Donald Trump sulla tragedia al Bataclan: 'Se il pubblico fosse stato armato sarebbe andata diversamente'

La tesi è la stessa che propose a suo tempo - e non senza polemiche - Jesse Hughes (nella foto), il frontman degli Eagles of Death Metal, la band che quella tragica sera del 13 novembre 2015 stava suonando sul palco del Bataclan, storica sala da concerti parigina, quando un commando di terroristi affiliati al sedicente stato islamico fece una strage uccidendo 89 spettatori tra i quali anche la nostra connazionale Valeria Solesin. Questa volta, però, a esporla è stato nientemeno che il presidente in carica degli Stati Uniti Donald Trump.
Intervenendo a un convegno della National Rifle Association, la potente lobby dei costruttori di armi statunitensi - alla quale l'attuale inquilino della Casa Bianca non ha mai fatto mancare il proprio sostegno, senza tra l'altro mai farne mistero, Trump ha dichiarato: "Se un impiegato, o anche solo un cliente avesse avuto un’arma, o se uno di voi tra il pubblico fosse stato lì con una pistola, i terroristi sarebbero fuggiti. E sarebbe stata una storia diversa".
L'esternazione del presidente americano è stata accolta in modo decisamente critico oltralpe: se la reazione di Emmanuel Domenach, uno dei sopravvissuti alla strage oggi vicepresidente dell'associazione "13 novembre: Fraternité et Verité", è da considerarsi sanguigna ma poco istituzionale ("Caro Trump, vai a fare un culo. Se vuoi usa pure una pistola", ha scritto sul proprio canale Twitter), quella di François Hollande, all'epoca del massacro presidente, è senz'altro politicamente più pesante: "Le frasi vergognose e le moine oscene di Donald Trump la dicono lunga su quel che pensa della Francia e dei suoi valori", ha dichiarato - riferisce l'edizione online del Corriere della Sera - l'ex inquilino dell'Eliseo, mentre il ministro dell’Economia di Parigi Bruno Le Maire ha chiesto alla Casa Bianca le scuse ufficiali.