Non sono in molti a sapere che Eric Clapton, amico di artisti afroamericani come Jimi Hendrix e B.B. King che alla musica forgiata dalla popolazione deportata dall'Africa nel Delta del Mississippi dalla seconda metà dell'Ottocento in poi - il blues - deve vita e carriera, in passato ha sostenuto le posizione razziste del Fronte Nazionale Britannico, partito di estrema destra dichiaratamente neofascista.
La leggenda delle sei corde si è trovata a fare i conti col suo scomodo passato qualche giorno fa a Londra in occasione di una proiezione per la stampa del documentario "Life in 12 bars", lungometraggio che racconta vita e opere di Slowhand. Nell'opera sono incluse anche le testimonianze risalenti al 1976, quando - in occasione di un concerto a Birmingham - il chitarrista annunciò dal palco il proprio sostegno al Fronte Nazionale Britannico, abbandonandosi a dichiarazioni razziste e omofobe. Proprio dopo aver guardato quelle immagini Clapton, alla platea di giornalisti invitati alla proiezione, ha spiegato: "Mi vergogno così tanto per quello che ero, una specie di semi-razzista. E non ha nessun senso, perché metà dei miei amici sono neri, ho avuto relazioni con donne nere e mi sono ispirato alla musica nera".
Atteso per quella che potrebbe essere una delle sue ultime apparizioni pubbliche con la chitarra al British Summer Time Festival di Hyde Park, Londra, il prossimo luglio, la leggenda rock-blues britannica ha confessato pochi giorni fa di soffrire di acufene, disturbo piuttosto comune tra i musicisti che operino professionalmente in ambiti che richiedano amplificazione: "Sono preoccupato riguardo all’essere entrato nei miei 70 e alla possibilità di essere efficiente. Intendo dire, sto diventando sordo", ha spiegato l'artista, che comunque si è detto pronto ad affrontare i suoi prossimi impegni dal vivo.