Prima di Fabri Fibra e Marracash, di Gué Pequeno e Salmo c’è stato Lou X. Rapper abruzzese figlio della stagione dell’hardcore rap americano di N.W.A. e Public Enemy, non conosce scorciatoie, né ammiccamenti pop. È un po’ un marziano, si autodefinisce “cafone”, gira con la sua crew chiamata Costa Nostra. Fa rap politicizzato, mette in fila rime forti, racconta storie di strada senza compiacimento. Il suo terzo album “La realtà, la lealtà e lo scontro” è il più singolare della sua storia e rappresenta al tempo stesso un addio. Non pubblicherà più dischi, sparendo dalle scene senza fornire alcuna spiegazione nel momento in cui il rap sta diventando un genere popolare.
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Nel 1998, l’anno in cui viene pubblicato “La realtà, la lealtà e lo scontro”, la scena musicale italiana è radicalmente diversa da quella attuale. Ci sono le posse politicizzate, ci sono i rapper che copiano lo stile degli americani, c’è chi come Articolo 31 e Frankie Hi-NRG ha portato il rap al grande pubblico, ma il boom del genere è di là a venire.
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