Su "La Repubblica", Gualtiero Peirce intervista Ennio Morricone, presidente della giuria di qualità che quest'anno, insieme ai voti "popolari", deciderà il vincitore del Festival.
«Maestro, dicono che sarà il presidente della giuria di Sanremo...
"È vero. Me l'avevano già chiesto in passato e avevo rifiutato. Ma stavolta mi ha telefonato prima il direttore generale, Celli. Poi il presidente Zaccaria. E ho accettato. Presiederò la giuria di qualità".
Che però quest'anno stabilirà insieme alla giuria "popolare" il vincitore del festival...
"Ah, non lo sapevo...".
Ha già pensato a come giudicherà i brani? Lei è famoso per le sue colonne sonore, ma la musica che ama comporre è colta, sperimentale.
"Ho fatto per anni l'arrangiatore di canzoni, quindi le conosco bene. E non le disprezzo: ho anche fatto il direttore d'orchestra a Sanremo, quando c'erano Paul Anka e Gino Paoli. Diciamo che ci sono quelle belle e quelle brutte".
E quelle brutte quali sono?
"Sono quelle facili. Quelle che cercano in tutti i modi una parte musicale orecchiabile: è troppo facile inventare frasi musicali brevissime che possano essere ricordate. Così si diventa banali. Le canzoni brutte sono queste: sono quelle che non riescono a essere veramente originali".
Le belle?
"Io cercherò di fare un'analisi musicale dei brani. Un cantante può far diventare molto bella una canzone mediocre. Perciò giudicherò le canzoni di Sanremo a prescindere da chi le interpreta. Questo deve essere molto chiaro: starò molto attento agli effetti dell'interpretazione sul brano, separando distintamente le due cose. Per i testi potrò contare sulla presenza importantissima di Fernanda Pivano".
Ci dia un'idea del suo metro di valutazione: qual è la migliore canzone della storia di Sanremo?
"Quella di Celentano: "Il ragazzo della via Gluck". Bellissima. E infatti fu eliminata".
E la migliore della nostra storia?
"Una non è possibile indicarla. Mi viene in mente "Il cielo in una stanza", ma anche alcune cose di Baglioni, Venditti. E Dalla. Ma un brano fondamentale è stato "Volare", ha interrotto un momento di stasi della musica italiana. E da lì è iniziata una fase felicissima"».
"È vero. Me l'avevano già chiesto in passato e avevo rifiutato. Ma stavolta mi ha telefonato prima il direttore generale, Celli. Poi il presidente Zaccaria. E ho accettato. Presiederò la giuria di qualità".
Che però quest'anno stabilirà insieme alla giuria "popolare" il vincitore del festival...
"Ah, non lo sapevo...".
Ha già pensato a come giudicherà i brani? Lei è famoso per le sue colonne sonore, ma la musica che ama comporre è colta, sperimentale.
"Ho fatto per anni l'arrangiatore di canzoni, quindi le conosco bene. E non le disprezzo: ho anche fatto il direttore d'orchestra a Sanremo, quando c'erano Paul Anka e Gino Paoli. Diciamo che ci sono quelle belle e quelle brutte".
E quelle brutte quali sono?
"Sono quelle facili. Quelle che cercano in tutti i modi una parte musicale orecchiabile: è troppo facile inventare frasi musicali brevissime che possano essere ricordate. Così si diventa banali. Le canzoni brutte sono queste: sono quelle che non riescono a essere veramente originali".
Le belle?
"Io cercherò di fare un'analisi musicale dei brani. Un cantante può far diventare molto bella una canzone mediocre. Perciò giudicherò le canzoni di Sanremo a prescindere da chi le interpreta. Questo deve essere molto chiaro: starò molto attento agli effetti dell'interpretazione sul brano, separando distintamente le due cose. Per i testi potrò contare sulla presenza importantissima di Fernanda Pivano".
Ci dia un'idea del suo metro di valutazione: qual è la migliore canzone della storia di Sanremo?
"Quella di Celentano: "Il ragazzo della via Gluck". Bellissima. E infatti fu eliminata".
E la migliore della nostra storia?
"Una non è possibile indicarla. Mi viene in mente "Il cielo in una stanza", ma anche alcune cose di Baglioni, Venditti. E Dalla. Ma un brano fondamentale è stato "Volare", ha interrotto un momento di stasi della musica italiana. E da lì è iniziata una fase felicissima"».
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