La sera in cui Bruce Springsteen diventò “Il futuro del rock ’n’ roll"

“Ho visto il futuro del rock ‘n’ roll e il suo nome è Bruce Springsteen”.
E' una delle frasi più famose della musica contemporanea: venne scritta da un giovane giornalista, Jon Landau, il 22 maggio del 1974, su una rivista di Boston. Landau aveva già scritto di Springsteen su Rolling Stone, ma non aveva avuto dubbi, recensendo il concerto del 9 maggio all'Harvard Square Theater di Cambridge Massachussets. Quello era il rock.
Il Boss, dal canto suo, conosceva già Landau; aveva letto la sua recensione di “The wild, the innocent & the E street Shuffle”. I due diventarono amici, dopo quel concerto. Poco dopo Springsteen, in difficoltà, chiese consiglio al giornalista: era in sala d’incisione e non riusciva a venire a capo del nuovo album. Landau aiutò Springsteen a concludere il suo capolavoro, “Born to run”, in un momento in cui rischiava di essere scaricato dalla sua casa discografica, la CBS, per i deludenti risultati dei dischi precedenti. Springsteen chiese a Landau di diventare il suo manager, ruolo che ricopre tutt’ora.

Il futuro del rock ’n’ roll era diventato il presente. Come dice Eileen Chapman, direttore del Bruce Springsteen Archives and Center for American Music della Monmouth University: “Quella del 9 maggio 1974 è stata la notte in cui Bruce non era più il nuovo Bob Dylan, ma è diventato Bruce Springsteen".
Springsteen non doveva neanche suonare, a quel concerto. Fu il fotografo Barry Schneier, che lo aveva già visto dal vivo, a suggerire il suo nome agli organizzatori. Il Boss aprì la serata per Bonnie Raitt, che originariamente doveva suonare da sola.

