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“Lotus” contiene due cover, alcuni brani “storici” del repertorio della cantante e alcuni brani nuovi, tutti incisi (o re-incisi) in chiave acustico-minimalista. “Questo disco non è un punto sul passato, è impossibile dopo solo tre dischi. Semplicemente”, ha spiegato Elisa nella presentazione, svoltasi oggi a Milano, alle Officine Meccaniche di Mauro Pagani dove il disco è stato registrato, “mi sono resa conto che la mia musica ha due anime, una più delicata e una più energica. Così ho preso le mie canzoni più delicate, e le ho messe assieme ad altre che mi piacevano. Alcune erano mie e inedite, altre di mostri sacri come 'Hallelujah' di Leonard Cohen nella versione di Jeff Buckley e 'Femme fatale' dei Velvet Underground, che considero dei tributi. Le ho incise in modo personale, cercando solo un altro sguardo su alcune canzoni”.
“Lotus” arriva infatti dopo tre dischi di studio, ed è stato prodotto per la prima volta senza Corrado Rustici, mentore della cantante fin dagli inizi. “Questa volta è stato un lavoro di squadra: l'ho prodotto io insieme a Pasquale Minieri, ma ci abbiamo lavorato tutti insieme, con il mio gruppo, i fonici… Con Corrado era diverso. Io ero una bambina e lui era il gigante che sosteneva tutta la montagna. Solo su 'Then comes the sun' i nostri ruoli erano un po' più paritari”.
Il disco unisce brani in italiano come quella “Luce (Tramonti a Nord Est)” che trionfò a Sanremo e “Almeno tu nell'universo” ad altri ovviamente in inglese. Inevitabile, quindi l'ennesima riproposizione della domanda: a quando un disco tutti nella tua lingua? “Se uno ama incondizionatamente il fare una cosa, non pensa alle conseguenze. Questo è per me scrivere e cantare in inglese: mi piace farlo, mi viene naturale. Mi piacerebbe scrivere e cantare in italiano, ma ora non mi viene da farlo…”.
Il disco ha un titolo e una copertina che richiama il fiore del loto, nella tradizione induista sorgente di vita. E nasce proprio dall'iconografia, da alcune foto che hanno ispirato la cantante, che sono incluse nel libretto e che faranno da sfondo al tour, in partenza dal 1° dicembre a Udine e in giro per i teatri di Italia fino a febbraio. Il prossimo progetto, per la cantante, è quello di un disco dedicato all'anima rock della musica di Elisa, che faccia da contraltare a “Lotus”.
                    
                    
                                            “Lotus” contiene due cover, alcuni brani “storici” del repertorio della cantante e alcuni brani nuovi, tutti incisi (o re-incisi) in chiave acustico-minimalista. “Questo disco non è un punto sul passato, è impossibile dopo solo tre dischi. Semplicemente”, ha spiegato Elisa nella presentazione, svoltasi oggi a Milano, alle Officine Meccaniche di Mauro Pagani dove il disco è stato registrato, “mi sono resa conto che la mia musica ha due anime, una più delicata e una più energica. Così ho preso le mie canzoni più delicate, e le ho messe assieme ad altre che mi piacevano. Alcune erano mie e inedite, altre di mostri sacri come 'Hallelujah' di Leonard Cohen nella versione di Jeff Buckley e 'Femme fatale' dei Velvet Underground, che considero dei tributi. Le ho incise in modo personale, cercando solo un altro sguardo su alcune canzoni”.
“Lotus” arriva infatti dopo tre dischi di studio, ed è stato prodotto per la prima volta senza Corrado Rustici, mentore della cantante fin dagli inizi. “Questa volta è stato un lavoro di squadra: l'ho prodotto io insieme a Pasquale Minieri, ma ci abbiamo lavorato tutti insieme, con il mio gruppo, i fonici… Con Corrado era diverso. Io ero una bambina e lui era il gigante che sosteneva tutta la montagna. Solo su 'Then comes the sun' i nostri ruoli erano un po' più paritari”.
Il disco unisce brani in italiano come quella “Luce (Tramonti a Nord Est)” che trionfò a Sanremo e “Almeno tu nell'universo” ad altri ovviamente in inglese. Inevitabile, quindi l'ennesima riproposizione della domanda: a quando un disco tutti nella tua lingua? “Se uno ama incondizionatamente il fare una cosa, non pensa alle conseguenze. Questo è per me scrivere e cantare in inglese: mi piace farlo, mi viene naturale. Mi piacerebbe scrivere e cantare in italiano, ma ora non mi viene da farlo…”.
Il disco ha un titolo e una copertina che richiama il fiore del loto, nella tradizione induista sorgente di vita. E nasce proprio dall'iconografia, da alcune foto che hanno ispirato la cantante, che sono incluse nel libretto e che faranno da sfondo al tour, in partenza dal 1° dicembre a Udine e in giro per i teatri di Italia fino a febbraio. Il prossimo progetto, per la cantante, è quello di un disco dedicato all'anima rock della musica di Elisa, che faccia da contraltare a “Lotus”.
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