L'educazione torinese di Max Casacci

A Torino, nel 1996, si formano i Subsonica. Nel maggio dell'anno seguente esce il loro primo album, "Subsonica". Nel disco il rock si fonde con l'elettronica, una miscela che si rivelerà esplosiva. Poi accade che vengono chiamati da Antonella Ruggiero per registrare una nuova versione di "Per un'ora d'amore", primo successo dei Matia Bazar del 1975. A distanza di oltre venti anni, la canzone incontra nuovamente i favori del pubblico. Una bella vetrina per la band torinese che da lì spicco il volo e che il prossimo anno, nel 2021, se la matematica non è un'opinione, festeggerà le nozze d'argento. La band oggi è formata da Samuel (voce), Boosta (tastiere), Ninja (batteria), Vicio che è subentrato nel 1999 a Pierfunk (basso) e Max Casacci (chitarra).
Max, all'anagrafe Massimiliano, non è solo un chitarrista è anche un produttore (sono decine i dischi sui quali ha lavorato), un autore e altre cose ancora. Ed è stato molte cose anche prima di fondare i Subsonica. All'epoca in cui la band mosse i primi passi aveva da poco superato la trentina – è nato infatti l'11 ottobre 1963, auguri! – e si era lasciato alle spalle una buona esperienza di tutt'altro genere musicale con gli Africa Unite, al tempo la reggae band più importante in Italia. Quattro anni, dal 1991 al 1995, un paio di album "Babilonia e poesia" (il primo cantato dalla band di Pinerolo interamente in italiano) e "Un sole che brucia".
Ma prima di Subsonica e Africa Unite. Prima ancora di provare l'emozione del riconoscimento da parte del pubblico (e anche della critica) della bontà del suo lavoro, Max, intorno alla metà degli anni Ottanta, militò nei Deafear. Una band che forse rimase più o meno circoscritta alla realtà del capoluogo piemontese ma che, come ogni passaggio di formazione personale che si rispetti, ha avuto una certa importanza. I suoni del gruppo sono quelli di una new wave piuttosto dark che avevano buona dignità e diffusione in quegli anni.
I suoi primi approcci musicali sono legati alla new wave generata dalle ceneri di certo punk, segnatamente nei primissimi anni Ottanta quando il diciottenne Max milita nei Carmody. E' sulla scena di quella Torino che sarà fucina di più di un esperimento che ha inizio e si forma la storia di Max Casacci.