
Ecco l’antidoto alla retromania. Nel secondo album, che è uscito in corrispondenza di un tour italiano che li ha visti suonare anche in apertura dei Depeche Mode, gli Algiers usano suoni, atmosfere, riferimenti storici appartenenti al passato per costruire un mondo sonoro personalissimo, per raccontare la realtà con toni apocalittici. Sono intensi e oscuri e appassionati. Mettono paura.
Questo è un disco di fantasmi. Spettri provenienti dal passato s’aggirano per le canzoni di “The underside of power”. Sono i caduti nelle battaglie di libertà che tornano per ricordarci l’audacia, il coraggio, il sacrificio a cui ci sottraiamo. Sono le vittime innocenti che reclamano giustizia. Sono un monito per il presente. Il secondo album degli Algiers mette assieme immaginario biblico e dottrina marxista, rabbia e compassione. È un ritratto digitale della società in cui viviamo, la colonna sonora di un incubo in cui chi ha il potere manovra l’informazione, manipola la realtà, soffoca il dissenso.