazione macabra e scaramantica. Si chiama “Schiarazula marazula”, dall'etimologia furlana sciarazz (canna) e marazz (finocchio), elementi fondamentali per le funzioni. Branduardi ha il merito di riscoprire questa tradizione cinquecentesca e riproporla con identica potente suggestione, arricchendola con un testo “staccato” dall'ancora più antico (1485) ciclo di affreschi sulla facciata esterna dell'Oratorio dei Disciplini di Clusone, piccolo centro della Val Seriana, capitale del jazz italiano. Sulla spaventosa immagine del Trionfo della morte con gli incontri dei tre vivi e dei tre morti, l'artista Giacomo Borlone de Buschis annota nelle pergamene arrotolate: “Gionto la morte piena de equaleza / sole voi ve volio e non vostra richeza / e digna sonto da portar corona perché signorezi ognia persona”.
I Branduardis adattano il testo, creando un girotondo lugubre tanto leggiadro quanto solenne e orrorifico.
Sono io la morte e porto corona
Io son di tutti voi signora e padrona
E così sono crudele, così forte sono e dura
Che non mi fermeranno le tue mura
La voce flessuosa di Branduardi si apre poi in un bridge che rivela il reale motivo della danza, quello di ingannare la morte, attraverso l'arte e la seduzione, e di neutralizzarla.
Sei l'ospite d'onore del ballo che per te suoniamo
Posa la falce e danza tondo a tondo
Il giro di una danza e poi un altro ancora
E tu del tempo non sei più signora
Più di vent'anni dopo, Branduardi si sdebita con quel patrimonio antico mirabilmente saccheggiato, aprendo la carrellata medievalista di FUTURO ANTICO II proprio con “Schiarazula marazula”, restituendo la collocazione originale al 1578.
“Ballata in fa diesis minore” apre coraggiosamente il fortunato LA PULCE D'ACQUA seguito da un altro straordinario “furto”, “Il ciliegio”, canto di Natale britannico del tardo Trecento che a sua volta si ispira alla Fuga in Egitto dal Vangelo secondo Matteo. È Giuseppe che racconta della sua vecchiaia, dell'incontro con Maria e della nascita di Gesù. Nell'originale inglese, cantato anche da mostri sacri come Peter, Paul and Mary, Joan Baez, Emmylou Harris e Judy Collins, “Giuseppe era un uomo anziano quando sposò Maria nella terra di Galilea”. Branduardi consegna alla ballata un arrangiamento elegantissimo dove spicca la chitarra di Maurizio Fabrizio, ma anche la voce e il testo che restituiscono un'originalità superiore a quella delle versioni anglofone.
Già ero vecchio e stanco per prenderla con me
Ma il vecchio giardiniere rinunciare come può
All'ultimo suo fiore se l'inverno viene già
Questo testo è tratto da "La musica che resta" di Federico Pistone, pubblicato da Arcana, per gentile concessione dell'autore e dell'editore. (C) 2020 Lit edizioni s.a.s.
