Underworld, intervista a Karl Hyde: tutto sul nuovo album "Barbara, Barbara, we face a shining future"
Abbiamo incontrato Kark Hyde, in pratica il 50% del duo electro britannico Underworld (in attività dal 1980), a Londra: il motivo del meeting era parlare del nuovo disco in uscita: "Barbara, Barbara, we face a shining future" e del percorso che ha portato alla sua nascita (l'album esce il 18 marzo per caroline international/Universal e arriva a ben sei anni dal precedente "Barking"). Peraltro "Barbara, Barbara, we face a shining future" è stato co-prodotto da High contrast - che già aveva lavorato con il duo al disco precedente.
Ecco cosa Hyde ci ha raccontato...
Sono passati sei anni da "Barking", ma il nuovo lavoro è nato ed è stato inciso in un periodo molto ristretto, di pochi mesi. Come vi siete "ritrovati"?
Siamo stati lontani per molto tempo, facendo dischi solisti o con altre persone: tutte esperienze rigeneranti. E' importante, dopo essere stati insieme per tanto tempo, trovare qualcosa che ti dia nuove energie e ti rinfranchi.
Avete mai accarezzato l'idea di chiudere l'esperienza Underworld, in questi anni?
Abbiamo sempre avuto un'idea molto semplice sul fatto di scioglierci: che non lo avremmo mai fatto. Anche se ci odiassimo, non ci scioglieremmo. Poi le divergenze e i problemi si superano e si inizia a vedere il lato buono delle cose. Inizi a rilassarti e a divertirti.
In pratica, come avete organizzato il lavoro, per le session del nuovo disco?
Io non riesco a lavorare fino a tardi, divento pazzo. Mi alzo alle 6 e verso le 7-7:30 sono in un caffé, dove scrivo per un'ora ogni giorno. Tengo il mio diario, che metto online ogni giorno da 16 anni. Poi faccio una foto di qualcosa che mi colpisce e quello è il mio ricordo del giorno. Rick ed io iniziamo a lavorare verso le 10 e lavoriamo fino alle 4 o le 5 e poi basta. Ci vedevamo un paio di volte a settimana.
Avete assemblato molti brani, durante il periodo di scrittura?
Alla fine avevamo circa 50 pezzi. [...] Rick poi ha avuto il compito di selezionare il materiale fra tutto ciò che avevamo registrato. Io dal canto mio ho lavorato su alcune cose per conto mio. [...] Cambiavamo di continuo il disco, lo ascoltavamo nel tour bus e ci divertivamo a cambiare la sequenza dei brani.
A livello di testi, come descriveresti l'album?
Mi piace come la gente interpreta i nostri testi e di solito dà significati migliori di quelli che pensavamo Rick ed io. [...] Per questo disco abbiamo deciso di non avere delle storie da raccontare e ho scelto di scrivere e lasciare che le immagini fluissero da sole, per vedere cosa sarebbe accaduto.
E' molto interessante l'approccio all'incisione che avete adottato: ce ne parli?
Noi facciamo parte di quel movimento di artisti che cerca di distanziarsi da tecnologia come computer, plugin o sintetizzatori software. Abbiamo fatto tutto praticamente a moduli. Io attaccavo le mie chitarre con un po' di effetti folli, magari pedali che avevo comprato la sera prima, tutto finiva in un laptop e stop. Era tutto irripetibile.
Vendere dischi è un aspetto non secondario ancora oggi... ma vi interessa il modo in cui i fan fruiscono della vostra musica?
Quello che mi piace molto è che in Inghilterra abbiamo una florida cultura musicale. Ci sono Spotify, i download, i cd e un grande ritorno del vinile - cosa che ci ha fatto propendere per fare un disco che si adatti anche al formato vinilico. E sappiamo che se ci avanza del materiale possiamo sempre pubblicare un altro album, invece di attendere due ani. Perché sottostare agli standard dell'industria? Noi siamo artisti! Facciamo le cose quando ci vengono... perché ce ne dimentichiamo?
Oltre alla partecipazione al festival di Coachella, avete altri appuntamenti del genere per la prossima estate?
Sicuro: abbiamo molte date in festival di tutto il modno che non sono ancora state annunciate. Abbiamo molti concerti fino alla fine dell'anno e Rick ed io non faremo nessuna vacanza!