Amy Macdonald, una voce che scava dentro la propria anima

È una voce che scuote, capace di passare da momenti di calma, intensa e vibrante, alle vertigini di una scalata verso l’alto. Ci sono echi dei Cranberries, band della compianta Dolores O’Riordan, dei Travis, di Suzanne Vega e di Sinéad O’Connor: nel suo quinto album intitolato “The Human Demands”, Amy Macdonald racconta una serie di esperienze in modo viscerale: l’invecchiamento, i problemi di salute mentale, l’euforia, il desiderio, l’amore, ma anche la solitudine e la continua scoperta di sé, un viaggio che non ha mai fine. Per l’artista scozzese, classe 1987, questo progetto è quello più personale e autobiografico.
Macdonald è entrata nella scena musicale nel lontano 2007, quando debuttò con la hit “This Is the Life”. I tour mondiali, quattro album in Top 5 e diverse milioni di copie vendute, potrebbero far volgere lo sguardo verso altre priorità, allontanandosi da un’analisi meticolosa del proprio vissuto, ma per Amy non è così: non è mai sembrata così introspettiva, aperta e cruda come in questo suo nuovo album, che si illumina già partire dal singolo “The Hudson”. Le registrazioni per il nuovo progetto erano iniziate all’inizio di quest’anno con Jim Abbiss, già al lavoro con Arctic Monkeys, Kasabian, Tom Odell e Adele. Il risultato? Dieci canzoni caratterizzate da melodie orecchiabili e arrangiamenti pop-rock su cui si innesta la voce corposa di Macdonald, un vero marchio di fabbrica. I testi sono diretti e onesti, non puntano a giochi di parole o a dimensioni auliche, ma raccontano in modo schietto storie d’amore e sentimenti in cui è facile identificarsi. La canzone che dà il nome all’album è una riflessione sulla vita e sul dolore, “e in particolare sul fatto che quando non stiamo bene pretendiamo troppo da noi stessi”, ha spiegato Macdonald. Il brano racconta come la vita sia fatta di alti e bassi e sottolinea l’importanza del saper accettare i momenti negativi.
L’album si apre con “Fire”, una canzone intensa, che si agita come una fiamma. Nonostante la natura ottimistica di questa canzone, il sottofondo di vulnerabilità di Amy Macdonald è subito evidente. “Statues” è un brano apparentemente leggero, ma in realtà custodisce un testo nostalgico e onirico: “Ora i fiori di ciliegio stanno cadendo e le notti stanno arrivando”. “Crazy Shade of Blue” è ricco di sentimenti in modo viscerale mentre “The Hudson” è un omaggio che l’artista ha voluto offrire ai suoi genitori. In “Young Fire Old Flame” la cantautrice scozzese si mette a nudo: “Mentre mi abbottono il cappotto invernale, l’aria è gelata”. L’album si chiude con “Something in Nothing”, una canzone quasi mistica. Il conduttore all’interno di “The Human Demands” sono i sentimenti, la voglia di conoscersi a fondo e di riflettere sulle proprie debolezze, arrivando così ad accettarle. Questa ricerca si muove nel solco di una voce magica, una guida emozionante che conduce dentro la forza e la fragilità della stessa cantautrice.