Sono tornati i Greta Van Fleet

L'anno scorso dei Greta Van Fleet si è parlato davvero moltissimo. Nel bene: il loro album d'esordio “Anthem of the Peaceful Army” (leggi qui la nostra recensione) ha ricevuto larghi consensi di critica e pubblico e per i ragazzi del Michigan si sono usate definizioni come 'futuro del rock'. Nel male: in molti hanno avanzato l'ipotesi che fossero talmente simili ai Led Zeppelin, partendo dalla voce del cantante Josh Kiszka, che alle loro spalle ci fosse una certa strategia.
Tanto se ne è parlato nel 2019, quanto – fors'anche complice la pandemia - se ne è taciuto nel 2020. Almeno fino ad oggi, perché i ragazzi sono tornati con un nuovo singolo, “My Way, Soon”. Il loro silenzio durava da circa un anno, dall'uscita di "Always There", brano inserito nella colonna sonora di 'A Million Little Pieces' diretto dal regista Sam Taylor-Johnson.
Su “My Way, Soon”, un comunicato stampa riporta la seguente dichiarazione di Josh Kiszka: "Questa canzone è stata ispirata da tutte le porte che tre anni di tour ci hanno aperto. È la mia verità, quello che sento riguardo tutti i nostri viaggi, ma so che si tratta delle stesse esperienze e cambio di prospettive anche per Jake, Sam e Danny”. A quanto è dato sapere il nuovo singolo fa storia a sé e non è legato alla pubblicazione di un nuovo album.

Daniel Wagner, il batterista, ha spiegato: “La nostra definizione di ‘normale’ si è ampliata molto nel corso degli ultimi due anni, e ha ci influenzato come musicisti, specialmente nella scrittura e nella registrazione di questo nuovo album. Abbiamo realizzato che, mentre stavamo crescendo, ci siamo dovuti proteggere da tante cose, di cui eravamo all’oscuro. Quando siamo stati gettati dentro questo mondo immenso, inizialmente è stato un po’ uno shock culturale”.
“Abbiamo visto come le persone vivono in diverse parti del mondo”, ha aggiunto Samuel Kiszka, “e abbiamo sviluppato un rispetto reale per le differenti culture e genti. Siamo passati dal guidare lungo un’autostrada per esibirci e vedere baraccopoli senza fine a San Paolo in Brasile, a suonare in alcuni dei posti più ricchi della Terra”.
Chiude infine il chitarrista Jake Kiszka: “Abbiamo visto tantissimo – culture, persone e tradizioni tutte differenti – ma abbiamo capito anche quanto noi siamo simili a queste società così lontane da noi. Mi ha sorpreso constatare quanto siamo vicini in questo senso”.