Pearl Jam, “Gigaton”: la storia di “Whoever said”
È finalmente arrivato “Gigaton”, il nuovo album dei Pearl Jam. E’ il primo lavoro della band da sei anni e mezzo, ed è il più a fuoco da molto tempo a questa parte: un disco che unsice la sperimentazione al classico suono del gruppo di Seattle, rinfrescato dalla presenza di un nuovo produttore, Josh Evans (qua la nostra intervista) .12 canzoni che vanno dal rock alle ballate, con testi incredibilmente attuali, che parlano di resistenza in un mondo impazzito.
A partire da oggi Rockol vi accompagna ogni giorno con il racconto di ogni canzone dell’album, mentre qua trovate lo speciale di Rockol a "Gigaton". Qua invece la recensione completa del disco.
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Partiamo da “Whoever Said”: un inizio perfetto.
Parte come un rocker dritto, chitarre pulite e voce intensa: “Who ever said it’s all been said gave up on satisfaction”. Poi rallenta, con un inciso in cui la voce di Vedder si fa più emotiva:
“Home is where the broken heart is
Home is where every scar is
(...)
“Swallow my pencil and bleed out my pen
surrender the wish we’ll be together again
But I won’t give up on satisfaction
Poi cambia ritmo di nuovo, poi riparte ancora.
Una canzone scritta da Vedder, che musicalmente ricorda “Marker in the sand” (2006) per i cambi di ritmo. Ed un testo che introduce i temi del disco: reagire ai tempi che corrono, non lasciarsi andare. Sono i Pearl Jam, iper riconoscibili e intensi come sempre, ma guardano avanti.