
Visto dal divano di casa, come non mi capitava da trentasette anni (il primo che ho seguito da Sanremo risale al 1979, e da allora non ne avevo mancato uno) il Festival è diverso. E forse migliore. O peggiore, non so – comunque un conto è guardarlo dalla sala stampa, un po’ lavorando un po’ badando alle chiacchiere dei colleghi e approfittando delle pubblicità per uscire a fumare, un conto vederlo seduti comodi e fumando quando ti pare.
Quindi, quella di stasera è stata un’esperienza curiosa. Della prima serata ciò che mi ha colpito di più è stata la sequenza iniziale, quella con il montaggio di tutte le canzoni vincitrici del Festival dal 1951 al 2015. Non un’idea rivoluzionaria, ma un gesto carino per ricordare chi ha fatto la storia della manifestazione. Due appunti: primo, con cinque serate a disposizione si sarebbero potute presentare 13 canzoni vincitrici per serata, per cinque serate consecutive, e magari ascoltare qualche secondo di più di ogni canzone. Secondo, e qui torno a una mia fissazione: ci voleva molto, dai, a scrivere sullo schermo oltre a interprete e titolo della canzone anche i nomi degli autori della canzone? E quando si è saputo che questa cosa sarebbe stata fatta, perché non si è chiesto di dare visibilità anche ai nomi degli autori delle canzoni? Io non so a chi dovrebbe toccare questo compito, di pressione e di sensibilizzazione, e non voglio più fare nomi e sigle perché poi c’è chi si offende: ma trovo irrispettoso che non sia stato fatto. Una bella occasione perduta. Peccato.
(Franco Zanetti)